Luca Pagni, Affari & Finanza, La Repubblica10/6/2013, 10 giugno 2013
DE SANCTIS ALL’IREN L’UOMO DELL’ENERGIA CHE PER IL RILANCIO PUNTERÀ SULL’ACQUA
C’ è chi ha difeso i suoi candidati. E chi un suo principio. Alla fine, nella vicenda che ha portato alla rivoluzione della governance di Iren, l’ha spuntata il sindaco di Genova Marco Doria. Il quale non ne ha mai fatto una questione di nomi, ma di curricula: per il ruolo di amministratore delegato ha chiesto e ottenuto dopo un lungo braccio di ferro che venisse indicato un manager esterno di comprovata esperienza, selezionato da cacciatori di teste di alto livello e che possa guidare l’azienda il più possibile lontano dai condizionamenti della politica. Questo spiega come mai la scelta sia caduta su Nicola De Sanctis, dirigente cinquantaduenne in arrivo dal gruppo Edison, che verrà nominato con l’assemblea in programma a fine giugno. A lui spetta ora il compito di proiettare la utility - controllata dai comuni di Genova, Torino, Piacenza, Parma e Reggio Emilia - verso una nuova stagione di consolidamento nei servizi pubblici locali. E, soprattutto, di rilanciare l’immagine del gruppo Iren, dopo anni in cui l’azienda si è caratterizzata più che altro per gli scontri di campanile tra i soci. Nonché per una governance che aveva il limite di non aver mai individuato un vero capo azienda. Da qui, la richiesta avanzata da Doria, uno dei soci forti di Iren sostenuta con caparbietà nonostante i malumori dei partiti che sostengono la sua giunta: scegliere un manager esterno che venga giudicato solo in base ai risultati e alla crescita economica della società. Non per
nulla, Doria ha salutato il risultato ottenuto ricordando come l’obiettivo fosse «rendere la struttura di vertice del gruppo più semplice e simile a quella di tutte le società quotate in Borsa». Ma non avrà un compito facile, questo ingegnere nucleare mancato, che ha visto sfumare le sua ambizioni da studente universitario a causa dell’incidente di Chernobil, spartiacque dello sviluppo dell’energia atomica in Europa. Il disastro della centrale ucraina, avvenuto nell’aprile del 1986, anticipa di pochi mesi il conseguimento della laurea e De Sanctis racconta di aver intuito come fosse più saggio cambiare aspirazioni professionali. Così, dopo un anno da ricercatore negli Usa, torna in Italia e si avvia a una carriera da manager. Prima nel settore medicale nella multinazionale Baxter, poi in Agusta nel 1989, in un momento in cui la società leader del settore elicotteristico italiano era in piena fase di aggregazione tra le varie controllate. Il salto verso maggiori responsabilità arriva nel 1993, quando passa in Waste Management, all’epoca una dei colossi mondiali nella gestione dei rifiuti, dove fa carriera fino a diventare ammini-stratore delegato per l’Italia. Negli ultimi tredici anni, invece, si lega alla Edison, dove arriva a cavallo della gestione di Enrico Bondi e del passaggio dalla galassia Fiat al colosso francese dell’energia Edf. In quello che rimane dell’impero Montedison, De Sanctis si occupa un po’ di tutto: dalle acquisizioni nel settore delle reti gas al marketing, dallo sviluppo dell’area clienti fino a essere promosso amministratore delegato della società delle rinnovabili di Edison, in cui ha sviluppato e gestito 500 megawatt di impianti di produzione perlopiù nell’eolico. Chi ha lavorato con lui lo descrive come un decisionista che non ha paura di assumersi responsabilità e che è capace di difendere le sue scelte rischiando. Caratteristiche di cui avrà bisogno approdando ai vertici di Iren, dove di certo non mancano personalità forti e manager di lunga data che conoscono bene l’azienda. Come presidente, su indicazione del comune di Torino, troverà l’ex ministro Francesco Profumo, mentre il vice sarà Andrea Viero, sostenuto a lungo anche per la posizione di amministratore delegato dal sindaco di Reggio - nonché ministro del governo Letta - Graziano del Rio. In una logica di spartizione di poltrone, molto si è lamentato il comune di Parma, per non aver ottenuto posizioni di rilievo nel nuovo organigramma. Ma nella città ducale, la convivenza all’interno di Iren assomiglia a quella di un separato in casa. In pratica, da quando è stato eletto sindaco il “grillino” Federico Pizzarotti che ha costruito parte della sua campagna elettorale promettendo di cancellare il progetto per il nuovo termovalorizzatore. Battaglia proseguita anche con la fascia di primo cittadino, salvo poi perdere - fino a oggi - tutti i ricorsi alla magistratura, ordinaria e amministrativa. Per non dire che l’esponente del movimento Cinque Stelle minaccia di non far votare in consiglio comunale la nuova governance di Iren «se non verranno date garanzie sulla permanenza della sede amministrativa a Parma». Se non altro, il nuovo ammini-stratore delegato De Sanctis non arriva in un momento negativo per i conti della società. L’annus horribilisdel gruppo Iren è stato il 2011, chiuso con un pesante rosso dopo la revisione contabile della partecipazione in Edison: un risultato negativo di 107 milioni, a causa dei 137 milioni di svalutazione per la quota nella società da cui, guarda caso proviene il nuovo manager. Il punto più basso, in realtà, è stato toccato nel primo semestre del 2012, come testimonia l’andamento del titolo in Borsa, che proprio nel luglio scorso ha toccato il minimo storico a 0,25 euro. Da quel momento, il mercato ha cominciato a riconsiderare il piano di tagli e di nuova «focalizzazione del business», che ha portato in nero i conti del 2012 con un utile netto di 152 milioni. Una ripresa confermata anche dal primo trimestre del 2013,: nonostante il calo dei ricavi del 15% a 1,12 miliardi, è stato registrato un utile record pari a 81 milioni, aumentato del 47,6%, con margini a 243 milioni, a loro volta in salita del 27,9%. Il che ha riportato gli investitori a comprare il titolo risalito fino agli attuali 0,85 euro, mettendo a segno il recupero più sostanzioso tra le società di Piazza Affari. La discrepanza tra ricavi in calo e utile e margini in crescita è solo in apparenza contraddittoria. E si spiega con le scelte di politiche industriali degli ultimi due anni. A parte il piano di dismissioni, la utility ha tralasciato il mercato dei grandi clienti industriali (dove, in questo periodo di crisi, si rischia di non incassare cifre importanti dalle bollette in caso di chiusure o fallimenti) per concentrarsi sul mercato delle famiglie e delle partite Iva, considerato comunque più sicuro. Inoltre, Iren ha cominciato ad approvvigionarsi di metano sul mercato “spot”, approfittando in questo caso del calo dei prezzi e della chiusura di alcuni contratti di lungo periodo. Rimessi i conti in carreggiata, ora la società deve pensare al suo rilancio e soprattutto come comportarsi nel processo di aggregazione delle utility locali, destinato a ripartire dopo il processo di revisione della governance, Non per nulla, la precedente catena di comando aveva, di fatto, impedito il possibile investimento di Cassa Depositi Prestiti che ha preferito allearsi con Hera per sostenere la fusione con Acagas-Aps. Nonostante ciò, Iren può giocare la sue carte per guidare il processo di aggregazione soprattutto nel settore idrico, dove è leader con i suoi 14mila chilometri di acquedotti gestiti: due anni fa ha stretto una joint venture con il fondo infrastrutturale F2i, proprio per andare a caccia di possibili prede. Ma la situazione finanziaria prima e la trattativa tra i soci per la governance hanno congelato il progetto. Che ora potrebbe ripartire. Così come lo sviluppo del teleriscaldamento, di cui la società - con 825 chilometri - è la punta avanzata tra le utility italiane. Sempre che Parma non si metta di traverso e faccia saltare tutto.