Andrea Tarquini, la Repubblica 9/6/2013, 9 giugno 2013
FALCONE GRIGLIATO”, PANINO SHOCK A VIENNA L’IRA DELLA FARNESINA: OFFESE LE VITTIME DI MAFIA
È cominciato con una trovata commerciale furbetta e di gusto repellente, sta diventando un caso diplomatico nel cuore dell’Unione europea. “Don Panino”, già l’allusione era chiara, si chiamava la pizzeria- panineria con presunto gusto italiano. Ma per vendere più panini, nel loro locale sulla Seidengasse di Vienna, Marco e Julia Marchetta avevano dato a ogni specialità un nome particolare.
Don Greco, Don Buscetta, Don Corleone, erano maxi sandwich che glorificavano qualche big della mafia. Ma quel che è peggio, il menu offriva anche altro: Don Falcone, “fu il più grande rivale della Mafia, purtroppo è stato arrostito come una salsiccia”. Oppure Don Peppino (allusione a Impastato, un altro degli eroi-martiri della Repubblica): “Siciliano dalla bocca larga, fu cotto da una bomba come un pollo nel barbecue”.
Don Panino ha chiuso due mesi fa, i suoi autori restano spavaldi su Facebook, «cominciammo per caso con l’idea nel 2009», scrivono come se niente fosse. La notizia è esplosa solo ieri, l’onda dello sdegno per fortuna è stata subito alta. Su istruzioni del ministro degli Esteri Bonino (che presumibilmente ne ha parlato col premier Letta), l’incaricato d’affari dell’ambasciata d’Italia a Vienna, Sergio Pagano, annuncia la Farnesina, “è intervenuto per sensibilizzare le autorità locali, e in particolare comune di Vienna e il ministero dell’Economia” sul caso “inaccettabile e offensivo del pub viennese”.
«È blasfemo e volgare usare i nomi di eroi nazionali come Falcone e Impastato per vendere panini”, ha protestato Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato e leader della fondazione Falcone. Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, aveva subito auspicato un intervento del ministro Bonino. “Al di là dei necessari accertamenti sui titolari della pseudoazienda e sull’origine dei capitali”, ha scritto, è urgente “impedire che la memoria delle vittime della mafia sia infangata dall’accostamento a nomi mafiosi e dall’uso di parole offensive da parte della catena alimentare».
Don Panino ha le serrande sprangate. Il suo menu però è ancora presente su tutti i siti di consegna a domicilio di Vienna. E l’uso della mafia come richiamo commerciale nella gastronomia è consentito: in Austria vanno per la maggiore allusioni simili nella ristorazione. Esistono già due Pizzeria mafiosi e una Pizzeria Camorra. Due degli imprenditori che si arricchiscono con quella che giustamente Maria Falcone chiama bestemmia sono Robert Duerst, austriaco, e Yildiray Kahramanoglu, turco. Pecunia non olet, tanto peggio per l’odore delle stragi.
Marco e Julia Marchetta, irreperibili, si spiegano su Facebook: «Avemmo l’idea nell’estate del 2009 a casa, nel nostro sud, vivevamo in Austria con una fame enorme e nessuna voglia di mangiare piatti austriaci, ci accordammo su panini pieni di delizie tipiche del loro paese». Come se a tedeschi all’estero venisse in mente di proporre hot dog dedicati a Hitler, a Goering, all’Olocausto.
Ma su FB e sulla rete intera corre la rivolta: petizioni degli
italiani di Vienna raccolgono in poche ore oltre 7.300 adesioni, la protesta vola: «È per gente come voi che mi vergogno di essere italiano», scrive Vinicio Tomassoni; «Magari fossero tutti di bocca larga come Impastato », incalza Sebastiano Maltese. Ma il problema resta aperto. In molti paesi i pregiudizi anti-italiani possono aiutare a vendere bene.
(da Vienna ha collaborato Luca Faccio)