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 2013  giugno 05 Mercoledì calendario

I VANTAGGI PER BERLINO CHE ANGELA MERKEL NON SPIEGA AI TEDESCHI

Gentile Galimberti, leggo che adesso a Bruxelles si sono accorti che di austerità si muore e hanno allentato il rigore imposto, e non solo a noi. Dietro c’è la Germania che ha forse cambiato idea prima di spingere tutti sull’orlo del precipizio. Ma è possibile che sia sempre la Germania a dettare legge? Hanno sfruttato l’euro a loro vantaggio, ci hanno poi spremuto come limoni e ora, secondo me, hanno solo a malincuore allentato la presa perché si rendono conto che stanno diventando il Paese più odiato d’Europa. Dieci anni fa sono stato in Germania per qualche mese per aprire l’ufficio di rappresentanza di una casa farmaceutica italiana e devo dire che ho trovato parecchie virtù e molti difetti. Allora l’euro era appena entrato in circolazione e non tutti i tedeschi erano contenti. Ho l’impressione che adesso sarebbero ben contenti di scaricarlo, o almeno di scaricare Paesi quali Spagna e Italia. E oggi vedo molti più difetti che virtù in Germania. Lei cosa ne pensa?
Enzo Garcetti

Caro Garcetti,
molti pensano che l’intransigenza tedesca si allenterà ulteriormente dopo le elezioni di settembre. Ma guardiamo alle implicazioni. Se la Merkel è intransigente a causa delle elezioni, vuol dire che il problema non è col governo tedesco ma col popolo tedesco. Ogni Paese ha il governo che si merita, nel senso di un governo che riflette le pulsioni profonde del Paese. E, nel bene e nel male, i tedeschi sono quelli che sono: odiano senza eccezioni l’inflazione e i deficit. Due "maledizioni" che invece, come il vino rosso, possono essere "benedizioni" se assorbiti in quantità moderata.
I sostenitori dell’intransigenza tedesca - o almeno quelli che professano di capirla - battono sul fatto che i tedeschi sono giustamente preoccupati di dover aprire il portafoglio per pagare i debiti degli altri. Ma è proprio qui che la Merkel ha fallito come leader. Un leader non può cambiare la testa al popolo, ma può spiegare come stanno le cose. E le cose stanno così: se i mercati attaccano i titoli di un Paese malgrado questi abbia fatto i suoi "compiti a casa", dare una garanzia non vuol dire perdere soldi. Vuol dire evitare che il Paese vada in bancarotta. La garanzia viene data proprio per evitare di essere un giorno usata e quindi non costa nulla. Se la garanzia non venisse data, delle due l’una: o il Paese va in bancarotta facendo saltare l’euro, o viene costretto a un’austerità selvaggia che gli fa dimezzare l’import (anche dalla Germania). In ambedue i casi il risultato sarebbe peggiore, per i tedeschi, di quanto sarebbe costata la garanzia (o gli eurobond). Queste sono le cose che la Merkel avrebbe dovuto pazientemente spiegare ai suoi elettori. Aggiungendo anche che quando, alla fine della crisi dei debiti sovrani, si faranno i conti, risulterà che la Germania ha ampiamente guadagnato dagli impegni presi e dai prestiti fatti (e là dove ha perso qualcosa, lo ha perso a favore delle proprie banche).
Fabrizio Galimberti