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 2013  giugno 07 Venerdì calendario

APPUNTI SU PUTIN E LE DONNE


«Sfortunatamente, mio marito è un vampiro. Ma è l’uomo giusto. Non beve e non mi picchia» (Lyudmila Putina). [Newsweek 5/3/2001]

Lyudmila Putina, nata a Kaliningrad il 6 gennaio 1958. «Il ritratto della perfetta moglie di un agente del Kgb, addestrata a stare nell’ombra e a non discutere mai gli affari del marito. D’altra parte, lei stessa aveva detto di non sapere tutto delle attività del suo Vladimir: “Anche quando un matrimonio è felice, c’è sempre qualcosa che resta fuori dal quadro”». [Luigi Ippolito, Sette 4/2001].

È vero che i potenti russi sono tradizionalmente maschilisti. «E, a parte l’affascinante intellettuale Raissa Gorbaciova, le mogli dei leader sia comunisti che postcomunisti hanno sempre preferito un basso profilo, scontando anche il pregiudizio che non vuole le donne impicciarsi delle faccende dei maschi. La politica e gli affari in Russia si sono sempre decisi in contesti da “veri uomini”, a caccia, in sauna (magari con qualche signorina compiacente), a tavola».
[Anna Zafesova, La Stampa 31/5/2013]

VV, soprannome in Russia di Vladimir Putin, dalle iniziali di nome e patronimico Vladimir Vladimirovich. [Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 04/3/2012]


La volta che, nel 2007, durante un incontro con Angela Merkel, ben sapendo che la cancelliera ha il sacro terrore dei cani per un’aggressione subita in gioventù, Putin fece comparire all’improvviso il suo Labrador che iniziò ad annusare le gambe della Merkel. [Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 04/3/2012]

Da anni il presidente-primo ministro protegge caparbiamente la vita privata della famiglia. Le figlie hanno lasciato la scuola tedesca all’indomani della nomina a primo ministro e hanno proseguito gli studi a casa. La moglie Lyudmila dopo alcune apparizioni pubbliche all’inizio, è scomparsa. Si dice che abbia rotto con il marito; si parla di un divorzio e di un nuovo matrimonio segreto con la ex ginnasta Alina Kabayeva, dal quale sarebbe nato un bambino. [Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 04/3/2012]

Una ragazza, bella e giovane, siede davanti a un dottore. Ha lo sguardo basso e l’aria un po’intimidita: sta chiedendo consiglio su come affrontare la sua prima esperienza sessuale. Il medico la rassicura: «Se è per amore andrà tutto bene», poi si gira e sorridendo indica una foto che ritrae Vladimir Putin, primo ministro di Russia uscente e candidato, favoritissimo, alle elezioni presidenziali del 4 marzo. “Con lui potrà stare al sicuro”, conclude sorridendo. Il video termina con la donna che si dirige serena al seggio, mentre una voce fuori campo ricorda “Putin. La prima volta è solo per amore”. Questo spot preparato dai Nashi, i giovani sostenitori di Putin, non è che l’ultima trovata della campagna elettorale di Putin. [Micol Sarfatti, il Fatto Quotidiano 25/2/2012]
E allora le sue ancelle fedeli potranno avere le giuste ricompense, come la ginnasta Alina Kabaeva, considerata amante del premier, che già siede tra i banchi della Duma (il parlamento russo) o l’ex modella Yana Lapikova, sua fotografa ufficiale, che finalmente potrà ritrarre anche le stanze del Cremlino. [Micol Sarfatti, il Fatto Quotidiano 25/2/2012]
Lyudmila, Maria e Ekaterina: intorno alle tre donne del presidente, la moglie e le due figlie ventenni, i pettegolezzi (veri o falsi che siano, non è dato saperlo) non si risparmiano. Anche se chi osa metterli nero su bianco la paga. Come è successo alla giornalista del Moskovsky Korrespondent che osò domandare, durante una conferenza stampa a Villa Certosa, se fosse vero che Putin aveva una relazione con la ginnasta di 24 anni Alina Kabaeva. Putin ovviamente non rispose. Quello stesso giorno il Moskovsky Kommersant chiuse per “enormi perdite economiche”.
Nonostante quella vicenda, le voci sono continuate. Tra le più note quella secondo cui la moglie di Putin, Lyudmila, vivrebbe chiusa in un monastero, o quantomeno segregata in una casa di lusso vicino al monastero di Pskov, quasi al confine con l’Estonia. C’è anche chi ha parlato di una liaison tra Putin e l’ex spia russa Anna Chapman, arrestata negli Stati Uniti e coperta dal successo e dalla popolarità una volta tornata in patria.
Per tentare di fugare tutte queste voci nell’autunno del 2010 venne girato un video che ritraeva la coppia in casa, come una qualunque coppia, a compilare le schede del censimento. Forse per lo stesso motivo alle elezioni dello scorso marzo il premier uscente si è presentato in compagnia della moglie Lyudmila, dopo che alle legislative del 4 dicembre aveva votato da sola, a San Pietroburgo.
Mancavano però le due figlie. E qui il mistero si fa ancora più fitto, considerato che su di loro anche i pettegolezzi si fanno ancor più scarsi. Di Maria e Ekaterina, di 27 e 25 anni, non ci sono foto, e i nomi con cui sono conosciute sono probabilmente altri. Prima del primo mandato da premier del padre, nel 1999, Masha e Katya andavano alla scuola tedesca di Mosca, seguendo le orme del padre, per anni agente segreto nella Repubblica Democratica Tedesca.
Dopo, dicono le poche notizie reperibili, Maria avrebbe studiato biologia e Ekaterina studi asiatici all’Università statale di San Pietroburgo. Entrambe, secondo il gossip, avrebbero storie con fascinosi stranieri, una con un sudcoreano, Yoon Joon-won, figlio di un diplomatico, l’altra con un olandese, Jorrit Fassen, manager Gazprom.
Di certo non si sono mai viste neppure nelle cerimonie ufficiali. Non c’è da stupirsi: se l’ex hostess Lyudmila si è presentata al fianco del marito per il suo terzo insediamento al Cremlino non fece altrettanto in occasione della messa di Pasqua nella cattedrale di Cristo Salvatore. Putin, fervente cristiano ortodosso, era tra i banchi insieme all’amico e collega Dmitri Medvedev e a sua moglie Svetlana. Lyudmila non c’era. [Maria Elena Perrero, Blitz 8/5/2012]

Tra una settimana si terranno le elezioni presidenziali in Russia. Il 23 febbraio si è svolta una grande manifestazione a sostegno della candidatura del premier uscente Vladimir Putin. Trenta mila persone, secondo la polizia, hanno marciato per due chilometri lungo il fiume fino allo stadio Luzhniki dove si trovavano altri cento mila sostenitori. Tra gli ammiratori del primo ministro russo, in prima fila, erano presenti soprattutto donne, che indossavano pellicce o magliette con la scritta “Io voto Putin” e cuoricini dipinti con i colori della bandiera nazionale.
I sondaggi dicono che il 53 per cento delle donne russe è a favore dell’attuale primo ministro. E questo anche grazie a una campagna fortemente centrata sull’erotizzazione del corpo (politico) e sul culto della personalità che Vladimir Putin ha iniziato a costruire fin dal 2000, quando è stato eletto presidente della federazione russa dopo Boris Eltsin. Proprio in antitesi con la figura di Eltsin (che aveva una salute precaria e a cui piacevano alcol e sigarette), Putin si è mostrato invece come l’uomo che non beve, che caccia le balene, accarezza gli orsi, guida un aereo da guerra, fa molto sport e piace alle donne, secondo i più diffusi stereotipi machisti. Un uomo, insomma, dalla doppia onnipotenza: sessuale e politica.
Anche l’ultima campagna presidenziale di Putin vuole mettere in scena la sua virilità e dimostrare il sostegno che riceve dalle donne, meglio se giovani e belle. Nel 2011, nel video di una canzone, le immagini di Vladimir Putin seduto su una poltrona di pelle si alternano a quelle di due ragazze, una bionda e una mora. Il ritornello è: «Voglio un uomo come Putin pieno di forza, un uomo come Putin che non beve, un tipo come Putin, che non mi farebbe passare dei guai…».
In un’altra serie di video diffusi sui social network, sono invece delle ragazze (le “Putin girls”) a mettere a disposizione il loro corpo: si stracciano in piazza le magliette per l’”uomo forte della Russia”, lavano in costume da bagno le automobili per le strade di Mosca e, con addosso solo una camicia, gli preparano la torta di compleanno.
La campagna per le presidenziali di Putin si è rivolta esplicitamente anche ai giovani, invitati ad andare a votare al primo turno delle elezioni con lo slogan: “Votare per la prima volta è come perdere la propria verginità, la cosa importante è che la scelta sia quella giusta: Vladimir Putin”. Nelle immagini, pubblicate su perviiraz.ru, si vedono alcune ragazze che chiedono informazioni e consigli sulla loro “prima volta”. Le situazioni sono diverse: dal medico, alla cartomante e allo psicologo, ma la dinamica è sempre la stessa. Una giovane donna pone timidamente delle domande e chi le sta vicino risponde che la scelta deve essere fatta solo per amore. A quel punto compare l’immagine di Putin (su un calendario, su una carta o sulla copertina di Time del 2007, dove era stato scelto come “uomo dell’anno”) accompagnata dalle parole: “Con lui sarai al sicuro” o “Con lui starai per sei anni”. [Il Post 27/2/2012]

PUTIN E LE DONNE, EFFETTO SILVIO -
Ahiahiahi, Vladimir! Non per essere maligni, ma sembra proprio che stavolta l’amicizia con Silvio Berlusconi sia arrivata alle logiche conseguenze. La notizia che la 26enne Yana Lapikova, candidata tre anni fa al titolo di Miss Mosca, è diventata “fotografa personale” del premier non poteva passare inosservata. Dopo un fulmineo dilagare sui blog che seguono i pettegolezzi di corte, il 15 giugno anche il serissimo quotidiano Vedomosti ha dato una conferma “ufficiale” citando l’ufficio stampa del governo, anche se ha evitato di pubblicare le foto di Yana nella sua attività precedente di modella in lingérie – foto che peraltro sono ormai sui siti web di tutte le Russie, dopo che il blogger “drugoi” ne ha postata una collezione intera aggiungengone anche alcune scattate dalla stessa Lapikova, a dire il vero piuttosto insignificanti.
Ovviamente intorno al nome della bellissima Yana c’è ora un grande affannarsi di portavoce e consiglieri governativi che parlano delle grandi doti professionali della ragazza, che a quanto pare già da qualche tempo era entrata nello staff putiniano come stagista. E sarebbe ingeneroso mettere in dubbio a priori le sue capacità di fotografa (anche se nell’ambiente dei fotografi risulta sconosciuta). Probabilmente, se non ci fosse di mezzo la chiacchierata amicizia con il collega italiano, la scelta di Putin sarebbe passata quasi inosservata. Però l’effetto Silvio ormai è ineliminabile: tanto più che anche l’amico Vladimir, sia pure in modo molto diverso da Berlusconi, ha sempre voluto sottolineare la sua immagine virile, non mancando mai l’occasione per mostrarsi in contesti da supereroe macho – pilota d’aereo, atleta, domatore di tigri, cowboy, ecc. Inevitabili quindi i malignamenti della stampa, al punto che il portavoce del governo Dmitrij Peskov ha dovuto sbilanciarsi a dire che la ragazza “è una bravissima fotografa” e che “le assunzioni nello staff le facciamo senza distinzioni di genere, solo basandoci sulle qualità professionali”.
C’erano state anche parecchie voci intorno alle relazioni che il premier russo avrebbe intrattenuto con giovani donne più o meno conosciute e tutte provenienti dal mondo dello sport. Smentite all’inizio con ferocia – ricordate la scena alla conferenza stampa a villa Certosa, con Berlusconi che fa il gesto di sparare alla giornalista russa colpevole di aver fatto una domanda imbarazzante? – soprattutto quelle sul legame con la bella ginnasta olimpica Alina Kabaeva e sul possibile divorzio dalla moglie Lyudmila (smentito ancora una volta nell’ottobre scorso), le voci pian piano sono state lasciate circolare più liberamente, moltiplicandosi e insieme perdendo interesse. Ma fin qui si trattava di gossip sulla vita privata di un uomo potente, che non coinvolgeva (non in modo palese, quantomeno) il ruolo di presidente e poi di primo ministro. Con Yana Lapikova, invece, c’è uno scarto di stile: la signorina viene assunta nello staff senza titoli né meriti professionali evidenti; e se siamo ancora lontani dai fasti di Nicole Minetti – Yana non è in corsa per un posto alla Duma – la strada sembra essere quella. Anche i media russi, pur tenuti al guinzaglio, se ne sono accorti. [a. d., il manifesto 16/6/2011]

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Ludmilla Putina
Carlo Rossellla, Il Foglio 2/7/2000.

Il sole era già tramontato. Era caldo. Quasi 26 gradi, aveva detto la televisione. Dall’autobus numero 40 vidi scendere una donna. Capelli candidi, che contrastavano con l’abituccio nero. In mano una brutta borsa da viaggio. La ritrovai nel mio scompartimento. Con noi c’erano due viaggiatori. Un uomo dalla grande gobba e la sua compagna, kazaka, molto graziosa. Lui leggeva un libro sui computer. Lei ascoltava musica da un walkman. La signora dai capelli candidi fumava, guardava dal finestrino, tirava fuori le provviste dalla sacca. Beveva tè, faceva uno spuntino. All’improvviso mi parlò. Chiese di dove fossi. Saputo che venivo dall’Italia, cominciò a descrivermi Chieti, la città dove era stata 30 anni prima, ai tempi di Leonid Breˇznev. Il suo fidanzato era un funzionario del Pci e lei era andata a trovarlo. Mi confidò di lavorare al Cremlino, nell’impresa di pulizie. “Ora ci sarà molto da fare”, ridacchiò il gobbo. La donna non gli diede retta. Mi chiese cosa facessi. Non le rivelai la mia vera professione. “Commerciante, commerciante di televisori”. Il gobbo e la moglie scesero alla prima fermata. Restammo soli, io e Irina Ivanovna. Dal finestrino si vedevano le luci di qualche villaggio. “Vede, io torno a San Pietroburgo a trovare mia sorella”, cominciò a raccontarmi, “sta ad Artovo, proprio accanto alla casa dove un tempo abitava il nostro Vladimir Putin”.

Passandosi una mano tra i capelli candidi mi confidò di conoscere Volodia e sua moglie Ludmilla. “Vede”, spiegò, “quel triste condominio di Artovo è fatto di piccoli appartamenti. Quello di Vladimir Spiridionovic Putin e di Maria Ivanovna, i genitori del presidente, era di 60 metri quadri. Ci stavano con Volodia. E quando Ludmilla lo sposò andò a vivere lì, in una stanza di soli 22 metri quadrati. Lui aveva 30 anni e Ludmilla 25. Lei era hostess sulle linee interne dell’Aeroflot. Viveva a Kaliningrad. Aveva conosciuto Volodia tre anni e mezzo prima. Lui era da poco entrato al Kgb. Lavorava a Jasnevo, al Primo dipartimento, quello che spiava e spia all’estero. Lei era venuta in vacanza a Leningrado da un’amica. Erano state invitate da un giovanotto a un recital di Arkadij Raikin. Avevano appuntamento sulla Prospettiva Nevskij. Vi trovarono anche Volodia. Vestito come un burocrate, con un terribile abito marrone… Liuda e Volodia si rividero il giorno dopo. Lei era bella, allegra, portava i capelli biondi raccolti dietro la nuca. L’amico Sergej Rodulghin, violoncellista al teatro Kirov, li portò in giro con la Zhigulì. Lei gli raccontò la sua vita. Lui ammise solo di lavorare alla polizia criminale. Quelli del Kgb non potevano rivelare l’appartenenza al Servizio.

Prima di innamorarsi di Vladimir Vladimirovic, Liuda si era già innamorata di Leningrado. Kaliningrad era una città chiusa, proibita, buia. Lei voleva fare l’università, vedere il sole, il mondo, andare a teatro. Col teatro Volodia l’aveva conquistata. Era stato lui, le disse Rodulghin, a trovare gli impossibili biglietti per Arkadij Raikin. E lei disse a Rodulghin: ‘Questo è proprio l’uomo che può avere i biglietti per qualsiasi teatro’. Infatti Putin, su richiesta di Liuda, procurò anche quelli per il Music Hall di Leningrado e per il teatro del Lensoviet. Alla fine del breve soggiorno della hostess venuta da Kaliningrad, fecero un viaggio in metropolitana. Volodia, dopo averle stretto la mano, le passò un bigliettino col suo numero di telefono. Non l’aveva mai dato a nessuno. Lei strinse quel pezzetto di carta fra le mani. Era attratta da quello sguardo gelido e penetrante, da quei capelli biondi. Era proprio la persona adatta. L’uomo da sposare. Per noi russe, in quegli anni, il matrimonio serviva a risolvere molti problemi: andarsene dalla famiglia, dalla provincia, approdare alla grande città. Cambiare, forse in meglio. Per tre anni e mezzo continuarono a incontrarsi, a telefonarsi. Era più lei a prendere l’iniziativa. Volodia era impacciato; lei invece espansiva, simpatica, morbida, sexy, come dite voi occidentali. Una sera stavano a casa dei genitori di Volodia. E lui disse: ‘Amica mia, ora sai come sono fatto. In realtà non sono un uomo molto accomodante: taciturno, certe volte brusco, offensivo in alcuni casi. Insomma un compagno rischioso’. E continuò: ‘Penso che in tre anni e mezzo hai deciso tutto per te…’. Liuda pensò che la stesse lasciando e stesse cercando una scusa.

Era innamorata di lui e voleva sposarlo. Ci fu un attimo di silenzio. Poi Putin aggiunse: ‘Beh, insomma, mi avrai capito come sono. Voglio sposarti’. E fissò anche la data. Andarono a nozze tre mesi dopo, fecero un party in un bar galleggiante in mezzo alla Neva. Lei indossava un bell’abito bianco. Lui completo nero e cravatta a righe. Lo stesso vestito e la stessa cravatta messi alla festa per Masha, la primogenita. Vivevano, come le ho detto, in quel misero appartamento. Lui andava e veniva da Mosca. Lei studiava lingue: francese, spagnolo, portoghese. Era una secchiona. Sergej Rodulghin dice ora che Liuda ha un carattere deciso, che non ha paura della verità e che diventa asfissiante, col suo perfezionismo. Ludmilla Putina non aveva un carattere facile. Era molto decisa. Anche col marito, che pure era un bel tipo. Ed anche con la suocera Maria Ivanovna sapeva far prevalere i suoi principi. Quell’alloggio, dato al vecchio Vladimir Spiridionovic per meriti di guerra, era stretto. Un solo bagno e finestre minuscole. In quattro ci si muoveva a malapena. Ma Liuda voleva tutto in ordine. Prima di andare all’università puliva la casa, lavava, stirava, molto rapidamente.

E’ una donna che può rimanere in piedi tutta la notte e stare allegra e poi, la mattina, mettere in ordine l’appartamento e preparare la colazione. Questa era Liuda a Leningrado. Poi so che andò in Germania orientale con Volodia. Da quel momento la persi di vista”. Eravamo a metà del viaggio quando Irina Ivanovna si versò una tazza di tè e terminò il suo racconto. Avevo nella borsa il libro scritto da due giornalisti russi, intitolato “Conversazioni con Vladimir Putin”. Un’opera agiografica ma interessante, che lascia capire molto di lui e di lei. A Berlino avevo catturato altre notizie. Cominciai il mio racconto. “Vede Irina Ivanovna, anch’io, vendendo televisori, ho saputo qualcosa su Liuda. Prima di partire col marito per Dresda dovette subire un rigoroso esame psicofisico al Kgb. Avveniva per tutte le mogli. Solo allora si accorse che Volodia lavorava nei Servizi. Ne fu orgogliosa. Arrivarono a Dresda nel 1986, quando Michail Sergeevich era già passato dalla Staraja Ploshad al Cremlino. Ludmilla si era appena laureata. Masha aveva un anno e stavano aspettando Katia, la seconda bambina. ‘In Unione Sovietica c’era già la perestrojka, ma i tedeschi credevano ancora nel luminoso futuro comunista’ ricorda sempre Liuda Putina.

Il treno per San Pietroburgo era in ritardo. Camminai per piazza Komsomolskaia.

A casa Volodia non parlava del lavoro: al Kgb c’è sempre stata la regola di non confidarsi con la moglie. Vivevano in una dimora di servizio in un palazzo della Stasi. In tutto 12 appartamenti. Accanto al loro c’era quello del rezident del Gru, lo spionaggio militare sovietico. Gli altri erano occupati da dipendenti della sicurezza statale della Rdt. L’ufficio di Volodia era a pochi metri da casa. Dalle sue finestre vedeva Liuda e le bimbe giocare in giardino. A mezzogiorno Putin pranzava con la famiglia: bortsch, blinis e altri manicaretti preparati da Liuda. La sera stavano con amici russi o tedeschi: ascoltavano musica, parlavano di Mosca. Liuda aveva imparato bene il tedesco e ne era felice. A volte passeggiavano con le bambine in centro, nella città barocca, tra la Theaterplatz e la terrazza di Bruhe. Oppure al parco di Plinitz. Nei fine settimana andavano fuori con la loro Zhiguli di servizio. Mangiavano salsicce, bevevano birra. Erano ingrassati. Liuda era contenta dei negozi, molto più forniti che a Leningrado, dei viaggi a Berlino Ovest, della relativa prosperità. Avevano messo da parte dei soldi per comprarsi una Volga. Ma sognavano comunque di tornare a casa. Soprattutto perché, ha ricordato Liuda, ‘il clima politico con i tedeschi era cambiato’. Frau Putin era una sostenitrice della perestrojka ma le dispiaceva quel crollo inarrestabile della piccola Germania di Pankow. Avevano molti cari amici nella Stasi.

Dopo il crollo del Muro pianse nel vederli restare senza lavoro, messi al bando. Ancora adesso se ne dispiace: ‘Per loro era il crollo della vita, delle idee in cui avevano creduto, della carriera’. Ricorda Liuda: ‘La perestrojka e tutto quello che accadde nel 1986-’89 l’abbiamo visto in Germania alla tv. Quando siamo tornati a casa abbiamo trovato le stesse terribili code, il razionamento, gli scaffali vuoti. Passavo da un negozio all’altro. Tutti i soldi erano stati divorati dall’acquisto della Volga. I nostri vicini ci hanno dato la loro lavatrice di 20 anni. L’abbiamo portata con noi e ci ha servito ancora per cinque anni’. Con l’ingresso di Putin nell’entourage del sindaco di Leningrado, Anatolij Sobciak, le condizioni di vita della coppia fecero un grande balzo in avanti. Andarono ad abitare in una villetta a 100 km dalla città. Ma dopo un mese e mezzo la casa andò a fuoco. Lei prese la disgrazia con filosofia. Capì che né la casa né i soldi né le cose valgono grossi sforzi. Perché tutto può andare a fuoco in un attimo. Nemmeno la fulminante carriera del marito ha mai stupito questa pratica massaia russa: ‘Ho sempre creduto che a Volodia potesse succedere così’. Lei è sempre stata ottimista, bella e ottimista. Una bellezza da film russo degli anni Settanta, come le ragazze di ‘Mosca non crede alle lacrime’.

Elegante, nonostante gli abiti di allora: tailleur con le maniche accorciate in casa, calze di nylon autarchico, camicette del Gum fatte ricamare a fiorellini dalle babuske. Ai ricevimenti di Dresda si faceva notare. Portava vestiti scuri, un po’ attillati, per mettere in risalto il corpo appetitoso, da hostess di linea aerea. Anche nei ricevimenti in casa sistemava le posate e tutto il resto con la perfezione, un po’ maniacale, appresa alla scuola dell’Aeroflot”. Il treno si stava avvicinando a San Pietroburgo, già si vedevano i lampioni della periferia. Passò il capotreno. Ci fu del chiasso, non mi accorsi che Irina Ivanovna aveva ricominciato a parlare. “Lei sa su Liuda e Volodia cose che non tutti i russi sanno. Ma voglio dirle altre cose. Io ho pulito la scrivania di Leonid Jliˇc, di Jurij Vladimirovic, di Mikail Sergeevich, di Boris Nikolaeviˇc e ora di Vladimir Vladimirovic. Breˇznev, Andropov, Gorbaciov e Eltsin non tenevano in ufficio i ritratti dei familiari. Putin ha quello della moglie e delle figlie. Lei, nella foto, ha i capelli corti, tagliati da Irina Baranova, la pettinatrice di Naina Eltsina. Liuda dice che Irina è bravissima. Liuda ama le camicette di Escada, il suo stilista preferito. Prima le mogli dei dirigenti si vestivano nella ‘sezione chiusa’ dei magazzini Gum. Ora vanno nei negozi. Liuda ci va per ingannare il tempo.

Porta con sé il piccolo Toska, il barboncino bianco che Putin non adora. Ma il cane le fa compagnia. Da mattino a notte lei aspetta Volodia. Legge. Guarda la tv. Sta con le figlie. Telefona agli amici. Ha nostalgia di San Pietroburgo. E come non averne! Caro amico, si goda questa città, è unica al mondo”. La donna dai capelli bianchi prese la sua sacca e fece per andarsene. Prima di stringerle la mano le regalai il libro intervista di Putin. “Lo conosco, l’ho letto”, disse interessata Irina Ivanovna. “Anch’io, come lei, ho preso da lì molti dei fatti che le ho raccontato. Ma le voglio dire qualcosa in più. Naina Eltsina e Tatiana Diatchenko venivano al Cremlino, cenavano con Boris Nikolaeviˇc, Borodin e altri della ‘famiglia’. Montagne di pelmeni col pesce e di crêpe con la panna. E poi giù vino e vodka e cognac. Liuda al Cremlino non si vede, se non nelle manifestazioni ufficiali, e lui beve solo acqua. E’ cambiato tutto. Lei è diversa perfino da Raissa Gorbaciova, che si impicciava di politica 24 ore su 24. E soprattutto è bella, giovane, fresca, saggia. Proprio di Raissa le voglio parlare. Quando Michail Sergeevich andò all’estero per la prima volta, si portò la moglie. Un viaggio a Londra. Lei voleva vedere la regina e andare a Palazzo; passò dai grandi magazzini e con le carte di credito comprò tante belle cose. Nella Russia sovietica queste spesucce non furono gradite. Facevano tutti la fila e non avevano nulla.

Quando Putin è andato a Londra nell’aprile scorso non si è portato Liuda, perché si è ricordato di quella storia spiacevole. Liuda era triste, ma alla fine ha capito. Avrebbe voluto andare almeno a Roma, ma anche lì niet. ‘C’è un tempo per tutto’ le spiegò Volodia. Poi l’ha voluta con sé in Spagna e in Germania, dove ha sfoggiato tailleur color pesca e un eccellente spagnolo, un eccellente tedesco. Un’altra volta l’aveva portata con sé, però in Cecenia, tre settimane prima di Capodanno. Le disse: ‘Vado in Cecenia, vieni con me?’. ‘Come faccio a lasciare le bambine? Se succede qualcosa che faranno?’, pensò lei. Vede, noi donne russe contiamo sino a 10 per dire sì o no alla proposta del marito. Disse di sì. La delegatia era composta tutta di uomini, tranne la moglie di Patrusev, il direttore del Servizio di sicurezza federale. Arrivarono a Makhachkala e poi, a bordo di tre elicotteri, si trasferirono a Gudermes. Il pilota, a causa della nebbia, decise di non atterrare. Erano le undici e quaranta di notte. Mancavano venti minuti al Capodanno. Tutta la Russia era già ubriaca. A mezzanotte stapparono spumante in elicottero, fra le nubi. Non c’erano bicchieri e bevvero direttamente dalle bottiglie, due per tutti. Al ritorno a Mosca andarono a salutare Boris Nikolaeviˇc. Liuda lo vedeva per la seconda volta. E come la prima, il presidente era nei fumi della vodka”. La “stazione di Mosca”, così si chiama la stazione di San Pietroburgo, era deserta. La notte era fresca. Accesi la tv all’Hotel Astoria. Davano un vecchio film degli anni di Stalin. Lui era un operaio, lei un’impiegata. Si baciavano sulle rive della Neva, mentre i tedeschi assediavano Leningrado e le tracce dei proiettili illuminavano il cielo.

P.S. Irina Ivanovna è nom de plume.

Ludmilla Putina • E’ nata a Kaliningrad. Ha 43 anni e ha studiato lingue straniere. Ha lavorato come insegnante, poi è stata hostess dell’Aeroflot. Ha incontrato suo marito, l’attuale presidente russo Vladimir Putin, a Leningrado. Nel 1985 lo ha seguito in Germania orientale, a Dresda, dove era stato inviato dal Kgb. Ludmilla e Vladimir sono rientrati in Russia nel 1990. Hanno due figlie di 13 e 14 anni, Masha e Katia. Divenuta First Lady, non ha abbandonato il suo stile estremamente riservato; ha dichiarato di “non interessarsi di politica”.

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Per la serie amanti in copertina, parliamo oggi di Alina Kabaeva, ginnasta russa molto ma molto vicina al presidente russo Putin, che ha raggiunto la notorietà in questo 2010, che si chiude con la copertina a lei dedicata da Vogue Russia, che ha suscitato molte polemiche. Andiamo a scoprire chi è Alina.
Nata nel 1983, Alina Kabaeva vanta origini uzbeke, ma fin da piccola ha sempre difeso i colori della Russia nella ginnastica artistica, di cui è stata una delle più importanti protagoniste, con due medaglie olimpiche (bronzo a Sydney 2000 e oro ad Atene 2004). Nel suo passato c’è però anche una medaglia tolta per doping nel 2001.
Detto dei suoi risultati sportivi, Alina in patria è molto più famosa però come personaggio pubblico. La sua carriera si è divisa tra modella e attrice, una volta abbandonato lo sport, almeno fino al 2007, quando è stata eletta nella Duma tra le fila dei sostenitori di Putin, di cui diventa subito grande amica. Anche troppo, secondo i giornali, che parlano subito di una relazione amoroso tra i due.
Le voci si fanno addirittura più insistenti nel 2009, quando la Kabaeva rimane incinta. I giornali e i siti scandalistici riportano subito i sospetti che il padre del bambino, nato nel dicembre 2009, sia nientemeno che Putin stesso. Si parlava anche di un fantomatico matrimonio riparatore. Ad oggi tutti ormai ritengono che il figlio sia effettivamente suo, anche se, è bene chiarirlo, il presidente e i suoi portavoce hanno sempre smentito tutto, bollando le voci come puro non-sense. In ogni caso Alina si gode la popolarità, e la copertina di Vogue Russia sembra solo l’inizio.
[Mario Bello, Qnm.it 14/12/2010]


LA MOGLIE INVISIBILE DI PUTIN DA’ CONSIGLI SULLE COPPIE IN CRISI
Alcuni dei consigli contenuti nei filmati andrebbero certamente bene per il suo matrimonio visto che per un anno nessuno l’ha vista assieme al marito e i giornali si sono sbizzarriti sulla possibile amante di lui. Lyudmila Putina, moglie del primo ministro russo, è ricomparsa da poco sulla scena e nei giorni scorsi ha addirittura presentato una serie di conversazioni di uno psicologo familiare volte a salvare i matrimoni in crisi. Undici colloqui di 90 minuti con una terapista condotti da un noto pre­sentatore televisivo. Sei dvd dal titolo che si richiama alle favole: «Felici e contenti. Tutto sull’uomo, la donna e la famiglia». Un tentativo più che apprezzabile da parte della fondazione presieduta dalla stessa moglie di Vladimir Putin di aiutare quelle quattrocentomila cop­pie che ogni sei mesi divorziano in Russia. Per non parlare dei milioni di famiglie nelle quali la violenza è all’or­dine del giorno: ogni anno nel Paese 14 mila donne vengono ammazzate dai loro congiunti (in Italia sono 200 e negli Stati Uniti 1500). La sorpresa viene dal fatto che sia proprio la Putina a occuparsi delle fa­miglie in crisi. Dopo 25 anni, si dice che il matrimonio tra l’ex presidente e Lyudmila sia in gravi difficoltà. A mag­gio, in occasione del compleanno del patriarca, la signora Putin è ricompar­sa a fianco del marito dopo 12 mesi. Lui è in tv un giorno si e l’altro pure. E non solo mentre svolge i normali com­piti di primo ministro, ma anche men­tre pesca a torso nudo, spara alle tigri (solo proiettili con sonnifero) guida un jet o scende sott’acqua in un bati­scafo. Lei, per mesi, niente. I giornali non pubblicano una riga sulla ex ho­stess o sulle due figlie della coppia, Ma­ria, 23 anni e Ekaterina, 21 che studia­no biologia e giapponese a San Pietro­burgo. Lyudmila è talmente «inesisten­te » che la sua dichiarazione dei redditi è vuota: non ha proprietà, non ha ri­sparmi, non dispone di alcun reddito. Un giornale, Moskovskij Korrespon­dent , ha provato a scavare nella vita privata dei Putin e nell’aprile dell’an­no scorso ha pubblicato in prima pagi­na un articolo nel quale si sosteneva che Putin aveva abbandonato la mo­glie e si stava per sposare con la bella ex ginnasta Alina Kabayeva, votata donna più sexy di Russia dai lettori di un settimanale. Il quotidiano, di pro­prietà di un oligarca che ci teneva a mantenere i buoni rapporti con il Cremlino, venne chiuso da un giorno all’altro. La giornalista che in Sarde­gna si azzardò a fare una domanda sul tema durante la conferenza stampa di Putin e Berlusconi si prese una finta mitragliata dal nostro premier e l’accu­sa di Putin (che la fece scoppiare in la­crime) di intromettersi nella vita pri­vata altrui «con il naso moccioloso e con le proprie fantasie erotiche». Quat­tro mesi fa diversi media russi hanno dato la notizia che Alina aveva partori­to. Ma lei, che da parecchio tempo non si vedeva in giro, ha smentito tut­to ed è ricomparsa in pubblico snella come sempre.
[Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 30 agosto 2009]

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LA MOGLI INVISIBILE DI PUTIN DA’ CONSIGLI ALLE COPPIE IN CRISI

Alcuni dei consigli con­tenuti nei filmati andrebbero certa­mente bene per il suo matrimonio vi­sto che per un anno nessuno l’ha vista assieme al marito e i giornali si sono sbizzarriti sulla possibile amante di lui. Lyudmila Putina, moglie del pri­mo ministro russo, è ricomparsa da poco sulla scena e nei giorni scorsi ha addirittura presentato una serie di conversazioni di uno psicologo fami­liare volte a salvare i matrimoni in cri­si. Undici colloqui di 90 minuti con una terapista condotti da un noto pre­sentatore televisivo. Sei dvd dal titolo che si richiama alle favole: «Felici e contenti. Tutto sull’uomo, la donna e la famiglia».
Un tentativo più che apprezzabile da parte della fondazione presieduta dalla stessa moglie di Vladimir Putin di aiutare quelle quattrocentomila cop­pie che ogni sei mesi divorziano in Russia. Per non parlare dei milioni di famiglie nelle quali la violenza è all’or­dine del giorno: ogni anno nel Paese 14 mila donne vengono ammazzate dai loro congiunti (in Italia sono 200 e negli Stati Uniti 1500). La sorpresa viene dal fatto che sia proprio la Putina a occuparsi delle fa­miglie in crisi. Dopo 25 anni, si dice che il matrimonio tra l’ex presidente e Lyudmila sia in gravi difficoltà. A mag­gio, in occasione del compleanno del patriarca, la signora Putin è ricompar­sa a fianco del marito dopo 12 mesi. Lui è in tv un giorno si e l’altro pure. E non solo mentre svolge i normali com­piti di primo ministro, ma anche men­tre pesca a torso nudo, spara alle tigri (solo proiettili con sonnifero) guida un jet o scende sott’acqua in un bati­scafo. Lei, per mesi, niente. I giornali non pubblicano una riga sulla ex ho­stess o sulle due figlie della coppia, Ma­ria, 23 anni e Ekaterina, 21 che studia­no biologia e giapponese a San Pietro­burgo.
Lyudmila è talmente «inesisten­te » che la sua dichiarazione dei redditi è vuota: non ha proprietà, non ha ri­sparmi, non dispone di alcun reddito. Un giornale, Moskovskij Korrespon­dent , ha provato a scavare nella vita privata dei Putin e nell’aprile dell’an­no scorso ha pubblicato in prima pagi­na un articolo nel quale si sosteneva che Putin aveva abbandonato la mo­glie e si stava per sposare con la bella ex ginnasta Alina Kabayeva, votata donna più sexy di Russia dai lettori di un settimanale. Il quotidiano, di pro­prietà di un oligarca che ci teneva a mantenere i buoni rapporti con il Cremlino, venne chiuso da un giorno all’altro. La giornalista che in Sarde­gna si azzardò a fare una domanda sul tema durante la conferenza stampa di Putin e Berlusconi si prese una finta mitragliata dal nostro premier e l’accu­sa di Putin (che la fece scoppiare in la­crime) di intromettersi nella vita pri­vata altrui «con il naso moccioloso e con le proprie fantasie erotiche». Quat­tro mesi fa diversi media russi hanno dato la notizia che Alina aveva partori­to. Ma lei, che da parecchio tempo non si vedeva in giro, ha smentito tut­to ed è ricomparsa in pubblico snella come sempre.
[Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 30 agosto 2009]


«Putin in love» diventa un film. Corriere della Sera 5 febbraio 2008.
MOSCA – Manca solo che qualcuno proponga di farlo santo. Per il resto il mito di Vladimir Putin ha ormai raggiunto livelli parossistici in Russia, proprio alla vigilia delle elezioni nelle quali lui passerà (almeno formalmente) il potere di presidente al delfino designato Dmitrij Medvedev.
Ieri è stato annunciato che il 14 febbraio, giorno degli innamorati, uscirà un film sulla prima coppia di Russia: «Un bacio non per la stampa». La storia romantica di Vladimir e Lyudmila, anche se i personaggi hanno un altro nome. Non andrà nelle sale cinematografiche ma sarà distribuito in DVD, per raggiungere tutte le case del paese, anche nelle zone dove non esistono cinema.
Un’operazione che fa tornare in mente il famoso «culto della personalità» ai tempi di Stalin. Del quale, per inciso, ci fu chi chieste la beatificazione al patriarca ortodosso.
Il film su Putin e la moglie è stato prodotto da Anatolij Voropayev che è stato a lungo vice governatore delle regioni di Tula e poi di Stavropol. «Volevo fare un’opera su un uomo di Stato di alto rango, un personaggio astratto visto in famiglia, fuori dalle occasioni ufficiali», ha raccontato all’Ansa. Solo che per il protagonista ha scelto il cognome Platov, che era quello in codice che venne assegnato al giovane Putin quando questi frequentava l’accademia del KGB di Mosca. Platov nel film è un giovane di San Pietroburgo ambizioso, sportivo (amante del sambo, una sorta di judo), che parla bene tedesco. Di lui si innamora una giovane hostess, Tatyana. Si sposano, hanno due figlie, vivono per un certo periodo in Germania, poi tornano in patria. Lui fa carriera, fino a diventare presidente.
Nella pellicola, musicata da un italiano che vive a Mosca, Luigi Tonet, si insiste molto sulle «difficoltà» che incontrano nella loro vita due personaggi così celebri. E sul disagio di lei, che non ama stare alla luce dei riflettori. Gli amici di Ludmyla hanno raccontato che nel 1999, quando il marito le comunicò che Boris Eltsin si era dimesso e che lui sarebbe diventato presidente scoppiò a piangere. Aveva capito che la loro vita privata era finita. Poco dopo anche le due figlie subirono gli effetti della carriera del padre. Furono costrette a lasciare la scuola tedesca che frequentavano e iniziarono a studiare privatamente a casa. In una scena del film i coniugi Platov sono in campagna con le figlie. E lui dice: «Finalmente soli». Poi l’inquadratura si apre e compaiono le guardie del corpo appostate dietro agli alberi.
La vita di Putin è stata resa un pochino più drammatica, con l’inserimento di un fallito attentato e di un incidente alla moglie. Per il resto, ricorda molto i documentari che mostravano alle folle osannanti il Piccolo Padre con in braccio la figlia Svetlana; l’Uomo di ferro che incontrava i contadini; il Grande Statista che fumava pacificamente la pipa.
Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 5 febbraio 2008