Rosaria Talarico, La Stampa 7/6/2013, 7 giugno 2013
DALLA RIFORMA FORNERO 80 MILIARDI DI RISPARMI
Sarà costata le lacrime all’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero e a qualche milione di italiani, ma la riforma delle pensioni porterà oltre 80 miliardi di risparmi nei primi 10 anni di attuazione rispetto alla normativa. Il calcolo arriva da una fonte che più tecnica non si può: il X Congresso nazionale degli attuari dell’Inps. La cifra è infatti contenuta nel Rapporto dell’area attuariale dell’istituto di previdenza presentato ieri, secondo il quale tra il 2012 e il 2021 ci sarà una «notevole contrazione della spesa pensionistica» con un picco negativo nel 2019 di oltre un punto di Pil (sarà poco oltre l’8,6% del Pil contro il 9,6% previsto per la riforma Damiano del 2007).
La stima di 80 miliardi di risparmi, spiega il Rapporto, tiene conto dei costi delle salvaguardie cioè dell’uscita dal lavoro con le vecchie regole dei 130 mila lavoratori esodati, complessivamente salvaguardati rispetto alla riforma. Ma se queste cifre rendono contenti coloro che si occupano di calcoli attuariali e forse anche l’Europa, il discorso cambia per chi la riforma l’ha subita.
I sindacati sono partiti lancia in resta, sottolineando come la riforma Fornero sia stata una «gigantesca operazione di cassa» e una «patrimoniale per i più deboli». «I risparmi che saranno prodotti nei prossimi anni - dice il numero dello Spi-Cgil, Carla Cantone - sono possibili perché si è scelto di andare a mettere le mani nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati modificando in corsa le regole del gioco, bloccando la rivalutazione annuale e producendo l’immane disastro degli esodati. I pensionati sono gli unici in questo Paese ad aver pagato una pat r i m o n i a l e » . Sulla stessa linea il segretario confederale Uil, Domenico Proietti: «I dati dell’Inps sui risparmi della riforma Fornero confermano che si è trattato di una gigantesca operazione di cassa fatta sul sistema previdenziale a scapito di milioni di lavoratori e pensionati».
Proietti chiede di «rimettere una parte di queste risorse dentro il sistema risolvendo il problema di tutti gli esodati e recuperando una flessibilità di accesso alla pensione». Negli anni successivi al 2021 sono previsti ulteriori risparmi con un azzeramento rispetto alle altre riforme nel 2045. Nel grafico contenuto nel Rapporto con proiezioni fino al 2050 sulla spesa pensionistica si evidenzia come la riforma Fornero sia quella che dà maggiori risparmi a breve con il picco negativo per la spesa nel 2019. Poi la spesa risale restando al di sotto di quella prevista con le riforme precedenti (e quindi ulteriori risparmi oltre gli 80 miliardi stimati nel decennio 2012-2021) fino al2045 quando incrocia e supera le curve delle altre riforme per spesa in termini di percentuale sul Pil (poco sotto il 10,5%). «Con la riforma Fornero - spiegano gli attuari Inps - si lavorerà più a lungo, si percepiranno assegni più alti ma per meno tempo».
Dopo il 2045 la spesa supererà quella prevista dalle riforme precedenti perché andranno in pagamento pensioni con importi più alti legati a più anni di versamenti (e soprattutto calcolate interamente con il metodo contributivo). Nell’arco degli ultimi 20 anni il sistema previdenziale pubblico «è stato gradualmente e profondamente trasformato ed ora è considerato uno dei migliori d’Europa» sostengono gli attuari, aggiungendo che la sostenibilità è sicuramente migliorata dopo la stagione delle riforme «ma ora occorre sostenere l’occupazione soprattutto quella giovanile per garantire la contribuzione di un sistema a ripartizione».