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 2013  giugno 09 Domenica calendario

IL PROF CHE VUOLE UNIRE LE DUE RIVE DEL MEDITERRANEO

«Ma quale modello turco!», sbotta Franco Rizzi, fondatore e segretario generale di UniMed, l’Associazione che riunisce 88 università di Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dalla Turchia alla Palestina, dall’Egitto a Israele, dalla Siria all’Algeria.
«Ben prima di piazza Taksim era chiaro che non esiste alcun modello. La Turchia per il premier Erdogan deve diventare una società islamica e autoritaria. E, come tutti i Fratelli Musulmani, passo dopo passo impone l’islamizzazione: dal divieto dell’alcol a intitolare un nuovo ponte al sultano Selim I° che ordinò il massacro di 40 mila alawiti. Finora Erdogan non è riuscito a imporsi nelle università - roccaforti dell’opposizione laica; le sue figlie sono andate in Usa per indossare il velo proibito negli atenei turchi - però basta pensare come vengono eletti i rettori. La terna o quaterna di candidati viene indicata dai loro colleghi ma il potere politico ha l’ultima parola e può scegliere anche il 4° classificato perché è il più allineato».
Rizzi, che ha insegnato per anni storia dell’Europa e del Mediterraneo alla Sapienza e all’Università di Roma 3 ed è autore di saggi sul tema («Dove va il Mediterraneo?», edito da Castelvecchi, è stato appena presentato a Roma da Fausto Bertinotti e dall’ex ministro Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio) dice di essere meravigliato da tanta sorpresa per la rivolta dei giovani di Istanbul. «L’Unione europea spiazzata? Naturale: ha costruito tutte le sue politiche per il sud Mediterraneo sulle sabbie mobili. Siamo di fronte a un fatto epocale, un terremoto partito nel dicembre 2010 in Tunisia che ha prodotto uno sciame sismico. Ovunque ci sono focolai».
Generazione mediterranea. Grazie a UdiMed, il network di università nato nel 1991 («L’idea mi venne con la caduta del muro di Berlino. Il mondo cambiava, nasceva un nuovo mondo da conoscere e con il quale dialogare. Giorgio Tecce, allora rettore alla Sapienza, m’appoggiò subito») Rizzi senza gran mezzi&padrini «Non ho mai avuto tessere o finanziamenti pubblici; ogni ateneo versa 3 mila euro l’anno» - ha costruito una preziosa rete di contatti. Basti pensare al primo incontro - Roma 1994 - tra università israeliane e palestinesi o al forum all’Aydin University di Istanbul nel luglio 2012 al quale hanno partecipato 60 studenti di 12 Paesi. E ancora. Fa parte del network UniMed il nuovo premier palestinese, Rami Hamdallah, rettore dell’università AnNajah a Nablus.
«Rami come Hmaid Ben Aziza, rettore dell’università di Tunisi o la signora Gulay Barbarosoghu, rettore dell’università Bogazici a Istanbul appartenono alla nuova generazione cresciuta negli atenei europei e americani», spiega Rizzi. «Cosa chiedono? Come tanti giovani e donne lamentano di non aver avuto finora dai nuovi governi eletti risposte adeguate ai problemi concreti della gente. Non solo. Chiedono rispetto e dignità. Tra loro e i nuovi governanti c’è una dialettica fortissima. La scommessa è aperta».
Racconta Rizzi che l’ultima sfida di UniMed è aprire al Cairo un’università di Scienze politiche. «E’ il nostro contributo per creare una nuova classe dirigente. Grazie a un imprenditore egiziano abbiamo già la sede; l’ambasciata italiana ci ha molto aiutato. Aspettiamo il decreto presidenziale».
Coordinatore di varie ricerche («Tutte finite lettera morta!») sull’immenso patrimonio culturale del Mediterraneo e già consigliere di Alessandro Bianchi, ministro dei Trasporti nel secondo governo Prodi, il prof. Rizzi è sdegnato dall’indifferenza dei vertici Ue. «Nabil al-Araby, segretario generale della Lega Araba, ha scritto al presidente Barroso chiedendo d’appoggiare la nuova università. Risultato? Zero. Ma quale democrazia pensano d’esportare? E a chi?». Conclude Rizzi: «Alla Farnesina, per fortuna, ora c’è Emma Bonino che ben conosce i problemi. L’Italia nell’immobilismo dell’Ue può giocare un ruolo decisivo. Non servono soldi ma coraggio e visione per costruire un ponte con la nuova generazione delle rive sud del Mediterraneo».