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 2013  giugno 07 Venerdì calendario

METTIAMO L’ANIMA A NUDO

Orge gay, corpi denudati, ragazze che raccontano la durata, i modi e i luoghi dei loro amplessi, maschi svestiti che danzano calzando scarpe da stripteaseuse, tacco dodici. Ci sono tanti motivi per definire estremi, trasgressivi, dissacranti gli spettacoli scritti e diretti dal duo («Siamo partner nel lavoro, non una coppia nella vita», precisano) Ricci/Forte. Stefano Ricci, romano, e Gianni Forte, pugliese di Andria, l’età indefinita tra i quaranta e i cinquant’anni («È un nostro segreto», dicono) sono tra i protagonisti più interessanti e più creativi del teatro italiano, oggi. Non solo riempiono, con un pubblico giovane, le sale delle nostre città. Sono contesi pure all’estero: in questo momento lavorano a Istanbul, a Mosca («Stiamo preparando una nostra versione di "Orlando Furioso", al casting si sono presentati 300 ragazzi»), hanno fatto tutto esaurito in Spagna, Stati Uniti e Croazia, in autunno si esibiranno per due settimane a Parigi in una sala da 700 posti. Intanto, il 24 giugno a Roma al Teatro Argentina, per la rassegna Garofano Verde, metteranno in scena "Still life", uno spettacolo dedicato a Davide, il 15enne che a novembre scorso si suicidò perché deriso dai compagni in quanto gay.
Insistono: «Il nostro non è teatro omosessuale, non è trasgressivo, né ha scopi esibizionisti. All’estero guardano quello che facciamo e lo valutano per i risvolti estetici ed etici. È solo in Italia, paese sempre più ai margini del mondo, governato dalla dittatura delle immagini, ma che proprio per questo delle vere immagini ha paura, che si sente bisogno di definirici, classificarci, rinchiuderci in una categoria, in un ghetto».
E infatti nei loro spettacoli c’è poco "teatro di ricerca", inteso come difficoltà di ricezione da parte dello spettatore, costrizione ad assistere a lunghi silenzi, immagini sfocate di video in bianco nero che rendono poco importante il lavoro scenico dell’attore e simili. Il linguaggio di Ricci/Forte (dai 12 ai 20 «performer», come loro definiscono gli attori, sul palco) richiama direttamente il lessico popolare e televisivo, in un tripudio di colori, maschere, costumi improntati all’immaginario kitsch e camp, e musiche assordanti o orecchiabili da Maria Nazionale («L’abbiamo scoperta, lavorando nei bassi napoletani nel 2006») ai Pink Floyd. I due sono veterani della più commerciale delle commerciali tv italiane. Lo dicono con un certo orgoglio, consapevoli che linguaggio popolare non significa necessariamente bassa qualità.
Si sono conosciuti una ventina di anni fa: giovani attori rivali a Palermo. Forte ha dimenticato lo zaino nel camerino di Ricci. Ricci lo ha aperto, ha trovato un testo teatrale incompiuto. Ha continuato a scrivere là dove Forte aveva smesso. Così nacquero l’amicizia, il sodalizio e il metodo di produrre testi insieme. Hanno vinto premi e sono stati ingaggiati a scrivere serial tv in Rai e Mediaset. C’è la loro creatività dietro il successo di "Un posto al sole" e "I Cesaroni". Hanno lavorato, dicono tra il divertito e l’orgoglioso, con Sandra Milo e Barbara D’Urso. Hanno scritto per canale Jimmy un programma con tre donne e un massaggiatore in un bagno turco («dove si parlava di sesso orale»). Poi hanno deciso di mettersi in proprio, di sperimentare rischiando. Nel 2006 hanno esordito con "Troya’s Discount", tragedia antica ambientata in un shopping mall.
Del passato, hanno preservato l’abilità di mescolare Shakespeare allo slang da Facebook. Ed è quello che in certe performance fanno i protagonisti, recitando a volte appesi con la testa in giù. Ci vuole un "fisico bestiale" per poter lavorare con Ricci/Forte. I ragazzi selezionati vengono quasi tutti da scuole di teatro («Il nostro maestro è Luca Ronconi, per il metodo, la pulizia formale, la disciplina»). Poi comincia la costruzione dello spettacolo («Chiediamo ai ragazzi di spogliarsi di ogni difesa, di raccontare le cose intime, di sapere che sul palco devono uscire dalla loro corazza, di non aver paura del contatto fisico; le loro esperienze noi le traduciamo in una struttura scenica e un linguaggio poetico»). La mattina c’è un preparatore fisico, come per gli sportivi («Non vogliamo che si facciano del male, che si rompano testa o gambe, mentre corrono e saltano sul palco»). Il pomeriggio si lavora sul testo.
I risultati sono spettacoli come "Macadamia Nut Brittle", ormai un classico del duo, storia di illusioni perdute e di amori impossibili dei giovani; "Wunderkammer soap" che riprende il teatro elisabettiano inglese in chiave postmoderna; "Grimmless", una costruziuone che ruota attorno alle fiabe dei fratelli Grimm, con una forte riflessione sul diverso (Biancaneve viene stuprata dal branco). O il recente "Imitation of death", con una stupenda macchina fatta da 16 corpi umani che si muovono come un gigantesco e mitico animale; e con un Cristo, impersonato a turno da una ragazza o un ragazzo, nudo, trattato dagli altri come un idolo di nostri tempi, alla stregua di un divo di Hollywood o un eroe di reality. Infine confessano: «Le nostre vere fonti? Caravaggio e Fellini, maestri d’immagine e di luce».