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 2013  giugno 06 Giovedì calendario

UE-CINA, È GUERRA COMMERCIALE?

L’Unione europea impone un dazio sui pannelli solari cinesi venduti sotto costo, cioè in regime di «dumping». Pechino apre un’inchiesta per lo stesso motivo sui vini europei. Siamo in presenza di un nuovo ciclo di «Trade wars», ovvero di una guerra commerciale fra l’Ue e l’ex celeste impero?

Se non ci siamo ancora, poco ci manca. La crisi economica ha reso ancora più aggressiva la politica commerciale di una Cina che cerca spazi sui mercati per poter collocare tutta la sua capacità produttiva (anche quella in eccesso) e continuare così a crescere a ritmi forsennati. La recessione ha anche reso più facile bucare i mercati più ricchi, come quello europeo. In ogni modo e a ogni costo.

C’è vero dumping per i pannelli solari?

La Commissione Ue ha calcolato che il prezzo di vendita in Europa è dell’88% inferiore a quello effettivo. Le conseguenze sono pesanti per un settore che dà stabilmente da lavoro a 25 mila persone. Per questo, Bruxelles ha deciso di punire l’export cinese con un dazio dell’11% per i primi due mesi e del 47% dal 6 agosto.

I dazi non comportano una scelta protezionista?

No, se sono un’arma effettivamente utilizzata per ribilanciare, anche solo in parte, il mercato. Ogni decisione che penalizza gli scambi è impugnabile presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc o Wto, secondo l’acronimo inglese), che decide se si tratta di una barriera giustificata o meno. Per definizione, l’Ue insegue una economia sociale di mercato scevra da una vocazione protezionista.

Veniamo al vino. Quali sono le accuse cinesi?

Molto semplicemente si parla di bottiglie vendute a un prezzo più basso rispetto a quello di mercato. Pechino ha avviato un’inchiesta. Gli osservatori europei temono l’introduzione di un dazio del 14%.

Il «nettare d’uva» europeo è a buon mercato in Cina?

I nostri vini non costano molto soprattutto nei supermercati e se, come accade spesso, i trader cinesi acquistano lo sfuso all’estero per imbottigliarlo in patria. Secondo dati di Winemonitor.it, nel primo trimestre 2013 i prezzi medi al litro dei vini importati vanno dai 4,03 euro dei francesi all’1,60 dei cileni.

Come si dividono le quote del mercato del Dragone i nostri produttori?

Nonostante il prezzo più alto, il Paese Ue leader dell’export verso Pechino è proprio la Francia (612,35 milioni di euro nel 2012), seguita da Spagna (87,51) e Italia (77).

La tendenza è positiva?

Dal 2008 ad oggi, stima la Coldiretti, la nostra produzione in valore finita nel paese asiatico è passata da 19 a 77 milioni di euro, e anche i primi due mesi dell’anno hanno confermato il trend, con un aumento record del 42%.

E’ una coincidenza che la misura cinese colpisca prevalentemente tre Paesi che più si sono battuti per i dazi sui pannelli?

«Chiedetelo a loro», ha risposto la Commissione Ue. In realtà la circostanza è sospetta. Nei giorni scorsi la Chinese Alcoholic Drinks Association ha invitato il governo centrale a frenare l’invasione dei vini di casa nostra. Si ritiene che la decisione sull’energia alternativa abbia attivato la ritorsione.

Come si difende l’Europa?

Le fonti ufficiali negano ogni ipotesi di dumping. Oltretutto, si fa notare, nell’ordinamento comunitario non ci sono aiuti all’export di vino.

Il fronte degli Stati è compatto?

Per nulla. Ancora ieri il governo tedesco ha duramente criticato la delibera dei dazi sull’energia fotovoltaica. La cancelliera Merkel, dopo aver incontrato l’omologo di Pechino, ha cominciato a predicare l’esigenza di evitare una guerra commerciale con la Cina, che considera un grande e ricco mercato per l’Europa. L’Ue è il più importante partner commerciale della Cina, mentre per noi la Cina è il numero due dopo gli Usa. Berlino ha votato contro le restrizioni commerciali sull’export di Pechino.

Quello contro i cinesi è accanimento?

I dati dimostrano il contrario. L’Unione europea conta attualmente 31 indagini in corso sul fronte commerciale. Diciotto riguardano la Cina. Non è un caso.

Adesso cosa succede?

La Cina ha chiesto che riprenda il dialogo nella questione dei dazi sui pannelli solari. Sembra che martedì il premier Li Keqiang abbia parlato con il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. Che si dialoghi è un bene. È una condizione necessaria per trovare l’accordo. Visto il clima, però, appare tutto meno che sufficiente.