Laura Piccinini, D - la Repubblica 8/6/2013, 8 giugno 2013
AMORE & FESTIVAL - La Ceo di Yahoo Marissa Mayer ha ricevuto la sua proposta di matrimonio a LeWeb, la quattro giorni di cultura tech più importante d’Europa, che quell’anno era a Parigi: "È stato a una fermata dei bus che portano alle conferenze", racconta Loïc LeMeur, che è l’ideatore della manifestazione con sua moglie e sostenitori celebri tipo l’ex fondatore di Napster Sean Parker
AMORE & FESTIVAL - La Ceo di Yahoo Marissa Mayer ha ricevuto la sua proposta di matrimonio a LeWeb, la quattro giorni di cultura tech più importante d’Europa, che quell’anno era a Parigi: "È stato a una fermata dei bus che portano alle conferenze", racconta Loïc LeMeur, che è l’ideatore della manifestazione con sua moglie e sostenitori celebri tipo l’ex fondatore di Napster Sean Parker. Se è per questo, all’Hay Festival di letteratura nel Galles "in 23 anni abbiamo procurato 35 matrimoni, senza dire di tutto il traffico extraconiugale che deve rimanere taciuto", informa il fondatore Peter Florence. Aggiunge: "Non c’è niente di più sexy che avere la mente sintonizzata su un’esperienza intellettuale e poi lasciarsi andare nella folla unita da interessi comuni. Lontano da casa, dalle abitudini e soliti legami". E cita Bill Clinton che negli anni 90 definì l’Hay festival "la Woodstock della mente". Sono due esempi di quello che il New York Times ha ribattezzato "il Club Med degli intellettuali", con tutti i pro e i contro che la definizione comporta. È un catalogo vacanze aggiornato per gente che considera sentimentalmente e socialmente (se non professionalmente) più proficuo bazzicare per festival letterari o conferenze tecnologiche, che optare per weekend generalisti. Il frequentatore tipo è un "intellettuale allargato": ai letterati puri si sono aggiunti santoni informatici, geek, aspiranti Ceo, che hanno finito per trasformare il vecchio festival culturale in qualcosa di più interattivo, fosse pure un’app per sincronizzare gli incontri. Perché, come ha detto un partecipante: "A eventi del genere c’è tanta frutta da cogliere, e sui rami bassi ". E non si riferiva solo alle occasioni professionali. L’ultima edizione del festival informatico SXSW Interactive di Austin è stata paragonata dall’Economist a uno Spring Break per adulti, la maggior parte dei quali si registra all’entrata con lo status di "non impegnato", vero o no che sia. Motivo per cui il programma offriva raduni SxSingle, in un bar del posto con birra e vino gratis, e una "dating coach" o facilitatrice sentimentale: non una di quelle figure trash da festival dell’erotismo, ma una professionista seria ingaggiata per raccontare simpatiche storie dirty. Una come Charlie Nox, certificata dal sito charlienox.com (sta anche per pubblicare un libro su come abbordare quando si ha il cancro): praticamente la versione aggiornata dei G.O. (i gentili organizzatori) da Club Med. Austin ha fatto scuola e ora anche a LeWeb, dove a giugno a Londra (e a dicembre a Parigi) si parla di New Sharing Economy, hanno deciso di non trascurare il potenziale erotico dei partecipanti. LeMeur dice che per agevolare gli incontri tra i 3000 relatori professionali da 80 paesi diversi si sono appoggiati al software Presdo Match, basato su uno dei tanti algoritmi che elaborano i dati dei presenti, più quelli forniti dai loro social network: e li accoppia. Per LeMeur la folla a LeWeb è la prova che il digitale non rende obsoleti i contatti umani: "È il contrario. Più si sta su Twitter, o si guardano conferenze su YouTube (è il caso delle Ted Talks, quasi passate di moda, i più snob già ci ironizzano), più viene voglia di vedersi o esserci. Tanto più che quelli di Silicon Valley adorano l’Europa, e io gli offro il modo per venirci". I festival letterari non sono per niente da meno, c’è "tanta frutta sui rami bassi" anche qui, ribatte Peter Florence che ha portato il format dell’Hay anche a Beirut e Santiago. "Certe volte mi sembra che il festival sia solo un pretesto per dare modo alle persone di ritrovarsi, più che per promuovere autori. Ho visto famiglie crescere e sfasciarsi, in questo microcosmo". E ogni anno si ripete quello che lui chiama "il miracolo di Kureishi, cioè il 50% della folla lo ascolta e s’innamora di lui". Racconta delle "manovre di corteggiamento irripetibili alle cene della Soho Club, o nel castello medievale alla pop-up night organizzata dal lascivo Groucho Club, senza dire delle feste ambitissime, dove l’obiettivo primario è imbucarsi, nelle case private affittate dai publishers, gli editori". Publisher è anche il titolo di un libro in uscita a settembre per Fazi, dove Alice Di Stefano finge di scrivere la biografia del suo compagno (l’editore Elido Fazi, si sono conosciuti a un premio Strega) per raccontare i dietro le quinte non culturali dell’editoria mondiale. Lei lo chiama "l’ottovolante delle convention, incontri, fiere". Azzarda tranquillamente una classifica, segnalando la Fiera di Francoforte come il posto dove il "rifrullo" umano è maggiore e "venire accompagnati è una follia". Il traduttore da festival Paolo Noseda racconta stranezze sentimentali tipo David Sedaris (scrittore notoriamente gay) insidiato da una fan, o un duetto pseudoromantico tra Salman Rushdie e Siri Hustved, sposataPaul Auster. Uno che potrebbe parlare ore dell’utilità - e pericolosità - sentimentale dei festival è lo scrittore Mauro Covacich. Conferma di avere incontrato la persona con cui convive ora al Salone del Libro di Torino. Era sposato, e ha avuto il coraggio di spiattellare tutto nel libro Prima di sparire: "I tormenti, sensi di colpa, telefonate di un amore che nasce e uno che muore". A un festival. "Perché, al di là delle nostre possibilità digitali, questi restano luoghi dove il principio aristotelico del simile-ama-il-simile fa meraviglie". C’è chi suggerisce eventi in luoghi remoti che offrono poche distrazioni oltre il contatto umano: il Writers Workshop di Aspen, o il Tin House Writers nella natura fuori Portland, Oregon. "Lì non c’è gerarchia tra chi scrive e chi legge. Si mangia, beve, discute e c’è un capovillaggio come lo scrittore dal passato avventuroso Stephen Elliott. Sul blog della Tin House si narra di partecipanti rapite dal suo effluvio di testosterone in fila alla mensa. E si suggerisce: "A Portland il sole sorge alle 5 e si fa buio alle 22, i seminari vanno scelti oculatamente per non crollare di sonno alle 22 quando comincia la parte migliore del workshop". Come trovarsi in due sotto un sicomoro con un tizio che tira fuori dalla sacca del vino organico acquistato da Trader’s Joe per un’avventura in genere extraconiugale". Si consiglia poi di preparare le valigie prima del party finale, "perché la mattina della partenza si arriva sempre meravigliosamente e brutalmente sconvolti, e hai solo il tempo di correre in aeroporto mentre stanno finendo di imbarcare il tuo volo".