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 2013  giugno 06 Giovedì calendario

MINOLI, ADDIO CON VELENO AL MUSEO DI RIVOLI

Rimetto il mandato all’assemblea dei soci. Considero con questo atto chiusa la mia esperienza al Museo d’arte contemporanea di Rivoli. Non sono disponibile a ricoprire alcun incarico nella Superfondazione che vedrà confluire Rivoli con i Musei di Torino»: con queste parole ieri Giovanni Minoli ha polemicamente dato le dimissioni dalla presidenza del Castello di Rivoli. Al vertice di quello che era, al momento del suo arrivo, il più importante museo d’arte contemporanea in Italia, il popolare giornalista televisivo era stato chiamato nel settembre del 2009 dall’allora assessore alla Cultura (di centrosinistra) della Regione Piemonte Gianni Oliva. Le dimissioni arrivano in un momento delicato per il museo, che da un lato deve scegliere il nuovo direttore al posto di Beatrice Merz, e dall’altro è in procinto di entrare, se il Consiglio comunale di Torino darà l’ok, nella Superfondazione con Gam e Artissima. Minoli si è comunque impegnato a rimanere in carica per un altro mese, per dare il tempo a una terna di saggi composta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Achille Bonito Oliva e Francesco Manacorda di selezionare il nuovo direttore fra i 20 candidati che hanno risposto al bando.

Se nel commiato il presidente uscente ha avuto parole di stima per la Merz, per l’assessore Coppola e il governatore Cota (a loro si deve la sua conferma a Rivoli anche con l’amministrazione di centro-destra), non ha risparmiato invece frecciate all’assessore alla Cultura del Comune di Torino Braccialarghe e al sindaco Fassino, augurandogli di non essere solo un «testimonial» giramondo per Torino. Fassino non aveva nascosto infatti sia prima della sua elezione a sindaco sia in tempi molto più recenti la convinzione che al vertice di un museo di rilevanza internazionale come Rivoli fosse più utile avere un manager esperto di beni culturali che non una figura come quella di Minoli, più adatta al ruolo di testimonial.

A smorzare la polemica è l’assessore alla Cultura del Comune di Torino Maurizio Braccialarghe: «Non ho nulla da replicare a Minoli. Il suo ruolo di “traghettatore” del museo fino alla Superfondazione si esaurisce infatti tra un mese. Non capisco peraltro perché mi accusi di non avermi mai visto: lui è stato chiamato a Rivoli da Mercedes Bresso prima e da Cota poi, non da me E peraltro ci siamo sentiti spesso negli ultimi tempi. Oggi però bisogna ripartire con un altro passo». D’accordo sulla necessità di una ripartenza si dichiara Fulvio Gianaria, presidente della Fondazione Crt per l’arte moderna e contemporanea, i cui fondi hanno permesso in questi anni al museo di costruire la sua importante collezione: «Dobbiamo guardare avanti - spiega - ed è importante avere ai vertici della nuova governance persone con capacità manageriali che si occupino a tempo pieno del museo».

A ringraziare Minoli per il suo lavoro è l’assessore alla Cultura della Regione Michele Coppola. Sottolinea però che «in questo momento siamo chiamati a riorganizzare e semplificare tutte le strutture di gestione amministrativa, burocratica e di controllo per liberare energie creative e permettere ai musei e a chi li dirige di concentrarsi sulle attività, sulla produzione e la promozione culturale». Sul match MinoliFassino, Coppola non si pronuncia: «Non mi sono mai intromesso in polemiche tra persone che hanno un rapporto che dura da anni. Non voglio farlo nemmeno questa volta».

Quella di ieri non è che l’ultima delle polemiche che hanno costellato la presidenza Minoli. A pochi mesi dal suo insediamento il giornalista si trovò a gestire un concorso internazionale per scegliere il nuovo direttore dopo Carolyn Kristof Bakargiev, in partenza verso Documenta. E decise per una doppia direzione. Ma dopo la rinuncia di un prestigioso curatore internazionale, accanto ad Andrea Bellini fortemente voluto da Oliva, chiamò Beatrice Merz, che al concorso non aveva neppure partecipato. E in un momento delicato che vedeva da un lato la nascita del Maxxi e dall’altro la necessità di reperire sempre più fondi per mantenere l’eccellenza dell’istituzione, non mancarono le polemiche perché il giornalista televisivo impegnato a Roma su troppi fronti a volte non si faceva vedere a Rivoli neppure per i consigli d’amministrazione. Due settimane fa su queste pagine il critico Francesco Bonami lanciava l’allarme sul declino di un museo che nei primi venticinque anni di vita grazie alla direzione di Rudy Fuchs prima e a quella di Ida Gianelli poi aveva portato Torino nel Gotha dell’arte internazionale. Ora le dimissioni di Minoli permettono di voltare pagina.