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 2013  giugno 09 Domenica calendario

CURA D’URTO SULL’ARRETRATO CIVILE

Un pacchetto di mischia di 400 giudici per aggredire il moloch di (almeno) 200mila cause. Il ministero della Giustizia stringe i tempi sul versante della giustizia civile. E lo fa affrontando le magagne di quello che è da tempo l’ufficio giudiziario in maggiore sofferenza, le Corti d’appello. Qui stazionano circa 480mila procedimenti in attesa di definizione, 200mila dei quali hanno già superato il limite fissato dalla legge Pinto e quindi necessitano di un intervento immediato. Per questo è in fase di elaborazione un decreto legge che potrebbe essere già presentato tra meno di una settimana, venerdì prossimo, in Consiglio dei ministri.
Il cardine dell’intervento è rappresentato dal reclutamento di 400 giudici ausiliari con lo status di magistrato onorario, a termine, con il compito di abbassare anno per anno, lo stock di controversie arretrate davanti ai giudici di secondo grado. Secondo le simulazioni che stanno alla base del progetto della Giustizia, in 4 anni l’emergenza attuale potrebbe rientrare e permettere alle Corti d’appello di tornare a fissare la trattazione dei processi in tempi almeno ragionevoli.
La task force dovrebbe essere ingaggiata con riferimento in particolare ai magistrati in pensione, ai docenti universitari, agli avvocati. Per evitare contestazioni sul livello di preparazione degli ausiliari, che potrebbero trovarsi a dovere affrontare anche cause di una certa complessità, lo schema di articolato che sta prendendo forma in queste ore prevede che vengano inseriti nei collegi giudicanti delle Corti d’appello stesse. In sostanza, ogni collegio sarebbe così costituito da due magistrati togati e da un giudice ausiliario; a quest’ultimo sarebbe però affidato il ruolo di relatore della sentenza.
Sciolto in questo modo il nodo della competenza, si pone però quello della remunerazione. Ogni pronuncia che definisce la causa dovrebbe essere retribuita con una cifra che, al momento, è stata individuata in 200 euro. L’obiettivo è quello di rendere vincolante la definizione, per giudice ausiliario, di circa 100 controversie all’anno. Al ministero si è fiduciosi sul fatto che i fondi necessari per finanziare tutta l’operazione – che avrebbe il pregio di andare nella direzione chiesta dall’Europa di una giustizia civile più efficiente e con tempi più brevi – potrebbero essere reperiti senza dovere fare ricorso a (ulteriori) aumenti del contributo unificato. Del resto, il peso del Fisco sulla giustizia è andato via via aumentando negli ultimi due anni e altri incrementi vedrebbero l’avvocatura osteggiare un intervento per il quale serve invece la sua collaborazione.
Nel decreto dovrebbe poi trovare anche posto un altro intervento sollecitato sia dalla magistratura sia dall’avvocatura: la costituzione di un ufficio del processo a supporto dell’attività del giudice. Già oggi è previsto un coinvolgimento del mondo forense e dell’università attraverso la stipula di convenzioni, come avvenuto per esempio nel tribunale di Milano, ma il progetto del ministero della Giustizia renderebbe istituzionale la soluzione. Prevedrebbe infatti la possibilità di svolgere 18 mesi di tirocinio al fianco di un magistrato con il compito di coadiuvarlo nella trattazione del fascicolo sino a renderlo "maturo" per la definizione.
Il tirocinio così svolto avrebbe una validità di 12 mesi per lo svolgimento della pratica forense e verrebbe poi valutato in maniera preferenziale per il concorso di accesso in magistratura. Anche in questo caso la bussola è quella di una riduzione dei tempi di decisione dei processi, in questo caso attraverso un alleggerimento dei carichi di lavoro dei magistrati per concentrare le attività delle toghe sui punti della controversia maggiormente suscettibili di approfondimento giuridico.
L’ipotesi di fare ricorso a un decreto legge da approvare definitivamente entro l’estate è favorita in fondo dalla sostanziale neutralità della materia e delle soluzioni rispetto alla maggioranza che sostiene il Governo. A differenza delle tensioni che caratterizzano la gran parte delle misure penali, un intervento di riduzione dell’emergenza civile dovrebbe trovare l’appoggio sia del Pd sia del Pdl.