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 2013  giugno 05 Mercoledì calendario

PIANO USA PER SALVARCI DA ANGELA

Non è un piano Marshall, ma ci assomiglia. Nel palazzone della Federal Reserve di Washington i generali di Ben Bernanke stanno mettendo a punto un piano ambizioso, inedito nella storia finanziaria: l’acquisto su larga scala di titoli di Stato di quella che, in gergo, viene definita la periferia d’Europa, ovvero Italia, Spagna, Portogallo e la stessa Grecia. L’operazione, resa possibile dalle enormi disponibilità liquide liberate dall’espansione monetaria di questi anni (più di ventimila miliardi in circolazione), potrebbe far salire le quotazioni di Bonos e Btp accorciando la distanza tra Bund tedeschi. In questo modo, con la più gigantesca operazione di “financial repression” (ovvero di compressione artificiale dei tassi di interesse) della storia, la Fed potrebbe far scendere lo spread tra Btp e Bund dagli attuali 250-260 punti a non più di 130-140. E così innescare, si spera, un circuito virtuoso di ripresa degli investimenti e dell’economia. E l’inflazione? Nel secondo dopoguerra, ricorda un recente outlook del Fondo Monetario, una terapia di questo tipo, basata sugli acquisti a pioggia di titoli di Stato, servì sia a sostenere l’economia Usa che a ripagare i debiti contratti durante la guerra, grazie alle maggiori entrate fiscali.
È fantascienza? Non proprio. Anzi, di fronte alla chiusura della Germania, all’apparenza tetragona nonostante la frenata dell’economia oltre Reno,cresce la sensazione che qualcosa si debba fare, senza subire i diktat della Bundesbank o i veti imposti alla Bce. Mario Draghi, osserva il Financial Times, è ben consapevole che per evitare che la recessione si aggravi, occorre usare “strumenti innovativi”. Ma mister Draghi, sospira il quotidiano della City, non ha in mano un Big Bazooka paragonabile a quello usato dalla Fed per avviare la ripresa (ancora incerta) in Usa. Insomma, per spezzare la panzer-egemonia bancaria tedesca occorrono rinforzi da fuori. E non è affatto escluso che le truppe da sbarco non siano già in movimento. Il Giappone di Shinzo Abe, ad esempio, si muove su esplicita licenza americana. Finora gli acquisti da Oriente di titoli di Stato italiani o spagnoli non sono stati grande cosa, ma l’indicazione in arrivo dalla Bank of Japan ai grandi fondi pensione è chiara: per garantire un futuro ai vostri iscritti dovete investire in titoli che rendono di più dei nostri. Intanto, gli analisti vanno a rivedersi un discorso del professor Bernanke deln 2002, quando l’attuale presidente della Federal Reserve era solo un illustre studioso della crisi del ’29 e degli strumenti per evitare di nuovo il disastro. «LaFed - diceva - hagli strumenti sia per acquistare debito pubblico nazionale che straniero». Insomma, come ha notato il capo economista di Ubs Andreas Hoefert, non esistono vincoli ad un’azione aggressiva della Fed: «L’arsenale di Bernanke –ha scritto –dispone di armi non ancora utilizzate». Insomma, lo sbarco delle armate della Fed sul Vecchio Continente non è poi così improponibile. Anche perché la fortezza Europa, dopo gli anni dell’austerità, presenta più di una crepa. Come conferma il nervosismo con cui il direttore generale del Fondo Monetario, la francese Christine Lagarde, ha sottolineato ieri che «i prestiti alle aziende stanno crescendo molto lentamente in Germania. E non crescono per niente in Italia e Spagna». Insomma, la terapia di Berlino non solo non funziona, ma come un boomerang rischia di colpire la stessa Germania. Con conseguenze devastanti per l’economia globale.
Una cosa è, infatti, sicura: è impossibile assicurare la ripresa mondiale senza il contributo dell’eurozona, ancor oggi leader mondiale per dimensioni del Pil.
Di tutto questo, ovviamente, non si parlerà domani nel direttorio della Bce. Mario Draghi non potrà che sottolineare che la banca vede una ripresa “debole” entro la fine dell’anno, Forse si procederà ad un taglio dei o forse si preferirà attendere ancora un mese. Forse il governatore della Bce riuscirà a far avanzare qualcuna delle sue proposte per fornire liquidità alle imprese, tipo la licenza alla Bei perché acquisiti titoli delle società private. Ma la proposta assomiglia più ad una pistola ad acqua piuttosto che al bazooka usato dalla Fed o dalla Bank of England, alla vigilia di azioni da commandos per snidare la recessione oltre Manica. Ma il fantasma dell’intervento Usa aleggerà nelle stanze dell’Eurotower, naturalmente senza smuovere i falchi della banca centrale tedesca. Non è da escludere, insomma, una battaglia dei giganti, dall’esito incerto. E’ in ballo la ripresa, o anche il futuro dell’euro. Anche se a Washington, ormai, si è convinti che la fine dell’euro provocherebbe più guai che benefici. Viva l’euro, perciò, purché liberato dalle grinfie dei falchi.