Antonia Jacchia, Corriere della Sera 05/06/2013, 5 giugno 2013
SCAGLIA, L’EX RE DEL WEB RICOMINCIA DAL LUSSO
«Riusciremo ben presto a metterci a lavorare». È soddisfatto Silvio Scaglia, che con la sua Sms Finance ha vinto un’asta «all’ultimo rilancio» e si è aggiudicato La Perla, il marchio storico bolognese in concordato preventivo, conteso con Calzedonia e l’israeliana Delta Galil Industries. Lui ci ha creduto fin dall’inizio e non ha smesso di sperare nemmeno quando il fondo Usa Jh Partners (proprietario dell’azienda dell’intimo dal 2007) aveva deciso di trattare in esclusiva con Calzedonia («é uno dei grandi brand italiani di lusso, noto in tutto il mondo e con grandi potenzialità per essere rilanciato»).
E ora che con la sua offerta di 69 milioni, la più alta, ha avuto la meglio nella gara convocata dal tribunale, l’ex fondatore di Fastweb, al telefono da Bologna, comincia a delineare il futuro di La Perla, «l’altra cosa bella di oggi (ieri, ndr) è che anche gli israeliani hanno rilanciato fino all’ultimo: a dimostrazione che l’azienda ha sempre avuto un grande potenziale». Dal punto di vista occupazionale le offerte sono state equivalenti, e tutte e tre avrebbero garantito i 700 posti di lavoro italiani. La discriminante è stata il prezzo di acquisto (dove le proposte di Calzedonia e degli israeliani si sarebbero fermate a 68 milioni). La Perla (assistita dallo studio legale Latham & Watkins) e Sms Finance ieri hanno sottoscritto un contratto di affitto di ramo d’azienda che prevede l’assorbimento dei dipendenti (eccetto quelli attivi negli stabilimenti di Roseto degli Abruzzi e San Piero in Bagno, chiusi da anni). E i 69 milioni offerti da Scaglia copriranno la maggior parte dei debiti contratti dal marchio di lingerie con banche e fornitori. Un boccone amaro per il patron di Calzedonia, Sandro Veronesi, al secondo tentativo di acquisto dell’azienda bolognese: «Dalla padella alla brace — è stato il suo commento —. Mi dispiace per i dipendenti. Povera La Perla senza pace». Eppure il progetto di Scaglia ha convinto anche i sindacati, «pensavamo venisse a fare finanza e non impresa — ha detto Gian Luigi Degli Esposti, Rsu de La Perla —. Poi però ci ha convinto, perché si è dimostrato una persona che ha una progettualità, uno che ha un sogno in cui crede».
Il sogno di Scaglia e il suo ritorno come imprenditore a tutti gli effetti anche in Italia, è di «realizzare un’altra grande azienda» e di lanciare il marchio di lingerie nel fashion system del lusso, dall’interno della sua Pacific global management, la holding operativa che possiede Elite World, il network mondiale di «model management» e Gold Typhoon (ex Emi music China, «la più grande società di produzione e distribuzione musicale in Cina». Sarà questo l’«abbinamento vincente» che secondo l’ingegnere cinquantaquattrenne porterebbe le «sinergie necessarie» al marchio di intimo. Il primo passo, sottolinea l’ex fondatore di Fastweb (che seguirà l’azienda in prima persona almeno per il primo anno) è quello di risvegliare le potenzialità dell’azienda («tutti i dipendenti debbono riscoprirne l’orgoglio»); di ripensare al più presto nuovi prodotti e di ristrutturare la rete commerciale, raddoppiando i punti vendita (una cinquantina di proprietà) a partire dai Paesi di maggior sviluppo, in primis l’Asia. Con l’obiettivo del raddoppio del fatturato (di circa 100 milioni) in un paio d’anni. E con un investimento di partenza di 110 milioni. Senza escludere altre acquisizioni «ma non tanto per aggiungere nuovi marchi al portafoglio» quanto per sviluppare «le due perle che già abbiamo, due marchi straordinari». E così dalle reti alla moda, «ma sono almeno sette anni che non mi occupo più di telecomunicazioni». Ma chi è Silvio Scaglia? Consulente in Arthur Andersen dall’83 all’86, passato poi alla McKinsey e infine alla Bain Cuneo e Associati, Scaglia è stato senior vice president di Piaggio prima di diventare amministratore delegato di Omnitel. È il periodo dei McKinsey boys: sarà lui a chiamare in Omnitel Vittorio Colao pescandolo tra le file della società di consulenza. Dopo il successo di Omnitel Scaglia lascia i telefonini e fa il salto: si mette in proprio con Francesco Micheli nella E.Biscom per cablare Milano e offrire servizi video via Internet. Da una costola di E.Biscom, l’ingegnere crea Fastweb, la società di telecomunicazioni. È questo il periodo in cui Scaglia fa un altro passo nella sua marcia d’avvicinamento alla Gran Bretagna, verso quella Londra dove ormai vive da anni. E dove dopo la cessione progressiva di quote di Fastweb l’imprenditore sviluppa Babelgum, la società di contenuti tv via Internet, con quartier generale in Irlanda e sedi in Gran Bretagna, Italia e Francia. Considerato uno degli uomini più ricchi d’Italia, a macchiare la sua carriera (sempre brillante) è l’inchiesta Fastweb-Telecom Italia Sparkle che gli è costata il carcere (a ottobre la sentenza).
Il filo conduttore della sua carriera? «Da una storia di business che servono i consumatori a una di marchi di lusso, in entrambi l’importanza del brand».
Antonia Jacchia