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 2013  giugno 05 Mercoledì calendario

UN BRUTTO PRECEDENTE

Non c’èl’esproprioformale,ma l’esproprio sostanziale sì. Ci mancava anche questa. In Italia è stato introdotto un principio pericoloso, che rischia di compromettere il normale funzionamento della nostra vita economica, riducendo ancora di più la sua già non elevata capacità di attrazione dei capitali esteri. Il Governo, per risolvere il rebus del l’Ilva, si è auto-attribuito un potere di intervento radicale sugli assetti proprietari delle società private. Di tutte le società private. Un brutto precedente. Un problema giudiziario-ambientale riguarda una media impresa o la consociata di una multinazionale? Secondo il profilo normativo delineato ieri, l’Esecutivo potrebbe decidere di fare piazza pulita di tutto introducendo un commissario che, di fatto, consentirà alla proprietà soltanto il «diritto di informazione» periodica. II Riva potranno avere compiuto i peggiori fra i reati fiscali e ambientali. E, se verranno giudicati colpevoli, pagheranno. Anzi, stanno già pagando. Il problema non è la loro posizione personale. La questione è il principio politico che così passa. Il rischio di un pesante intervento della mano pubblica nei meccanismi del capitalismo italiano, di certo, non contribuisce a rendere più attraente un Paese verso cui gli investitori internazionali mostrano già più di una allergia. La giornata di ieri era attesa da tutti – dagli imprenditori agli amministratori locali, dai sindacalisti ai dipendenti del l’Ilva – come un passaggio cruciale, in una delle storie più complicate di questa lunga transizione italiana che ormai dura da oltre vent’anni. Alcuni paventavano che, nemmeno il giorno prima dell’assemblea straordinaria dell’Ilva in programma oggi, il Governo avrebbe trovato una soluzione. Una soluzione è stata trovata. Però, va sottolineato come essa contenga davvero un pericoloso baco in grado di germinare, sul lungo periodo, effetti negativi. Certo, nell’irrazionalità demagogica e nella debolezza endemica che domina la scena politica italiana, in questo caso poteva anche andare peggio. L’impulso verso la nazionalizzazione è stato sedato. Dunque, non si è concretata l’idea che una impresa possa essere gestita, con criteri non imprenditoriali, non si capisce bene da chi o da che cosa. I diritti di proprietà non sono stati toccati. È stato confermato alla guida operativa un manager industriale di lungo corso, un ristrutturatore con un ottimo rapporto con il mondo bancario, come Enrico Bondi. Il problema è però il dispositivo giuridico-politico congegnato. Questo provvedimento rischia di risolvere – nell’operatività quotidiana – il caso dell’Ilva, ma rischia di aprire la porta a una nuova stagione in cui è lecito, è legittimo, è consentito esautorare di fatto la proprietà di imprese non in default finanziario e patrimoniale, mettendo alla loro guida dirigenti che rispondono – direttamente o indirettamente – alla politica. Una cosa positiva, però, c’è. L’entità potenziale di questa capacità sistematica di interdizione e di riorganizzazione, dalla Roma del Governo e dei Ministeri, di imprese private che si trovano a Bergamo, a Treviso, a Napoli o a Torino, è stata alla fine attenuata: all’inizio i poteri attribuiti a Bondi dovevano durare 36 mesi, nella versione finale del provvedimento il primo limite è stato fissato in un anno. Adesso, in quest’anno si effettuino i lavori necessari per bonificare definitivamente lo stabilimento, portandolo al livello delle migliori pratiche europee. E non si lasci cadere il mezzo miracolo dell’Ilva, che sfugge a molti. Il perimetro industriale del gruppo ha tenuto. È stato posto duramente sotto pressione. Ma, finora, ha conservato una sua integrità. Una integrità sostanziale che resta l’unico vero elemento di ottimismo di fondo. A Taranto, dove lavorano 12mila persone, il ciclo integrale sta comunque funzionando. Nonostante tutte le traversie dell’ultimo anno, la seconda acciaieria d’Europa esprime poco meno del 70% della sua capacità produttiva. E gli altri siti industriali della società si trovano su livelli simili. In questo anno Bondi realizzi le prescrizioni dell’Aia. E il Governo rifletta sugli effetti deleteri che, sul lungo termine, potrebbe produrre la novità introdotta ieri sui meccanismi di funzionamento, e sull’attrattività, del capitalismo italiano.