Massimo Gaggi, Corriere della Sera 07/06/2013, 7 giugno 2013
DAI DRONI ALLA SANITA’, COSI’ CAMBIA
iROBOT - Dopo tanti annunci, l’era dei robot sta arrivando. Dai droni della Cia, che sono aerei-robot, all’auto che si guida da sola di Google, passando per i treni con un computer per macchinista, l’automazione è ormai ovunque e sostituisce sempre più il lavoro dell’uomo: processi che dalle catene di montaggio delle fabbriche si espandono ormai agli ospedali, agli uffici e perfino alle casse dei supermercati.
Eppure iRobot, l’azienda di Boston pioniere di queste tecnologie, è in difficoltà. Creata 13 anni fa da professori e studenti del Massachusetts Institute of Technology, la società che ha mandato i suoi soldati meccanici a cercare Osama bin Laden nelle caverne afghane di Tora Bora, che ha disinnescato tante bombe coi suoi artificieri cingolati e che ha liberato milioni di donne dall’incubo delle pulizie domestiche con il Roomba, il robot-aspirapolvere grosso come un frisbee, da un po’ di tempo perde colpi: l’anno scorso il fatturato è calato del 6 per cento e la società ha dovuto eliminare più di 120 dipendenti.
Effetto della fine della guerra in Iraq e dell’inizio del ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan: iRobot, che si era abituata a mettere insieme quasi metà del suo fatturato con le commesse del Pentagono, nel 2012 ha visto calare i suoi proventi del settore militare del 57 per cento e la flessione continuerà anche quest’anno. La società sta sperimentando altri prodotti per la difesa, come un mini carro armato dotato di fotocamere e di un braccio meccanico, ma i suoi manager sanno che è venuto il momento di concentrarsi sempre più sui robot civili.
Un caso interessante, quello di iRobot, che mostra gli effetti distorsivi delle generose commesse pubbliche. Finché ha fatto il bilancio grazie al Pentagono, iRobot ha continuato a vendere i Roomba, senza alcuno sforzo commerciale o d’innovazione: prezzo uguale per tutti e apparecchi di un unico modello venduti insieme agli aspirapolvere tradizionali. Senza nemmeno provare a rendere riconoscibile il prodotto «intelligente», capace di pulire la casa da solo, grazie a un piccolo computer collegato a sensori capaci di evitare ostacoli e scale e di capire quali punti della casa sono già stati puliti.
Perse le commesse militari, ora i manager di iRobot stanno recuperando terreno sviluppando nuovi modelli, più sofisticati (e più costosi), del Roomba, che ormai esiste anche in versione «sottomarina», per la pulizia delle piscine. La società, poi, esporta di più. Soprattutto in Giappone, primo mercato al mondo per la robotica.
Ma la vera scommessa di iRobot è quella della sanità: la società sta introducendo sul mercato Rp-Vita, una specie di infermiere elettronico. Un robot alto un metro e mezzo dotato di telecamere, strumenti di misurazione e perfino di uno stetoscopio, governato dal medico lontano con un iPad. È questo il futuro dell’automazione, ammesso che i pazienti, e soprattutto gli anziani, accettino di farsi curare da un androide? Non è certo una buona cura per la solitudine, ma l’intelligenza artificiale in corsia ha dalla sua la convenienza economica. In Giappone questa rivoluzione dei controlli medici è già iniziata.
Massimo Gaggi