Giampaolo Cadalanu, la Repubblica 5/6/2013, 5 giugno 2013
BALENA AI GIAPPONE NON PIACE PIÙ MA NESSUNO FERMA LA CACCIA
Dietro l’arpione c’è rimasto ben poco. I vecchi motivi per insistere nello sterminio dei cetacei in via di estinzione sono ormai solo un pretesto. Salvaguardia della tradizione, tutela di un settore economico, passione culinaria, necessità scientifiche... in realtà documenti e notizie sulla caccia alle balene confermano che non c’è piùnemmenoilmito,c’èsolouna lobby che sfrutta il nazionalismo giapponese. Il sapore di Moby Dick non conquista più, ha stancato anche i palati giapponesi più ghiotti, e il mercato non tira: secondo l’Institute for Cetacean Research nel 2003 dovevano essere congelate nei frigoriferi del pianeta perché invendute 2200 tonnellate di carne di balena, nel 2012 erano nientemeno che 4700, di cui solo in Giappone 4000 (quanto tutte le riserve auree della Cina...).
«Bisogna smitizzare la passione dei giapponesi per la carne di balena, i sondaggi che Greenpeace ha commissionato dimostrano che solo un 5 per cento scarso occasionalmente la consuma», sottolinea Alessandro Giannì, direttore delle Campagne per l’Italia. «Il consumo è limitato ad alcune comunità ristrette e agli anziani che ricordano i tempi della scarsità di proteine nel dopoguerra. La carne ha un gusto molto deciso, i giovani non la mangiano».
Visto che gli umani sono disinteressati, la giapponese Michinoku ha deciso di utilizzare carne di cetacei in una linea di cibo per cani. Alimenti di lusso, s’intende: a basso contenuto di grassi, con poche calorie, pieni di proteine. Solo la rabbia degli ambientalisti ha spinto l’azienda a ritirare d’urgenza il prodotto: barboncini e rottweiler viziati dovranno consolarsi con altre prelibatezze, come la carne di cavallo mongolo o quella di canguro, che restano in listino.
Una spallata alle motivazioni “industriali” viene dai dati dell’ultimo rapporto di Iruka e Kujira Action Network (Ikan — Rete d’azione per Delfini e Balene): secondo l’organizzazione, la sopravvivenza dell’industria nipponica è legata solo ai finanziamenti pubblici — ottenuti grazie al lavoro della potentissima lobby baleniera — e allo spirito “patriottico” che muove i governi di Tokyo. In passato il Giappone si era conquistato l’antipatia degli ambientalisti sfruttando i varchi delle leggi internazionali e pagando i delegati di altri paesi alla Commissione baleniera internazionale così da poter ancora spacciare per esigenze di “ricerca scientifica” l’abbattimento di centinaia di balene ogni anno. Ma anche questa motivazione non funziona più: gli specialisti sottolineano che la gran parte delle informazioni ottenute aprendo fisicamente lo stomaco di un cetaceo sono disponibili anche solo esaminandone le feci, senza dunque sacrificare l’animale.
E adesso che persino i gourmet più conservatori stanno girando le spalle al rito sanguinoso della macellazione di balene, il governo giapponese — denunciano gli attivisti di Ikan — distoglie somme enormi dalla ricostruzione di Fukushima e dai progetti di studio sulla pesca sostenibile per mantenere alta nei mari frequentati dai cetacei la bandiera del Sol Levante.
A sentire gli studi segnalati dai difensori più pugnaci, quelli di Sea Shepherd, le balene hanno una massa cerebrale e una struttura dei lobi tali da poter ipotizzare che abbiano una sviluppata coscienza di sé, una percezione della sofferenza, una capacità artistica e culturale, e persino una potenzialità di riflessione filosofica. Insomma, se ci fa piacere immaginare che i delfini abbiano un cervello simile a quello dell’uomo e possano diventare “compagni” degli esseri umani nelle scorribande acquatiche, per le balene il rispetto dovrebbe essere persino maggiore.
E invece gli aspiranti capitan Achab delle flotte norvegesi, islandesi, nipponiche sognano di tingere il blu in rosso, per veder agonizzare sulpontedinavimattatoio le regine degli abissi. Che importa dove andranno? Filetti di balenottera sono stati trovati al posto del salmone, nel sashimi di ristoranti giapponesi di California e Corea. Dopo la caccia e il massacro, della polemica nazionalista resta solo una piccola frode.