Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 07 Venerdì calendario

LE «CRESTE» SUI DERIVATI A CATANZARO

MILANO
Non solo i derivati tra le banche, ma anche quelli tra le banche e gli enti locali sono serviti a "veicolare" creste da triangolare con società straniere, con cui si sarebbero arricchiti manager e broker. Nella lista dei casi finiti sotto la lente degli inquirenti c’è anche quello del prodotto finanziario sottoscritto da Dresdner e la provincia di Catanzaro, su cui stanno indagando la Guardia di finanza di Milano e la procura di Catanzaro. E in questa vicenda appaiono nomi già emersi nelle carte dei pm che stanno seguendo l’inchiesta su Siena.
Il fascicolo riguarda uno swap firmato dalla provincia di Catanzaro nel giugno 2007. Si tratta di un prodotto finanziario piuttosto semplice, un "plain vanilla" che ha come sottostante 108 milioni, valido fino al 2035, con un amortizing swap, un cap (5,74%) e un floor (3,85% fino al dicembre 2030, poi 3,75%). Su questa operazione – che porta la firma del responsabile italiano per i derivati di Dresdner Ettore Villano, del manager Antonio Rizzo e dell’analista Gaetano Anselmi – la banca ha pagato un assegno da 750mila euro alla società Alfafin Establishment, con sede a Liechtenstein, che si è occupata di intermediare l’operazione. Secondo le ricostruzioni della Gdf e dei procuratori Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio, sarebbe questo pagamento a nascondere una possibile retrocessione, in sostanza una "cresta" che sarebbe finita nelle tasche di qualcuno.
Tra il materiale all’attenzione degli inquirenti ci sarebbe peraltro una serie di scambi di mail tra manager della banca, in cui qualcuno solleva il dubbio che i pagamenti effettuati dalla provincia di Catanzaro alla Dresdner per la realizzazione del derivato siano troppo alti rispetto al tipo di operazione eseguita. A scrivere la richiesta di chiarimenti da Londra è Alexander Beck, a cui risponde il manager italiano Villano, il quale sottolinea che il costo è giustificato dal fatto che non ci sono stati concorrenti (l’operazione è definita "uncompetitive") e che il margine più ampio sarebbe servito a prevenire eventuali cambi di struttura dovuti a modifiche improvvise del mercato. In un altro scambio di mail Rizzo spiega inoltre agli altri manager che l’operazione sarà chiusa presto insieme a Barclays, San Paolo e Dexia.
Indirettamente ci sono punti di contatto con l’inchiesta su Mps, di cui si sta occupando la procura di Siena. Ricorre il nome della Dresdner, che è l’istituto che per primo realizza il derivato "Alexandria" con la banca senese, poi ristrutturato da Nomura. In questo caso il prodotto portava la firma di Raffaele Ricci, indagato dai pm senesi per usura e truffa aggravata (avendo prima realizzato il derivato da manager di Dresdner e poi ristrutturato da manager di Nomura). Ricorre anche il nome di Antonio Rizzo, che nel caso del filone sulla "banda del 5%" di Mps, il gruppo di manager che ricavava commissioni illecite dai derivati, è il "grande accusatore", la cui testimonianza è stata ascoltata dai magistrati.