Antonello Caporale, il Fatto Quotidiano 7/6/2013, 7 giugno 2013
ADDIO SANDRO BECCHETTI IL XX SECOLO IN UNA PENTAX
ADDIO SANDRO BECCHETTI IL XX SECOLO IN UNA PENTAX -
Il giornalista è il compagno prediletto del fotografo. Lui scrive e l’altro scatta. Quando si eccelle la coppia diventa superflua: ne basta uno. Come la penna può far vedere così anche una foto è capace di macchiarsi d’inchiostro. Sandro Becchetti ha raccontato i protagonisti del secolo scorso con la sua magnifica Pentax. Bianco e nero, luce e buio. L’imponenza di Giorgio De Chirico, le rughe di Pasolini, le labbra della Loren, l’occhio di Fellini, la croce sul petto di Carmelo Bene, lo sbadiglio di Alfred Hitchcock. E Truffaut, e il giovane Hoffman, Ha scattato, scattato e scattato. Prima su commissione dei giornali, poi su mandato della sua mente, della sua fantasia, del suo gusto e del suo senso per la vita, la fatica, i dettagli, le piccole cose. Becchetti è morto due giorni fa. Aveva così terrore della morte che nei suoi settantatré anni di vita non aveva mai voluto sottoporsi a una visita medica. È entrato in ospedale una settimana fa. Prima e ultima volta. Istantaneo flirt col destino, saltato l’appuntamento con l’ultima mostra dei suoi scatti che avrebbe dovuto inaugurare il 29 giugno a Perugia. Mi ha chiamato suo figlio David per dirmelo e comunicarmi un suo intimo piacere: che Il Fatto si ricordasse di lui perché lui si ricordava di noi tutte le mattine. “Gli piaceva Il Fatto perché riteneva che fosse composto da persone intelligenti. Non apprezzava tutto, non condivideva tutto, ma gli garbava l’allegria, la levità, la voglia di raccontare il mondo senza inibizioni. Papà era naïf, ritirato in campagna con i suoi cavalli, occupazione che l’ha tenuto lontano dalle macchine fotografiche per tanti anni, troppi”.
Becchetti era una firma, un punto di riferimento nazionale, conosciuto all’estero. Un testimone del nostro tempo, effettivamente. Ha lavorato per tutti i media: agenzie di stampa, giornali, televisione, riviste internazionali. Ha prodotto reportage accurati e apprezzati, la sua opera è stata illustrata in numerose mostre. Volti, storie e fatti dei protagonisti del 900. Poi d’un tratto si fermò: “Ricordo che papà rifiutò all’improvviso di scattare foto. Mai ci spiegò perché. Erano gli anni Ottanta e decise di ritornare a Bracciano, il suo paese, e lì esercitarsi nell’altra sua passione: la falegnameria. Era strano, buffo, gaudente, umorale. Sceglieva di vivere nel modo che più gli garbava e sceglieva di fare le cose che lo intrigavano di più. Era sfinito dalla curiosità. Nel 1996 decise di andare in Portogallo. In quella occasione riprese la sua meravigliosa Pentax in mano. Fotografo di nuovo”. Sandro l’altro giorno ha finito di scattare.