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 2013  giugno 05 Mercoledì calendario

I DOVERI DI BANCA D’ITALIA

Negli Stati Uniti la Federal Reserve nei suoi report ufficiali si attiene rigidamente ai soli temi di politica monetaria. Non lo fa per incompetenza (il suo ufficio studi è molto buono) ma per divisioni di responsabilità. Se la Fed si permettesse di sindacare la politica economica del Governo, il Governo si sentirebbe in diritto di intromettersi sulla politica monetaria della Fed. La tradizione in Banca d’Italia è diversa. Luigi Zingales
Le Considerazioni finali sono sempre state più simili a un programma economico di un governo ombra che a un trattato sulla politica monetaria. Quest’anno, Visco ha ridotto il peso dei consigli di politica economica, forse rispettoso del fatto che - tramite Saccomanni - Bankitalia è presente al governo e, quindi, non può contemporaneamente essere all’opposizione. Purtroppo questo doveroso cambio di focus non è stato a vantaggio del compito principale di Bankitalia. Prima dell’introduzione dell’euro, Bankitalia era responsabile della nostra politica monetaria. Oggi questa viene decisa a Francoforte. Visco partecipa sì a queste decisioni, ma è solo uno dei tanti voti. Il suo compito principale è quello della vigilanza bancaria. Un compito essenziale, in cui Bankitalia non ha certo brillato. Delle 20 pagine di considerazioni finali, Visco ne ha dedicata solo mezza a questo argomento, spesa per lo più ad assolvere la sua istituzione da qualsiasi responsabilità nel caso Montepaschi. Più peso (sei pagine) è stato giustamente dato all’analisi del settore bancario. Nell’analizzare la caduta del credito (sia commerciale che alle famiglie) Visco sembra dividere equamente la colpa tra domanda e offerta. "La contrazione dei prestiti riflette la flessione degli investimenti delle imprese, la caduta degli acquisti dei beni durevoli, e la debolezza del mercato immobiliare. Alla diminuzione degli impieghi - aggiunge però Visco - contribuisce - in misura significativa - l’irrigidimento dell’offerta". Meno chiaro è cosa voglia fare Bankitalia per ridurre queste strozzature dal lato dell’offerta. Visco rivendica la severità di Bankitalia sul "vaglio dell’adeguatezza delle rettifiche di valore effettuate dagli intermediari". Tradotto in linguaggio corrente, questo significa che le ispezioni di Bankitalia hanno evidenziato perdite su crediti molto maggiori degli accantonamenti contabili. Invece di forzare le banche a una ripatrimonalizzazione, però, Bankitalia ha "chiesto alle banche di aumentare le risorse generate internamente", ovvero ha lasciato loro il tempo di uscire dalla crisi attraverso i profitti cumulati. Per farlo, però, le banche devono ridurre i prestiti e aumentare i margini, contribuendo alla contrazione del credito lamentata dallo stesso Visco. Di grande importanza, invece, è l’ultima pagina delle Considerazioni sul ruolo delle Fondazioni e delle banche popolari. Visco ammonisce giustamente le Fondazioni ad abbandonare qualsiasi ruolo di indirizzo nelle banche e ad aprire il capitale delle stesse per favorirne la ripatrimonializzazione. Speriamo che il suo ex-collega Saccomanni, che ora come ministro dell’Economia ha il compito di vigilare le Fondazioni, segua le raccomandazioni del Governatore. Altrettanto validi sono i richiami a una riforma delle banche popolari, almeno quelle che hanno perso una dimensione locale. Per costoro è necessaria una riforma del voto capitario, per facilitare emissioni azionarie che rimpinguino il capitale e aumentino la capacità di prestare alle imprese. Chiamandosi finali e non programmatiche le Considerazioni non si prestano a elementi prospettici. Ciononostante ci piacerebbe in futuro che a fianco di quello che il Paese può fare per migliorare l’economia, ci fosse anche quello che Banca d’Italia può fare per il Paese.