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 2013  giugno 07 Venerdì calendario

CHI HA PAURA DELLE SIGNORE GRANDI FIRME?


I ricordi degli inviati sono di solito un po’ deludenti. Non è il caso delle memorie di Gino Nebiolo (Il giro del mondo in 50 anni, edito da Cairo), che è stato una firma del Tg1 e che fu poi travolto da quello che lui stesso chiama «terremoto P2» (e, nel libro, racconta come andarono le cose). Nebiolo è un ritrattista e uno dei suoi ritratti più riusciti è quello di Oriana Fallaci, della quale fu amico e collega. La grande giornalista non aveva (è noto) un carattere facile. Nebiolo racconta di una volta alla Fiera del Libro di Francoforte, ai tempi dell’uscita di Insciallah, quando la scrittrice si arrabbiò con la Rizzoli, la sua casa editrice, perché nello stand campeggiava una gigantografia di Enzo Biagi mentre di lei non c’era nemmeno una fototessera (i due autori erano i cavalli di razza della Rizzoli dell’epoca: anni Novanta). Così Oriana si sfogò con Nebiolo: «Pensa che Rizzoli mi ha fatto l’oltraggio di esporre nel suo stand il ritratto di Biagi a dimensione naturale su cartone ritagliato! A colori! Ho cercato il mio, di ritratto, hanno inventato scuse. Non gli era nemmeno passato per la testa che esisto anch’io e con ogni libro gli portò un mucchio di soldi!».
Potete immaginare la furia con la quale la giornalista si abbatté sopra i poveri funzionari editoriali prima di ripartire per New York, dove viveva.

penne all’arrabbiata. Eppure, come racconta Nebiolo, la donna che intervistò i grandi della Terra (compresi alcuni tiranni sanguinari) senza nessun timore reverenziale, questa donna che combatté tutte le guerre del suo tempo per raccontarle, era terrorizzata da una cosa. Di che cosa aveva paura Oriana Fallaci? Delle recensioni. E soprattutto delle recensioni delle altre Signore Grandi Firme. Camilla Cederna, a esempio, che all’uscita di Insciallah aveva velenosamente annunciato: «E ora sta per scoppiare il grande evento editoriale dell’anno, il suo nuovo romanzo che le è costato cinque anni di fatica, e che è già prenotato a scatola chiusa in tutto il pianeta... Un nuovo Guerra e pace viene definito dai pochi rizzoliani che l’hanno letto... Il suo enorme successo Oriana lo ebbe in America. Infatti quel che fece in Italia non fu granché degno di nota». (E questa è una bugia bella e buona perché, come ricorda Nebiolo, con le sue interviste ai potenti pubblicate dall’Europeo la Fallaci aveva cambiato la faccia al giornalismo italiano e lo aveva sprovincializzato, mentre con Lettera a un bambino mai nato aveva sbancato le librerie: un milione di copie).

la nuova liala. Natalia Aspesi andò, invece, sul personale: Oriana è «troppo inquieta, narcisista, eccellente nel suo mestiere, troppo famosa, riverita, temuta, perché gli innamorati si assoggettino a lei: che lei si assoggetti a loro è impensabile». Gli uomini non furono da meno. Giorgio Bocca definì Niente e così sia «una melassa lagrimogena» e la soprannominò O-Liala Fallaci.
La vita di Oriana Fallaci fu, per certi versi, tragica ma se ne potrebbe trarre una bellissima commedia. Con una scena così. Un giorno Nebiolo le disse che scriveva alla Dumas e lei rispose: «È quello che avrei sempre voluto essere, un Dumas femmina». La quinta moschettiera.