Maria Laura Giovagnini, Io Donna 8/6/2013, 8 giugno 2013
LUISA RANIERI: IO, LUCA E IL MIO AVATAR
Un avatar? «Sì, proprio un avatar». Luisa Ranieri è divertita: sarà la prima attrice europea con un doppio digitale, realizzato in Francia. In pratica: potrà girare contemporaneamente due film. «All’inizio ero sospettosa: perché cercate me? Chevvefrega? Della serie: teniamo alta l’autostima... Poi mi hanno convinta: per lanciare questa tecnologia, volevano un volto “transnazionale”, che funzionasse dalla Grecia all’Inghilterra. Oltralpe non ho l’etichetta della napoletana ».
Un avatar, in verità, le farebbe comodo subito: c’è l’intervista da fare, ma di là Emma strepita («Ha 23 mesi, le stiamo togliendo il ciuccio: si sfiora la tragedia!»). E le sarebbe utile per tutta l’estate: sarà sul set di Allacciate le cinture di Ferzan Ozpetek («Un ruolo piccolo: la single accalappiauomini») e di Maldamore di Angelo Longoni, commedia su matrimoni & tradimenti con il marito Luca Zingaretti, Ambra Angiolini e Alessio Boni. Infine, una fiction: Il giudice meschino di Carlo Carlei, sempre col consorte. «È la storia di un magistrato indolente e donnaiolo che, dopo l’uccisione del miglior amico, ha una svolta, diventa un eroe. Ci tengo molto: è una di quelle pellicole di impegno civile che ti invitano a non voltare la faccia. Non amo prendere posizioni a favore di singoli politici (non ha cambiato idea neppure per l’elezione del cognato, Nicola Zingaretti, alla Regione Lazio, ndr), ma nelle battaglie per le grandi cause - come è stato Se non ora, quando - io ci sono, da brava idealista».
Due film con Luca. Dopo Cefalonia (il set “galeotto”, nel 2005) diceva che non ci avrebbe più lavorato.
Temevo di diventare solo “la moglie di...”. Oggi invece penso di non dover dimostrare niente. E me ne infischio.
Sicura? Ha appena accennato a un problema di autostima.
Non nego che sia una cosa su cui devo “lavorare” in continuazione...
Si sa spiegare il perché?
Di sicuro ha a che vedere con l’essere cresciuta senza papà. Mio padre era un tipo assente anche quando stava con noi - una persona con grandi difficoltà emotive - e comunque se ne è andato via di casa presto, lasciando me e i miei due fratelli soli con mamma. Come insegna la psicoanalisi, le figlie femmine hanno particolare bisogno di uno sguardo benevolo paterno.
È riuscita a riconciliarsi con lui?
È mancato quando avevo 25 anni, ma ho fatto in tempo. Se non fosse così, non mi sarei scelta il marito che mi sono scelta. In che senso? Ho smesso di stare con uomini che riproponevano dinamiche malsane.
Oddio, Luca ha 12 anni più di lei: parrebbe proprio il classico “sostituto paterno”.
Vero, però chi lo conosce sa che ha una grande solidità, ma anche una grande follia. Per alcuni aspetti è un bambino, il fanciullo artista che è in lui è evidente e possiede pure una parte “femminile” (per quanto equilibrata). È famoso per ruoli quasi da macho, eppure nella vita è l’amico, il compagno. Padre decisamente no. Anzi: grazie a lui sono cresciuta.
Scendiamo in dettaglio.
Prima, in effetti, cercavo un appoggio - malgrado gli anni d’analisi junghiana. Luca mi “bastonava”: «Voglio un rapporto con una donna adulta». Però ha sempre riconosciuto i miei “superpoteri”, mi chiama “streghetta” per le intuizioni un po’ irrazionali. Se deve prendere qualche decisione mi chiede: «Ahò, come te la senti?».
A proposito, com’è vivere con un sex symbol? La gelosia è in perenne agguato?
No! Quando andiamo in giro - ci è capitato persino in Australia, in Argentina - lo riconoscono e io sono contenta. Quando le donne lo assaltano, poi, c’è davvero da ridere. Mi fa: «Tu avresti mai pensato che uno pelato, un po’ tozzo e bassino acchiappasse tanto? Potere della tv, non sarebbe successo con un altro mestiere. Non sono mica Raoul Bova o Johnny Depp!». Ma il carisma è più importante della bellezza. O almeno, a me quelli belli non piacciono. Ho avuto uomini bellissimi e non sono certo stati le passioni della mia vita.
Promosso come marito. E come padre?
Giusto ieri sono stata dal pediatra. Si è complimentato: «Siete bravi, questa bambina sta crescendo benissimo!». Emma è tutta coccolona col suo papà: quando li guardo insieme, quasi mi si spezza il cuore. Mi viene fuori il melodramma napoletano. Ed è allegra, solare, a differenza mia: ero timida, non parlavo neppure bene.
Che problemi aveva?
Ero leggermente dislessica, non riuscivo a pronunciare alcune parole. Sono dovuta andare dalla logopedista.
E per vincere la timidezza, quali “terapie” ha seguito?
Ho iniziato il teatro. Mi ero iscritta a Giurisprudenza, ma non riuscivo a sostenere gli esami. Una mia amica mi ha proposto di seguire un corso di recitazione: è nato come gioco. Al primo spettacolo credevo di morire. A poco a poco ci ho preso gusto, è arrivata la pubblicità (nel 2001 il celebre «Anto’, fa caldo», ndr), mi sono trasferita a Roma.
E nel 2004 ecco Michelangelo Antonioni, con Eros.
A quel punto non potevo più tirarmi indietro, benché restassi inquieta: recitare mi piaceva, mi divertiva, comunque non era la cosa che volevo assolutamente fare.
Non è chic, ma ahimé: con Wikipedia è tutto trasparente... Sta per compiere 40 anni.
Figuriamoci, non ho mai nascosto gli anni! Hanno contribuito a fare di me quel che sono oggi. Mi piaccio più che a 20: ero piena di paure, insicurezze. Chapeau ai miei 40!
Anche Luisa è una novella Mary Poppins: praticamente perfetta.
Tutt’altro. Non mi interessa la perfezione, che è statica, non reale, perché la vita ti leva e ti dà. Ti ricompensa sotto altre forme. A patto di saper guardare.