Luca De Carolis, il Fatto Quotidiano 4/6/2013, 4 giugno 2013
SILVIO SCARICA ALEMANNO SOLO UNO SPOT PER IL VOTO
Niente più canzoni in francese, per il pubblico che aveva versato l’obolo elettorale. In soffitta lo spadone (immaginario) per nominare “nuovi missionari di libertà”. Berlusconi non crede nella rimonta di Alemanno, come non credeva nella sua ricandidatura al Campidoglio, molto più sopportata che voluta. E allora lo abbandonerà al suo destino, verso il ballottaggio del 9 e 10 giugno che sondaggi e umori danno già assegnato a Marino. Il chirurgo Pd, che nel primo turno era arrivato davanti al sindaco di quasi 13 punti, dovrebbe conservare un ampio margine. Anche se Alemanno non si rassegna, e punta a riportare alle urne molti romani (il 26 e 27 maggio rimase a casa quasi uno su due). Proverà a convincerli anche con gli spot di Berlusconi, che dovrebbero essere diffusi tra mercoledì e venerdì.
NELLE SCORSE ORE il sindaco ha raccontato fuori microfono di imminenti “spot radiofonici” del leader Pdl. Ma ieri sera si parlava anche di un videomessaggio, in cui Berlusconi potrebbe rivendicare “i successi sull’Imu e su Equitalia” ed evocare il pericolo di un Campidoglio a tinte rosso fuoco con Marino. Non si esclude una lettera, da spedire alle famiglie. Ipotesi che si rincorrono, non necessariamente alternative tra loro. Ma la certezza è che Berlusconi a Roma non verrà. Ed è un’assenza che dice quasi tutto, al di là di spot o letterine da minimo sindacale. L’ex premier non vuole metterci la faccia, almeno dal vivo. Negli occhi, ha ancora il flop del comizio di chiusura del 24 maggio con Alemanno. Davanti al Colosseo arrivarono solo in 1500 (anche se gli organizzatori parlarono di 6mila adepti), con facce da circostanza. D’accordo, c’era lo sciopero dei mezzi, e anche le altre piazze elettorali erano mezze vuote. Ma Berlusconi rimase più che deluso, tanto da limitarsi a un breve intervento. Provò pure qualche colpo dei suoi: le domande rivolte alla folla, e l’invenzione dello spadone con cui nominare i pochi presenti “missionari di libertà”. Gli rispose un gruppetto, neanche convinto. E l’ex premier scese dal palco furibondo. “Era meglio se non venivo” gli sentirono sibilare. Non solo uno sfogo, ma anche un avviso di presa di distanza, da un cavallo che non ha mai visto vincente. Berlusconi aveva altri nomi in testa: primo tra tutti, il presidente della Bnl Luigi Abete. Poi il trasversale Giovanni Malagò, attuale presidente del Coni, e Giorgia Meloni, che una bella fetta della destra romana invocava come salvatrice della patria. Nello scorso febbraio, in un’intervista al Messaggero.it, Berlusconi si lasciò sfuggire: “Il candidato a Roma? Non so se Gianni Alemanno vuole ripresentarsi”. Furono ore di polemiche e reazioni, e il capo del Pdl dovette riparare con nota apposita: “Gianni è il nostro candidato”.
COSÌ È ANDATA, in assenza delle primarie più volte annunciate dal primo cittadino ma mai consumate. Perché c’era anche l’esigenza di mantenere i fragilissimi equilibri nel Pdl romano, che con il no al sindaco sarebbero esplosi. Mesi dopo, i numeri dicono che l’uomo del Pdl deve rincorrere. E che Berlusconi se ne resterà lontano dalle piazze romane: freddo, anzi gelido. Il (presunto) pasticcio di ieri sul Foglio del berlusconiano Giuliano Ferrara è specchio fedele dello scollamento. “Perché non possiamo rivotare Alemanno” sparava il titolo di prima pagina. Sotto, florilegio di disastri del sindaco. Ferrara ha precisato con un tweet: “Dal mio punto di vista il titolo del Foglio manca di un ‘non’: Perché non possiamo non votare Alemanno. Domani (oggi, ndr) spiego la cosa”. Il coordinatore del comitato Alemanno, il senatore Andrea Augello, assicura: “Non diamo grande peso politico alla cosa, il direttore del Foglio del lunedì non è Ferrara, e lui ha preso le distanze dal titolo”. Il tema vero però rimane il Berlusconi distante. E Augello replica: “È una balla, Berlusconi è venuto alla cena elettorale al Palazzo dei Congressi e ha tenuto il comizio con Alemanno: cosa doveva fare di più? Ci sosterrà con iniziative che andranno definite entro domani sera (oggi, ndr): allo stato attuale, non so ancora se farà uno spot o altro. Perché non viene a Roma? Ci sono anche problemi di sicurezza”.
IN CITTÀ si vocifera da giorni di una campagna d’attacco di Alemanno negli ultimi tre giorni, con tanto di “bomba” da scagliare contro gli avversari. Il senatore smentisce: “Ma quale bomba, queste cose si sentono prima di ogni voto. Noi continueremo con la nostra campagna”. Da giorni, Alemanno insiste su temi etici e rom, percepiti come punti deboli di Marino. Venerdì chiuderà con manifestazioni in varie piazze (da 4 a 6). “Manifestazioni che saranno molto partecipate” precisa Augello. L’obiettivo rimane ridurre l’astensione, come via obbligata alla rimonta. Nonostante i numeri. E nonostante Berlusconi.