Elena Castagni, Il Messaggero 9/6/2013, 9 giugno 2013
ZUCKERBERG E SIGNORA, SESSO OBBLIGATORIO UNA VOLTA A SETTIMANA
ROMA Questa volta non è una cifra a sette zeri a sbalordire. Eppure ne avrebbe ben donde la giovane moglie di Mr Facebook Mark Zuckerberg considerati i capitali del marito. No, questa volta Priscilla Chan, nel passaggio da storica fidanzatina a moglie di miliardario della Silicon Valley, ha voluto mettere nero su bianco un obbligo di tipo, diciamo, affettivo: la coppia dovrà fare sesso almeno una volta a settimana. Non che gli aspetti economici al momento del sì non siano stati regolati, ci ha pensato lui a chiarire tramite avvocati quanto spetterà alla moglie in caso di tradimento o divorzio. Lei, la sposa, ha potuto trattare solo sui doveri coniugali ed è qui che ha chiesto almeno una notte d’amore ogni sette. Le considerazioni più ovvie inquadrano l’uomo della coppia troppo impegnato a fare soldi tanto da trascurare la dolce Priscilla, e vedono lei costretta a mettere le mani avanti. Ma in realtà è solo una delle tante bizzarrie che capitano sui tavoli degli avvocati matrimonialisti made in Usa.
PATTI CURIOSI
Spiega Raul Felder, leader in materia con Martin Scorsese tra i suoi clienti, che «c’è anche chi mette un limite massimo al sesso, tipo mai più di sette volte a settimana», oppure c’è chi impone alla futura moglie di non ingrassare e chi decide prima di andare all’altare quale dei due porterà fuori il cane e la spazzatura. Cose che succedono negli Stati Uniti, inimmaginabili in Italia. La domanda si ripropone ogni volta che i patti prematrimoniali di divi o tycoon salgono agli onori della cronaca. E la risposta è sempre la stessa: nel nostro Paese i patti prematrimoniali sono nulli. «I diritti relativi allo status sono di competenza esclusiva della magistratura - spiega l’avvocato Anna Maria Bernardini De Pace -. Se qualcuno venisse da me con la pretesa di fare un accordo simile a quello Chan-Zuckerberg mi rifiuterei».
Perché nel nostro Paese operano censure culturali e giuridiche. Un accordo economico - come fanno quasi sempre negli Stati Uniti - potrebbe, nel pensiero comune, ”macchiare” la purezza del matrimonio e allo stesso tempo mettere in difficoltà la parte più debole della coppia costretta ad accettare un patto che non la tutela in un momento delicato come quello che precede le nozze. Certo, spiegano i matrimonialisti più avveduti, anche in Italia ci sono le condizioni per gestire la materia economica prima del matrimonio, ma anche durante. Perché se è vero che non viene riconosciuto alcun accordo che possa determinare gli effetti di un futuro divorzio, è invece ammesso che i coniugi possano scegliere la separazione dei beni invece della loro comunione, cancellando così, anche senza troppe formalità, la tutela del più debole.
Per le richieste amene, dobbiamo continuare a guardare gli Stati Uniti, dove si mette nero su bianco anche la clausola ”no-smoking” per impedire al comiuge fumatore di appestare la casa. E poi ci sono le star, come Catherine Zeta-Jones e Michael Douglas che prevedono multe dal 5 milioni di dollari in caso di tradimento, molto più dei 500 mila dollari che prenderebbe Jessica Biel per l’ infedeltà del marito Justin Timberlake. Ma meglio di Brooke Shields e André Agassi che causa liti sul patto decisero di non sposarsi.