Egle Santolini, la Stampa 5/6/2013, 5 giugno 2013
COME FUNZIONA IL TEATRO ALLA SCALA
La Scala ha, da ieri, un nuovo sovrintendente. Quali sono i suoi compiti?
Secondo lo Statuto della Fondazione, il sovrintendente dirige e coordina in autonomia l’attività di produzione artistica della Fondazione; può nominare e revocare, sentito il Consiglio di amministrazione, il direttore artistico e/o il direttore musicale; partecipa alle riunioni del Consiglio di amministrazione; predispone i programmi di attività triennali da sottoporre all’approvazione del consiglio di amministrazione; cura i bilanci e sottoscrive i contratti. Si tratta dunque di una figura polivalente, che accorpa qualità gestionali a conoscenze e capacità artistiche. Deve, insomma, far quadrare i conti e, insieme, sapere chi scritturare. Oltre a tenere i rapporti, spesso spinosi, con le rappresentanze sindacali.
Ma il sovrintendente può delegare qualcuna di queste prerogative?
Secondo statuto, può nominare, in accordo col CdA della fondazione, un direttore artistico e un direttore musicale. Stéphane Lissner è stato il primo, alla Scala, ad accorpare le due funzioni di sovrintendente e direttore artistico, come si fa in tutto il mondo, dopo le polemiche seguite alla litigiosa gestione Riccardo Muti-Carlo Fontana.
Chi sono stati i precedenti sovrintendenti alla Scala?
La titolarità della gestione è rimasta a lungo nelle mani di esponenti della nobiltà milanese (nell’anno dell’inaugurazione - siamo nel 1778 i «Cavalieri associati» furono il conte Ercole Castelbarco, il marchese Giacomo Fagnani, il marchese Bartolomeo Calderara e il principe Antonio Menafoglio di Rocca Sinibalda). Però la gestione vera e propria già allora era spesso affidata a impresari di professione come Angelo Petracchi (1816-20), Domenico Barbaja (1826-32), Bartolomeo Merelli (1836-50), i fratelli Ercole e Luciano Marzi (1857-1861).
Quale è stata l’evoluzione della Scala dopo l’unità d’Italia?
Tra il 1881 ed il 1884 furono rinnovate le decorazioni degli ambienti al piano terra seguendo un progetto degli architetti Savoia e Pirola. Nel 1891, per controllare meglio l’afflusso degli spettatori, furono aboliti i posti in piedi e vennero installate le prime poltrone fisse in platea. Tra il 1894 e il 1897 la gestione del teatro era toccata in capo all’editore Edoardo Sonzogno. Sul palcoscenico scaligero apparvero opere per lo più di compositori francesi (Gounod, Auber, Berlioz, Bizet) e della cosiddetta scuola verista (Mascagni, Leoncavallo, Giordano). Ma ebbero grande successo anche le opere di Richard Wagner. Il 1° luglio 1897 il Comune di Milano, di fronte a emergenze sociali e sotto la spinta delle sinistre, decise di sospendere il proprio contributo: la Scala fu costretta a chiudere.
E quando riaprì?
Un anno e mezzo più tardi, cioè il 26 dicembre 1898, grazie alla generosità di Guido Visconti di Modrone, il quale ripianò le perdite e fondò una Società Anonima - di cui assunse la presidenza chiamando Arrigo Boito quale vice. L’attività potè così ricominciare sotto la direzione generale di Giulio Gatti Casazza.
Poi arrivò il tempo di Toscanini e di Puccini...
Il primo periodo (1898-1903) di Toscanini alla Scala come direttore musicale fu segnato dall’interesse del direttore per Richard Wagner, ma anche per Meyerbeer e Berlioz. E il 21 aprile 1889, con la prima di Edgar, fece il proprio esordio il giovane Giacomo Puccini, ottenendo un discreto successo. Un clamoroso fiasco fu invece, qualche anno dopo, la prima della Madama Butterfly (1904).
Cosa accadde al termine della Grande Guerra?
Alla fine del 1918, Visconti di Modrone fu costretto a rinunciare all’incarico per ragioni economiche. Lo stallo di due anni portò ad una radicale trasformazione dei criteri di gestione: grazie alla rinuncia del diritto di proprietà sia da parte dei palchettisti sia del Comune, venne fondato l’Ente Autonomo Teatro alla Scala. Grazie a sovvenzioni comunali e statali e alle somme raccolte attraverso una sottoscrizione promossa dal Corriere della Sera, il teatro poté finalmente godere di una completa autonomia.
E durante il fascismo?
Nel 1929 lo stato fascista riservò al capo del governo la facoltà di nomina del presidente dell’Ente e impose la partecipazione di un rappresentante del ministero dell’Educazione Nazionale al consiglio di amministrazione.
E nel Dopoguerra?
Il primo sovrintendente fu Antonio Ghiringhelli, il quale venne nominato nel 1948. Dopo il 1967, anno di costituzione dell’Ente Lirico autonomo, la nomina venne proposta dal Consiglio comunale ed effettuata dirattamente dal ministro. Da allora si sono avvicendati nel ruolo Paolo Grassi (dal 1972), Carlo Maria Badini (dal 1977), Carlo Fontana (dal 1990). Nel 1996 venne costituita la Fondazione Teatro alla Scala, di diritto privato, che prevede la nomina da parte del Cda. Stéphane Lissner venne scelto il 2 maggio 2005.