Sergio Luciano, ItaliaOggi 7/6/2013, 7 giugno 2013
LA TELEFONATA DI CONSORTE A FASSINO COME ESEMPIO DELLA CONFUSIONE DS
Ma cosa disse davvero Piero Fassino, nella celeberrima telefonata intercettata dalla Procura e offerta su un vassoio d’argento da uno spione infedele a Silvio e Paolo Berlusconi, che la fecero pubblicare dal loro giornale? Secondo le cronache, l’allora segretario Ds disse, festante: «Abbiamo una banca!», alludendo alla circostanza - ahilui infondata - che l’Unipol si fosse già messa al sicuro il controllo della Bnl. Secondo l’interlocutore di Fassino, cioè l’allora presidente e amministratore delegato dell’Unipol, Gianni Consorte, Fassino quella frase, o pressapoco, la pronunciò sì, ma ridendoci sopra e aggiunse immediatamente dopo. «Oh guarda, Gianni, che sto scherzando». Il che se è vero (e se lo dice Consorte, è vero: non andrebbe a raccontare il falso su intercettazioni che sono agli atti) cambia radicalmente il senso della frase dell’allampanato segretario.
La polemica sulla responsabilità penale di Berlusconi, condannato in primo grado per violazione di segreto istruttorio, è comprensibile: in teoria, l’allora capo dell’opposizione, sapendo che quell’intercettazione era un atto istruttorio, avrebbe dovuto sapere che comprarla significava rendersi complice del reato oggi ascrittogli. Ma la «ragion politica» del Cavaliere è chiara: Berlusconi voleva discreditare gli avversari diessini, mostrandoli molto più attaccati al potere finanziario di quanto si fossero sempre rappresentati.
Ben più rilevante, però, soprattutto rispetto al futuro, è la domanda se davvero, dietro la tentata scalata di Unipol alla Bnl, ci fosse un disegno politico avallato dai capi dei Ds o ci fosse solo, o prevalentemente, un disegno industriale di Consorte.
La verità è che la responsabilità (ma anche il merito: l’operazione non era affatto male, strategicamente) di quel piano era tutta di Consorte, che aveva poi spiegato ai suoi referenti politici che quel disegno industriale avrebbe anche colmato la storica lacuna della sinistra italiana nella presenza almeno indiretta dentro il settore creditizio. La sintesi corretta è quindi la peggiore possibile, per i Ds. Incompetenti e incapaci a strutturare, negli anni, un rapporto organico con «pezzi» di sistema creditizio e finanziario (al punto da lasciare anche le banche emiliane nell’orbita Dc!), i Ds, con la gestione dalemiana, scoprono il fascino dei soldi e avallano (ma attenzione: non escogitano!) il piano di Consorte. Poi però sono talmente imbelli da lasciar solo il loro campione a fronteggiare, non soltanto i nemici ma anche e soprattutto il «fuoco amico» della Margherita, non ancora confluita nel Pd. E quindi perdono la banca e la faccia. Unica morale: più cretini di così, si muore.