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 2013  giugno 07 Venerdì calendario

UNA POLIZIA EUROPEA CHE NON RISPONDE A NESSUN PARLAMENTO


In Rete i “no global” la definiscono la nuova Gestapo, la Stasi dell’Unione Europea, l’Ovra del Terzo millennio, il Kgb col berretto blu. E si dice che sia intervenuta a reprimere le proteste di piazza dei greci contro le pesanti misure sociali decretate dal governo ellenico.
Ma che cos’è veramente Eurogendfor, la forza di gendarmeria europea nata su iniziativa di Italia, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo (oggi ne fa parte anche la Romania) con il trattato di Velsen del 2007 e ratificata nel 2010? Ed è vero che in essa si scioglierà, nel 2014, un corpo molto amato come l’Arma dei Carabinieri? Ed è corretta la percezione che si tratti di una polizia militare che non risponde ai parlamenti, ma solo a organismi intergovernativi privi di legittimazione?
Per rispondere ai molti quesiti e fare piazza pulita di tante leggende siamo riusciti a vincere la cortina di riservatezza che circonda Eurogendfor e a entrare per la prima volta nella sede europea di questo corpo multinazionale che può contare su una forza di 800 “gendarmi” mobilitabile in 30 giorni, più una riserva di altri 1.500; una forza preorganizzata, robusta e rapidamente schierabile, composta esclusivamente da elementi delle forze di polizia con status militare, al fine di svolgere tutti i compiti di polizia nell’ambito delle operazioni di gestione delle crisi.
La sede è alla caserma “Generale Chinotto” di Vicenza, una città che ospita anche la base americana di Camp Ederle, così come (sempre alla caserma di Eurogendfor) i reparti del Centro di eccellenza per le unità di polizia di stabilità (Center of Excellence for Stability Police Units, Coespu). Il comandante di Eurogendfor, l’olandese Cornelis Kuijs, ha accettato di farsi intervistare.

“Bufale” e non. La prima cosa che il colonnello chiarisce lascia sorpresi e perplessi: «Noi come Eurogendfor non siamo parte dell’Unione Europea e delle sue istituzioni. Tanto che le stelle dell’Unione, che figuravano inizialmente nel nostro simbolo e nello stemma che portiamo sulla divisa, sono state tolte. Eurogendfor nasce da un trattato intergovernativo siglato finora da sei Stati. E siamo formati da quei Paesi nei quali la polizia ha lo status militare: i Carabinieri italiani, la Gendarmerie francese, la Guardia Civil spagnola, la Guardia Nacional portoghese, la Marechaussée olandese e la Jandarmeria romena», esordisce Kuijs.
Già questo pone un problema: perché non ne fanno parte Stati chiave dell’Ue come Germania e Regno Unito? «Perché la Germania, con l’esperienza del nazismo, non vuole più sentir parlare di forze di polizia con status militare. E anche in Gran Bretagna è la stessa cosa», spiega Kuijs. Eurogendfor nasce infatti nel 2004 su impulso del ministro francese Michèle Alliot-Marie (che si sarebbe poi distinta per il pugno di ferro durante gli scontri nelle banlieu) e del ministro della Difesa Antonio Martino (governo Berlusconi).
Ma se non è una istituzione dell’Ue, chi comanda Eurogendfor? «Eurogendfor risponde a due organi centrali, uno politico e uno tecnico. Il primo è il comitato interdipartimentale di alto livello, chiamato “Cimin”, acronimo di “Comité Interministériel de haut Niveau”, composto dai rappresentanti dei ministeri degli Esteri e della Difesa aderenti al trattato. L’altro è il “Quartier generale permanente” o Phq, composto da 16 ufficiali e 14 sottufficiali (di cui rispettivamente 6 e 5 italiani). I sei incarichi principali (comandante, vicecomandante, capo di Stato maggiore e sottocapi per operazioni, pianificazione e logistica) sono ripartiti a rotazione biennale tra le varie nazionalità, secondo i criteri per la composizione delle forze multinazionali», replica il colonnello Kuijs. Il quale sottolinea il fatto che Eurogendfor «non può intervenire nella vita interna degli Stati membri ma solo in contesti di crisi extra-Ue. È quanto abbiamo fatto in Bosnia, ad Haiti e in Afghanistan, dove sono morti tre nostri uomini». I teatri di intervento sono quelli di crisi tipici dei Caschi Blu dell’Onu: «Potremmo intervenire in chiave di stabilizzazione e di training della polizia locale, se ce lo chiedesse l’Ue, la Nato, o l’Osce, in contesti come il conflitto israelo-palestinese o in Libano, in Libia, in Mali, in Siria, in Georgia e Mongolia. Ma non in ambito europeo».

La polizia della crisi. I 35 specialisti da 6 nazioni che operano nella base operativa di Vicenza monitorano continuamente la situazione internazionale e le minacce alla sicurezza, pronti a mobilitare centinaia di uomini provenienti dai reparti scelti e immediatamente operativi: «I Caschi Blu dell’Onu hanno bisogno di training, noi no. Siamo 10 volte più veloci», dice con fierezza il comandante Kuijs. Il colonnello nega che gli squadroni di Eurogendfor siano stati presenti negli scontri greci, ma una fonte di alto livello dell’Arma dei Carabinieri che non vuole essere citata spiega: «È invece possibile che ci fossero, come osservatori, a fianco della polizia greca. Il nodo è che molti governi europei temono le forti tensioni sociali derivanti dalla crisi e hanno creato un programma, deciso in segreto e con un codice, per mantenere la sicurezza in Europa. È evidente che per fare questo serve un coordinamento tra le forze di polizia militare». Secondo questa fonte, «si prevedono pesanti tensioni sociali a settembre: la protesta greca e spagnola, i recenti tumulti in Svezia, la decapitazione del soldato a Londra, tutto questo mette in allarme i governi. Se l’Ilva chiude, cosa può generare la perdita di 40.000 posti di lavoro? Situazioni di questo tipo hanno indotto i governi a siglare un patto segreto. E a Eurogendfor è affidata l’operatività». L’ufficiale dei Carabinieri si spinge oltre: «Di questo scenario hanno parlato anche il Papa e Angela Merkel. E il Pontefice, quando affermava che la realtà si comprende dalle periferie, lanciava un segnale. C’è la percezione diffusa, nelle cancellerie europee, di una situazione esplosiva, di una disarticolazione del tessuto sociale. E allora servono organi di intelligence, pianificazione e intervento, come Eurogendfor». Tutto lecito, forse. Ma inquietante.