Marco Ferrando, Il Sole 24 Ore 4/6/2013, 4 giugno 2013
EXOR CEDE L’ELVETICA SGS PER 2 MILIARDI
Dopo 13 anni Exor esce da Sgs, la società svizzera di cui Sergio Marchionne, più di dieci anni fa, aveva "curato" il turnaround. Da allora il valore del gruppo, specializzato in analisi e certificazioni, è praticamente quadruplicato: Exor, che nel 2000 aveva sborsato l’equivalente di poco meno di mezzo miliardo di euro per una quota del 15%, si prepara così a incassare (il perfezionamento è atteso per la settimana prossima) 2 miliardi, e a mettere a segno una plusvalenza di circa 1,53 miliardi.
In dieci anni Sgs ha visto passare i suoi ricavi da 2,4 a 5,6 miliardi di franchi svizzeri, l’utile operativo è salito da 154 a 941 milioni, ora il ciclo sembra in qualche modo finito e per questo la holding guidata da John Elkann ha deciso uscirne, vendendo a Gbl - Groupe Bruxelles Lambert. Un’operazione decisa e chiusa nello spazio di un mese, favorita dal fatto che non solo a vendere ma anche a comprare è un gruppo controllato da famiglie imprenditoriali (i canadesi Desmarais e i belgi Frère), con cui Elkann intrattiene da tempo ottimi rapporti; coinvolta nell’operazione, nel ruolo di advisor di Gbl, un’altra firma ben nota a Torino, Leonardo & Co.
«Siamo molto soddisfatti del nostro investimento in Sgs, che per noi ha costituito un modello di società e di squadra di management con cui vogliamo essere associati», ha commentato ieri John Elkann in una nota: «Abbiamo avuto il privilegio di sostenere il suo sviluppo nel corso degli ultimi 13 anni e siamo fiduciosi che la Società continuerà a crescere e a rafforzarsi – ha aggiunto –. Sgs potrà continuare a contare sull’impegno costante del presidente Sergio Marchionne, dell’amministratore delegato Chris Kirk, dell’operations council e sul sostegno della Famiglia von Finck e ora di Gbl, un investitore per il quale nutriamo grande rispetto».
Per Exor è stato un affare, se si considera che il ritorno medio annuo di Sgs dal 2000 a oggi è stato del 17%. Chiusa la pratica, la posizione finanziaria della holding diventerà positiva per oltre un miliardo e mezzo; più in generale, le disponibilità liquide ammontano a un totale di oltre 3 miliardi a disposizione per nuovi investimenti. Quali? Gli occhi del mercato (si veda l’altro articolo a lato) restano ovviamente puntati anzitutto su
Fiat-Chrysler, che prima o dopo la fusione sarà probabilmente impegnata in un aumento di capitale, a cui lo stesso Elkann ha fatto intendere la disponibilità di Exor a fare la sua parte. Tuttavia, come lasciano intendere fonti vicine alla holding, è difficile che i due miliardi di Sgs finiranno nell’auto (per la quale le risorse necessarie sono già in cassa): ecco allora che da Torino l’attenzione potrebbe concentrarsi su società di cui Exor aspira ad avere il controllo, attive in settori conosciuti dal gruppo e con sede in Europa e Stati Uniti. Come Almacantar, di cui Exor ha oltre il 36%, società immobiliare con sede a Londra «in forte crescita», in cui «siamo disponibili a dare maggiori risorse», come ha detto Elkann giovedì scorso durante l’assemblea della holding di famiglia.
L’obiettivo economico di Exor, che detiene poco più del 30% di Fiat e Fiat Industrial, è avere investimenti che nel medio-lungo periodo «riescano ad avere ritorni superiori a quello dell’indice Msci World», come ha ricordato sempre Elkann, ricordando che l’indice è cresciuto dell’11% nel 2012 contro un incremento del Nav di Exor del 20,6% e del 16,3% nel 2013 (+16,9% Exor). Al momento, oltre a Fiat, Fiat Industrial e Almacantar, Exor ha partecipazioni in Cushman & Wakefield (69%), Juventus (63,7%), Banca Leonardo (17,4%), Sequana (18,7%), Banijay group (18,7%), The Economist (4,7%). Al 31 dicembre 2012 Sgs rappresentava il 21,4% degli attivi Exor, pari a oltre 9 miliardi, Fiat Industrial il 33% e Fiat il 15,7 per cento.