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 2013  giugno 07 Venerdì calendario

TORNA LA FINANZA A DEBITO PER SPECULARE A WALL STREET

In Europa le imprese soffocano per la mancanza di credito, ma negli Stati Uniti e in Giappone i grandi speculatori si indebitano a livelli record per comprare azioni. Il cosiddetto «margin debt», cioè il fenomeno molto in voga prima della crisi di prendere soldi in prestito per investirli in azioni, ha infatti battuto i record del 2007. Negli Usa i debiti per speculare sul listino di Wall Street ammontano a 384 miliardi di dollari: record storico, mai toccato prima. Neppure nel 2007. Una quantità di debito enorme, pari al Pil della Thailandia, ottenuto solo ed esclusivamente per speculare in Borsa.
Ecco dove è tornata la grande finanza mondiale. Non solo i mercati globali hanno superato i volumi del 2007 (come documentato ieri in un’inchiesta del Sole 24 Ore, ammontano oggi a 740mila miliardi di dollari, 20mila miliardi più del 2007), ma i comportamenti sono tornati esuberanti come allora. In alcuni casi di più. La ricerca di rischio è esasperata. Forse questo non porterà ad una crisi sistemica come accaduto nel 2007, ma – come evidenziato ieri – questi comportamenti dovrebbero far riflettere le Autorità mondiali. Perché sono tanti. Diffusi. Globali. Ecco una lista degli eccessi di oggi.
Il ritorno dei subprime
Chi non ricorda i famosi mutui di scarsa qualità erogati negli Usa, da cui partì la crisi nel 2007. I mutui cosiddetti «subprime». Quelli che, una volta inseriti nelle cartolarizzazioni e nelle obbligazioni «salsiccia» Cdo, fecero saltare in aria mezzo mondo. Ebbene: sono tornati alla grande. Questa volta non tanto nel settore immobiliare, quanto nel settore auto: solo nell’ultimo anno i finanziamenti subprime Usa (concessi cioè a persone poco abbienti) sono aumentati del 18%. E, con loro, sono tornate di gran moda le cartolarizzazioni.
Proprio ieri General Motors ha annunciato l’emissione di un miliardo di dollari di obbligazioni garantite da finanziamenti subprime per l’acquisto di auto. E di emissioni di questo genere se ne vedono quasi tutti i giorni. Ma anche in Europa questi titoli, che solo pochi anni fa chiamavamo «tossici», sono tornati in voga. Pochi giorni fa il britannico Lloyds Banking Group ha messo in vendita un pacchetto da 8,7 miliardi di dollari di mutui subprime Usa. E, come in altre aste simili, c’è da giurare che la domanda sarà forte.
Opacità, uno stile di vita
Un’altro fenomeno che nel 2007 fece indignare è quello dei mercati finanziari opachi. Quelli cosiddetti over-the-counter. Fuori da Borse regolamentare, difficili da vigilare. Il mercato dei derivati, che vale 633mila miliardi di dollari, è tutto avvolto dall’opacità. Le regolamentazioni nate dopo la crisi del 2007 hanno ridotto il cosiddetto rischio di controparte (questo è molto positivo), ma non hanno portato vera trasparenza. Su questo fronte, sei anni persi.
Il problema è che nell’opacità ci sono quasi tutti i mercati. Si stima che più della metà degli scambi sui titoli di Stato italiani sia over-the-counter, cioè nella nebbia fuori Borsa. Una buona fetta degli scambi di azioni, anche italiane, sono avvolti nella nebbia: vengono per esempio scambiate nei cosiddetti «dark pool», cioè listini che – come suggerisce il nome stesso – fanno dell’oscurità il loro cavallo di battaglia. Ieri è uscita la notizia che negli Usa le Autorità stanno cercando di passare al vaglio i 15 maggiori «dark pool». Però ne esistono anche in Europa. Dietro una coltre di nebbia.
Leva o boomerang
La cosiddetta leva, quel meccanismo che consente di moltiplicare i guadagni ma anche le perdite, è elevata. Non nelle banche, ma nel resto del mercato. Sta tornando, tra i fondi di private equity, l’abitudine di caricare le aziende acquisite di debiti: negli Usa il debito medio – secondo i dati di Advantage Capital – è tornato 5,3 volte più grande del margine operativo lordo. E i finanziamenti concessi ai fondi per comprare aziende, sono tornati con basse garanzie: «Vedo erogare ai fondi di private equity finanziamenti con caratteristiche così rischiose, che non avrei mai più pensato di rivedere», osserva un operatore del settore. E questi sono solo esempi. Piccole spie di nuovi eccessi. Forse non rilevanti, se prese singolarmente. Ma messe insieme, un po’ di brividi li fanno venire.