Cinzia Franceschini, il Venerdì 7/6/2013, 7 giugno 2013
COSÌ IL PARADISO DEL RICCO NORD DIVENTA UN INFERNO
STOCCOLMA. Visti dall’alto i palazzi di Husby assomigliano ai mattoncini del tetris. Blocchi di cemento rettangolari costruiti tra gli anni ’60 e ’70 dal governo socialdemocratico svedese. Erano l’anima del Miljionprogrammet, il Programma milione. Un milione di appartamenti per dare una casa a tutti nelle periferie di Stoccolma, di Malmö, Göteborg. Il simbolo di un Paese che non lascia indietro nessuno.
Oggi, quei palazzi sono l’immagine di un’integrazione fallita. Nel cuore del ricco paradiso scandinavo, a cui guardiamo come a un miraggio, per otto giorni dalle finestre di quegli edifici gli inquilini hanno assistito agli scontri tra gruppi di adolescenti e poliziotti in tenuta antisommossa. Di notte ragazzi tra i 15 e i 21 anni davano fuoco alle automobili, ai cassonetti, alle scuole. Di giorno gli adulti provavano a riprendere la vita di sempre tra i segni della guerriglia.
Stoccolma come le banlieue di Parigi nel 2005, o come Londra nel 2011. La violenza è esplosa prima a Husby, a nord della capitale. Poi si è estesa nei quartieri di Rinkeby, Tensta, Vårberg e in altre città, come Oebro e Linkoping. Zone popolate per la maggior parte da immigrati e rifugiati politici (a Husby sono oltre 1’80 per cento) e con un’alta percentuale di disoccupati.
Quartieri che per la sociologa della Stockholm University Eva Andersson sono luoghi di «segregazione», frutto di una mancata integrazione tra la popolazione svedese e gli stranieri, che «solo dopo 7 o 8 anni di permanenza riescono a integrarsi completamente nel mercato del lavoro». Nel frattempo sopravvivono grazie ai sussidi e ai servizi offerti dal welfare. Mentre i più giovani covano frustrazione e rabbia contro le istituzioni.
Da mesi in Svezia il tema dell’immigrazione è sulle pagine. Prima il Reva, l’ordinanza del governo per accelerare l’espulsione dei sans papiers, ora gli scontri nelle periferie. Nel Paese simbolo della civiltà e della tolleranza la questione dell’integrazione sarà determinante alle elezioni politiche del 2014. Con circa il 9 per cento degli svedesi che, secondo i sondaggi, dichiara già di voler votare per l’estrema destra.