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 2013  giugno 07 Venerdì calendario

ARGENTINA DI NUOVO A RISCHIO DI DEFAULT PREZZO RECORD DEI CDS

MILANO
C’è il rischio di un ritorno al default per Argentina che attende la decisione del Tribunale di New York sulla class action avanzata da alcuni fondi speculativi. Il segnale viene dai Cds (Credit default swap) a 5 anni che ieri hanno toccato di nuovo il livello record di 3500 punti base, salendo in un giorno di 140 punti base. Ma sono i Cds a sei mesi che fanno paura, arrivati a toccare 9200 punti base rendendo evidente che il mercato scommette in un default a breve termine.
Già nei giorni scorsi i Cds del debito del paese sudamericano viaggiavano fissi sui 3mila punti, ma ieri c’è stata un’accelerazione: la decisione del Tribunale che dovrà stabilire se il paese sudamericano dovrà pagare la cifra monstre di 1,33 miliardi di dollari che diventano 1,47 miliardi con gli interessi, sarà ininfuente per decidere se andare al default che il mercato dà già per scontato. Una situazione che è andata peggiorando con l’aumentare della rischiosità del paese, in particolare dopo che lo scorso 20 aprile è stata rifiutata la proposta di rinegoziazione con i fondi guidati da Paul Singer, proprietario del fondo «avvoltoio» Nml Capital della Elliot Management Corp, gli stessi che hanno avviato la causa a New York. Del resto non poteva andare diversamente dal momento che le condizioni dello swap erano le stesse della prima offerta del 2005 e del 2010 a cui avevano aderito il di unirsi al 93% degli investitori.
Questo perché se l’Argentina avesse pagato subito i bondholder, il paese guidato dalla signora Kirchner sarebbe stato obbligato ad aggiungere altri 43 miliardi da destinare a tutti colori che avevano aderito alla prima offerta per consentire loro di godere delle stesse condizioni migliorative. E non poteva fare diversamente in quanto, proprio sul prospetto informativo relativo all’Ops, l’Argentina aveva dichiarato che qualsiasi proposta migliorativa che fosse accettata in un secondo tempo, avrebbe dato a tutti coloro che avevano aderito all’Ops di goderne le stesse condizioni migliorative.
Ecco allora che il governo punterebbe a fare scattare un nuovo default pilotato e solo successivamente pagare gli ultimi bondholder. L’Argentina aveva dichiarato la bancarotta nel 2001 con un debito record di 95 miliardi di dollari e dieci anni dopo ancora un pugno di bondholders è in ballo per definire le modalità del restante debito. L’Argentina ha già fatto sapere che anche se perderà la causa, non intenderà pagare, però è probabile che sarà lo stesso il giudice del Tribunale di New York Thomas Griesa a isolare l’Argentina costringendola al default.
A mettere in crisi il paese oltre al rischio di un nuovo default è la grave situazione economica, a comunicare dal rapporto tra peso argentino e dollaro Usa. Non tanto quello ufficiale, che oggi è pari a 5,29 ma quello del mercato nero ieri era stimato a 8,80 pesos contro il dollaro (ma è arrivato fino a 9,26 pesos per un dollaro). Per evitare una nuova fuga di capitali all’estero, il governo ha razionalizzato la vendita di dollari e di altre valute forzando la popolazione a rivolgersi al mercato nero alla ricerca di valuta estera per i viaggi o per i risparmi.