Alessandro Penati, la Repubblica 8/6/2013, 8 giugno 2013
BANCHE GENEROSE SOLO CON TRONCHETTI
Chi sperava che dopo 20 anni la telenovela “Tronchetti& Pirelli” fosse giunta all’epilogo, dovrà rassegnarsi ad altre quattro stagioni. I Malacalza puntavano a sfilare il controllo di Pirelli a Tronchetti. Avrebbero dovuto sapere che, senza relazioni giuste e banche di sistema alle spalle, in Italia non si va da nessuna parte. Alla fine si trovano con in mano il 7% di Pirelli: potevano comprarselo fin dall’inizio, come un cassettista qualsiasi, invece di fare i Gordon Gekko di Boccadasse. E avrebbero fatto meglio: ai prezzi di ieri (8,9 euro) il 7% in Pirelli vale 298 milioni; se avessero usato i 101 milioni investiti tra giugno e dicembre del 2009 in Gpi e Camfin per comprare Pirelli in Borsa, e reinvestito i dividendi, oggi si troverebbero in tasca una trentina di milioni in più. Ma va detto che almeno giocano con i soldi i propri; non con quelli degli altri, come Tronchetti.
Con il 71% di Mtp, che ha il 58% di GPI, con il 43% di Camfin, che ha il 26% di Pirelli e cinque patti di sindacato, ovvero con meno del 2%, Tronchetti ha comandato (presidente e amministratore delegato) uno dei nostri maggiori gruppi industriali. E nonostante una gestione, tra Telecom, immobili, cavi e tanto debito, non troppo felice. In virtù delle sue grandi capacità, con l’attuale “riassetto”, gli è stato garantito di continuare indisturbato per altri quattro anni, e senza sborsare un euro: con lo stesso 71% di Mtp, che detiene Nuove Partecipazioni, che assieme a Lauro 54 detiene Lauro 61, che detiene Camfin, che ha il 26% di Pirelli, più un’altra sfilza di patti di sindacato. Naturalmente, questo è strumentale a semplificare la struttura proprietaria. Bisogna ammetterlo: nell’economia delle relazioni, Tronchetti è un maestro.
Lo hanno salvato dall’avventura in Telecom; gli hanno finanziato e rifinanziato i tanti debiti dell’immobiliare e delle sue holding di controllo; lo hanno mantenuto in sella a Pirelli con un patto di sindacato. Ora, le banche (Intesa e Unicredit) investono pure 230 milioni di capitale in una scatola, non quotata, al solo scopo di permettere a Tronchetti di comandare per altri quattro anni (sancendolo pure con un nuovo patto di sindacato). A parte i prestiti già erogati alle varie holding e attività immobiliari del gruppo (non molto utili alla crescita), con il patrimonio di vigilanza assorbito dai 230 milioni si sarebbero potuti erogare quasi 700 milioni di mutui residenziali. Ma Confindustria (e il suo giornale) sempre critica nei confronti della stretta creditizia, questa volta tace. Come tace sul fatto che sei (grandi?) imprenditori (Tronchetti, Malacalza, Acutis, Moratti, Rovati, Sigieri Diaz) abbiano impegnato risorse per una pura contesa finanziaria per il controllo di una holding: ma il verbo di Confindustria (e del suo giornale) non era che i nostri imprenditori disdegnano la finanza per occuparsi solo delle loro aziende? Qui non si è creato un euro di valore aggiunto.
“Il grande riassetto di Tronchetti” è il pacato titolo che il Corriere (6/6) dedica alla vicenda: strano, visti risultati che i due attori, Tronchetti e Intesa, in quanto autorevoli membri del sindacato di controllo, hanno ottenuto nella gestione della sua casa editrice (Rcs): portandola sull’orlo del dissesto. Allianz e Unipol non hanno venduto Pirelli (a quasi 10 euro), per rinnovare temporaneamente il patto di sindacato, al solo scopo di facilitare Tronchetti a sbarazzarsi dei Malacalza; subito dopo però hanno accettato di venderle a 7,8 euro, come parte del “riassetto”, quando sul mercato valgono 9. Da oltre un mese si rincorrevano indiscrezioni su Opa, cavalieri bianchi e patti di sindacato che hanno fatto salire del 30% il titolo Camfin. Ma da Consob nessuna richiesta di conferma, precisazione o smentita. Neanche dopo aver prima sospeso, e poi riammesso il titolo. Circa 140 milioni di azioni (oltre 100 milioni di euro) hanno cambiato di mano nel frattempo: per uno che diventa ricco, un altro perde; come quelli che dopo la sospensione hanno comperato a 0,9 euro, per poi perdere il 10% in 24 ore grazie alle indiscrezione sbagliate sull’Opa. Che arriva: ma a sconto di circa il 12% sul valore intrinseco di Camfin: credo sia la prima volta di un’Opa con il premio di controllo negativo. Anche per la Consob, non una pagina gloriosa.