Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 07/06/2013, 7 giugno 2013
SENZA PARIGI E LONDRA NON CI SARÀ L’ESERCITO DELL’UE
Nelle scorse settimane l’istituto di ricerca svedese Sipri ha reso pubblico il proprio annuario sulle spese militari che, tra i suoi dati salienti, registra l’ennesimo calo di tali spese in Europa. Per quanto evidentemente legato alla crisi, questo fenomeno si scontra con due considerazioni: la prima è che altrove (dal Nord Africa al Medio Oriente fino all’Asia-Pacifico) si registra invece un aumento costante e significativo. La seconda ci riporta invece all’Europa, laddove la diminuzione dei fondi per la Difesa determina la progressiva perdita di capacità operative. Il «Vecchio continente» sembra dunque a un bivio: o unisce le proprie forze (Armate) oppure è destinato a perdere una qualsiasi rilevanza militare. Fondamentale potrebbe perciò essere il Consiglio europeo del prossimo dicembre, interamente dedicato a questi temi. Riuscirà allora l’Europa a varare delle politiche di Difesa comuni efficaci o, vittima dei particolarismi, dovremo rassegnarci a una sua marginalizzazione sulla scena internazionale?
Giovanni Martinelli
giova.mart@tin.it
Caro Martinelli, al Festival dell’Economia di Trento, dove è stato intervistato da Ferruccio de Bortoli e Tito Boeri, il presidente del Consiglio ha risposto ad alcune domande del pubblico, fra cui una che proponeva la cancellazione di alcune recenti commesse militari. Enrico Letta ha risposto che il miglior modo per risparmiare, in materia di forze armate, è quello di mettere in cantiere la creazione di un esercito europeo. Gli europei non possono permettersi di essere assenti nelle crisi che li concernono e che esigono una presenza militare. Ma è assurdo che continuino a spendere i fondi limitati di cui dispongono per forze nazionali che non avranno mai, di questo passo, la necessaria efficacia. Soltanto un esercito europeo ci permetterebbe di evitare costose duplicazioni e disporre di uno strumento credibile. Il presidente sapeva che il Consiglio europeo di dicembre sarebbe stato dedicato a questo problema e ha detto che avrebbe approfittato dell’occasione per sollevarlo.
Credo, caro Martinelli, che fra i molti impegni assunti dal suo governo questo sarà per Letta il più difficile. Non vi sarà un esercito europeo se le due maggiori potenze militari dell’Ue – Francia e Gran Bretagna – non parteciperanno all’impresa. Ma nessuna delle due sembra disposta a privarsi della propria libertà di agire sovranamente. Quando fu autorizzata la creazione di una zona d’interdizione aerea nel cielo della Libia, la Lega araba e la Russia sperarono che quella decisione avrebbe indotto Gheddafi ad assumere un atteggiamento più conciliante. Ma la Francia di Nicolas Sarkozy, seguita dalla Gran Bretagna di David Cameron, ha scatenato la guerra libica senza lasciare spazio ad alcuna prospettiva negoziale. Più recentemente la Francia di François Hollande, avversario di Sarkozy nelle elezioni presidenziali dell’anno scorso, ha inviato un corpo di spedizione in Mali anche e soprattutto per affermare il proprio diritto di vigilare sulla sorte delle sue ex-colonie. Oggi, nella questione siriana, i due Paesi sono, con il Qatar, quelli a cui prudono maggiormente le mani. Si direbbe che per la Francia e la Gran Bretagna la guerra non sia lo sfortunato evento a cui occorre pur sempre prepararsi, ma l’occasione da cogliere per essere considerate «grandi potenze».
Sergio Romano