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 2013  giugno 09 Domenica calendario

SALERNO-REGGIO, PROVE DI NORMALITA’

Terza, quarta, quinta, una dietro l’altra, senza neanche andar giù bruschi col piede sull’acceleratore. Entrati sulla Salerno-Reggio Calabria, filiamo subito lisci in direzione nord, Salerno distante 443 chi­lometri, il mare sulla sinistra, cielo azzurro, caldo e vento. Vediamo un po’ com’è messa questa autostrada a metà 2013. Subito do­po che il presidente di Anas, Pietro Ciucci, ha pubblicamente... giurato che entro luglio («prima dell’esodo») saranno aperti «altri 45 chilometri» e che «entro dicembre ultime­remo tutti i lavori già finanziati e avviati».
Considerata da almeno un ventennio l’in­cubo estivo degli automobilisti italiani co­stretti a percorrerla, oggi – parola sempre dell’amministratore unico Anas – «277 chi­lometri della A3 sono a posto», diventeran­no 322 fra meno di due mesi e 380 entro la fine dell’anno (su un totale conclusivo di 433, i restanti non sono ancora finanziati). Ciuc­ci s’è voluto sbilanciare: «Ad agosto il tem­po di percorrenza da Salerno a Reggio sarà quattro ore e mezza», una in meno rispetto all’estate scorsa. Cioè per noi una speranza fin qui rimasta sempre vana, per lui una sor­ta di certezza.

ANSIE DA BOLLINO ROSSO
La prima strozzatura sono 4,8 chilometri fra Santa Trada e Bagnara Calabra. Sui quali si viaggerà in doppia corsia, una ad andare e l’altra a venire, fino a dicembre. Noi adesso camminiamo bene, spediti, il traffico è ine­sistente. Ma nei fine settimana agostani da
bollino rosso? Certo, siamo ancora tanto vi­cini al capoluogo calabrese che qui non do­vrebbero esserci pesantissimi problemi di percorrenza nemmeno in quei giorni, visto che sulla A3 i maggiori si verificano tradi­zionalmente in direzione Sud (l’esodo è sem­pre più concentrato del controesodo) e che il quaranta per cento delle auto entrate da Salerno escono prima di Lagonegro.
Continuiamo ad andare incontrando po­chissimi camion e ancor meno auto. Chi sta costruendo la ’nuova Salerno-Reggio Cala­bria’ (tecnici e ingegneri ti spellano se non usi quel ’nuova’) ha fatto un gran lavoro: lungo, lunghissimo non per sua responsa­bilità, però grande. Come il viadotto stralla­to ’Favazzina’, sul quale si viaggia prima di Bagnara: un ponte per ogni senso di marcia, ciascuno con campata centrale di 220 me­tri e campate laterali di 100 metri sorrette da stralli ancorati a due antenne che si arram­picano fino a poco meno di 100 metri. Il pon­te in direzione Nord è già aperto, quello in direzione Sud lo sarà entro luglio.
Via via sfilano Tropea, Vibo, Pizzo e panora­mi suggestivi. Prima di Lamezia spunta il se­condo intoppo, cioè altri 2 chilometri su doppia corsia. La sensazione però è la stes­sa suscitata da quello precedente, dopo San­ta Trada: neanche qui dovrebbero innescar­si tregende di traffico (almeno non quelle cui ci ha abituati la Salerno-Reggio) neppure nei giorni più ’caldi’ – automobilisticamente parlando – della bella stagione. Insomma, un po’ di accortezza nelle partenze, una ge­stione del flusso di auto altrettanto oculata e non è illusione ridurre al minimo i danni delle attese.

INGEGNERIA CREATIVA
Lo scoglio più grosso è stato (ed è) dover co­struire una grande via di scorrimento e in­sieme mantenere il traffico in corso: si spie­gano così strozzature e salti di corsia.
Se è vero, poi, che il nuovo tracciato si svi­luppa per la gran parte più o meno vicino al vecchio, lo è anche che in alcuni tratti vi si sovrappone, sebbene sia stato spostato as­sai più a monte per ammorbidirne l’impat­to ambientale e per tagliare molte curve che rendevano tortuoso il tragitto originario (da qui la riduzione d’una decina di chilometri della lunghezza complessiva).
Tutto questo ha significato una pioggia di complicazioni in termini di progettazione e realizzazione, ad esempio, su un terreno spesso montagnoso (per alcuni tratti c’è l’ob­bligo invernale di catene a bordo) e, specie nella parte calabrese, sufficientemente in­stabile, franoso. Più volte entriamo in galleria, sbocchiamo su un viadotto e subito dopo imbocchiamo una nuova galleria. Insomma, la guida non è certo a rischio noia. Anzi. S’incontrano an­che le spettacolari gallerie tombate, cioè quelle ormai in disuso del vecchio tracciato che sono state riempite e sigillate. Come al­cuni piloni dei viadotti dismessi (le cui sedi stradali sono già state demolite facendole saltare con l’esplosivo) in attesa di essere ra­si al suolo.

TECNICHE MAI USATE
Politica, politici e politicanti a parte, sono stati i tecnici e gli ingegneri a fare spesso fa­ville per quest’autostrada. Se ne ha un’idea arrivando sul viadotto Serra (a ridosso di Lauria Nord): un ponte di 3.500 tonnellate d’acciaio messe in opera con una tecnica mai usata al mondo. È troppo affascinante: prima di proseguire sul viadotto in eserci­zio, in direzione sud, attraversiamo una ster­rata polverosa per infilarci nel cantiere di quello in direzione nord, che sarà invece a­perto entro luglio. Proprio mentre stanno ultimando l’ultima... spinta del ponte, in senso letterale: perché la tecnica mai usata è stata ’agganciare’ il nuovo al vecchio e spingerli, facendo in mo­do che il primo prendesse pian piano il po­sto del secondo, lavorando ad un’altezza di 104 metri. E man mano che il vecchio avan­zava, demolendolo, visto che c’erano pochi metri a disposizione prima dell’imbocco di una galleria.
A passarci sopra ad ottanta all’ora in auto­mobile e a raccontarla così, sembra essere stato un gioco da ragazzi. A toccarlo e vede­re da due passi le operazioni di ’posa’ ven­gono i brividi. Anche perché, non fosse ba­stata la tecnica inventata di sana pianta, il nuovo ponte è fatto anche ad ’ali di gabbia­no’ (col centro più sollevato rispetto agli e­stremi), quindi i rulli sui quali farlo scorrere avrebbero anche dovuto basculare...

LA STROZZATURA A RISCHIO
Se sono spuntate le rose, le spine però non sono affatto esaurite. Pri­ma del viadotto Serra, mentre raggiungevamo Lauria Sud, avevamo in­crociato quello che po­trebbe/ dovrebbe rivelar­si il vero nodo critico del­la prossima estate: i 3,7 chilometri, nuovamente a due corsie, che stroz­zano la strada quasi d’improvviso e hanno diversi tratti tortuosi. Anche qui eravamo andati via lisci a sessanta, settanta all’ora e con traffico inesistente. Ma se il flusso co­minciasse a contare il passaggio di due o tre­mila auto ogni ora, non si metterebbe ma­gnificamente (come tempi e code) per chi sta andando a villeggiare...

UN’ALTRA... STRADA
Morale? A viaggiare sulla Salerno-Reggio si capisce che i potenziali rischi di ritrovarsi affogati in code interminabili saranno per tre tratti e 10,5 chilometri complessivi, ma soprattutto dalle parti di questi 3,7 dopo Lau­ria Sud (per chi va in direzione Sud) e sarà dura scongiurarli. Fermo restando che, se poi il flusso delle auto si facesse enorme da spingersi al di là delle previsioni, inevitabil­mente i disagi sulla A3 potrebbero affacciarsi dappertutto, come su gran parte della nostra rete stradale in certi week end di agosto.
Il motore canta tranquillo. Sempre sole, cal­do, cielo azzurro. Se ne vanno sulla destra Lago­negro, poi Sala Consili­na ed Eboli e Battipaglia: Salerno si avvicina, la A3 si fa a tre corsie, il limite sale a centotrenta e il traffico s’infittisce. Non che diventi degno di par­ticolare nota, ma auto­mobili ne incontriamo un po’ di più e mezzi pe­santi anche. Riepilogo: siamo arrivati a Sicignano su due corsie più quella d’emergenza e senza pro­blemi, da qui alla fine (53 chilometri) an­dremo invece su tre più l’emergenza. Quan­do il pannello luminoso ci avvisa che Saler­no è a cinque minuti il sole ha cominciato a scendere, il cielo ad arrossarsi e le auto a di­ventare parecchie. Abbiamo interamente percorso l’incubo e­stivo degli automobilisti italiani e visto can­tieri, siamo entrati fino in fondo a gallerie che si stanno finendo di scavare. Al netto delle molte soste e senza naturalmente su­perare i limiti di velocità, abbiamo impiega­to appena meno di cinque ore. Anche state abbastanza piacevoli. Ovvio che sia stato fa­cile, facilissimo di questi tempi: siamo a ini­zio giugno e poi questa strada, la dorsale di­retta e unica verso la Sicilia, affacciata sul Tirreno meridionale, è realmente trafficata non più di tre o quattro settimane all’anno. E però a venerdì 2 agosto mancano appena cinquantatré giorni...