Roberto Giardina, ItaliaOggi 7/6/2013, 7 giugno 2013
IL FISCO TEDESCO È COMPRENSIVO
La notizia non varrebbe neppure un paio di righe. Un automobilista fa il pieno con il diesel invece che con la benzina e rovina il motore. Non esistono statistiche al riguardo. Quante volte capita? Personalmente, so di un mio amico e collega che ha combinato lo stesso guaio con una Fiat multipla. Temo che, prima o poi, possa succedere anche a me, a causa della mia distrazione.
E non capisco perché le pompe alle stazioni di servizio non abbiano colori ancora più appariscenti per evitare guai. O perché le case automobilistiche non costruiscano serbatoi in cui sia impossibile introdurre la pompa sbagliata. Saranno domande ingenue, per i tecnici.
Che cosa succede quando l’automobilista confusionario è tedesco? È capitato a un pendolare in Bassa Sassonia al mattino, mentre era diretto al posto di lavoro. Il guaio gli è costato 4.300 euro. Dapprima ha cercato di averli indietro dalla sua compagnia di assicurazione, dato che aveva stipulato una polizza casco, contro tutti i rischi. Ma non contro la stupidità. Se si fosse ribaltato fuori strada distruggendo l’auto, la compagnia avrebbe risarcito i danni, neanche un cent se si confonde il carburante. «Lei ha agito con colpevole trascuratezza», gli hanno risposto. La distrazione è un grande rischio, come un tornado, esclusa dalle normali polizze.
Allora si è rivolto alla società che gestisce la Tankstelle, la stazione di servizio. Niente da fare. Gli hanno citato la giurisprudenza in materia: non era l’unico, e i giudici hanno sempre dato torto agli automobilisti. In qualunque altra parte del mondo, non sarebbe restata che la resa. Il nostro tedesco invece ha cercato di farsi rimborsare almeno dal Finanzamt, l’ufficio delle imposte. L’incidente, se si può definirlo così, era avvenuto mentre era diretto al posto di lavoro, e il fisco riconosce le spese di trasporto: 30 cent al chilometro, da casa all’ufficio o alla fabbrica, andata e ritorno, cinque volte alla settimana. Per chi abita a 50 chilometri di distanza si arriva a oltre 3.500 euro di sconto in un anno. Non importa se si va in bicicletta, o addirittura a piedi: senza prove si ottiene comunque il rimborso come se si fosse usata l’auto.
La vertenza è giunta fino al ministero delle finanze. A gennaio i funzionari federali hanno scritto all’ufficio imposte regionale dando parere negativo. Le spese di trasporto sono rimborsate a forfait, e i 30 cent includono ogni possibile costo, dalla benzina alle riparazioni, e quindi anche al pieno sbagliato. I giudici della Bassa Sassonia, tuttavia, hanno voluto dimostrare Kulanz, termine tedesco di cui abbiamo già parlato, che definisce una facilitazione non dovuta, da parte di un ufficio pubblico o di un’impresa privata, per venire incontro al cittadino o al cliente. Si può chiudere un occhio anche se la legge o il contratto non lo prevedono. Il danno potrà essere dedotto dalle tasse, hanno sentenziato, considerandolo come passivo sul reddito, e non come costo per il trasporto. La vertenza non è finita, si è tramutata in un casus bellis tra il Land, la regione, e il Bund, la federazione; l’ultima parola sarà del Bundesfinanzhof, il tribunale finanziario federale.
Come andrà a finire, forse non conta. La notizia rivela il diverso rapporto tra fisco e contribuente in un paese dove le tasse le pagano tutti, sia pure malvolentieri, e con qualche eccezione. E, sarebbe inutile precisarlo, il protagonista è un pendolare qualunque, senza tessera di partito, senza amici influenti. È solo un gran distratto.