Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore 4/6/2013, 4 giugno 2013
PRONTE LE «LISTE» PER IL REDDITOMETRO
MILANO
Proprio mentre riemergono le bordate della Corte dei conti che spingono la politica a parlare di «necessario ripensamento degli strumenti anti-evasione», il nuovo redditometro prova a passare all’azione, e dai convegni degli esperti si trasferisce negli uffici dell’amministrazione finanziaria. Nelle direzioni locali dell’agenzia delle Entrate sono arrivati nei giorni scorsi i primi elenchi "grezzi" dei contribuenti che possono essere messi sotto osservazione: tocca ora agli uffici territoriali pulire le liste per decidere quali contribuenti monitorare. Al centro dell’operazione c’è l’anno d’imposta 2009, e a confronto con la somma dichiarata è stato messo il reddito ricostruito sulla base dei soli dati conosciuti al Fisco perché presenti nei database dell’anagrafe tributaria: nelle prime liste sono finiti solo i contribuenti in cui quest’ultima voce è drasticamente più elevata rispetto alle somme dichiarata, con un tasso di scostamento che secondo quanto risulta al Sole 24 Ore è decisamente più elevato rispetto al 20% ufficialmente indicato dalla normativa. Sul punto, era stato lo stesso direttore dell’agenzia delle Entrate, Attilio Befera, a indicare in più di un’occasione che soprattutto nella fase di avvio il nuovo redditometro si sarebbe concentrato sugli «scarti più significativi» fra redditi dichiarati ed entrate "ricostruite". In nessun caso, poi, secondo un principio che era già stato illustrati a gennaio dal vicedirettore delle Entrate, Marco Di Capua, sono finiti negli elenchi contribuenti per i quali lo scostamento fra i guadagni scritti in dichiarazione e quelli presunti in base alle spese certe sia inferiore a 12mila euro, a prescindere dalla "regola del 20 per cento".
Ad alimentare il disinteresse del nuovo redditometro nei confronti degli scostamenti non plateali in termini percentuali e di quelli ridotti in valore assoluto non sono solo le esigenze di tutela del contribuente, ma anche la strategia dell’agenzia delle Entrate che per massimizzare il rapporto fra costi e benefici dell’operazione punta naturalmente alle cifre più significative. Su questa base dovrà operare anche la selezione ulteriore che ora deve essere effettuata dagli uffici territoriali, chiamati ora a individuare i 30-35mila contribuenti da esaminare.
Nei giorni scorsi gli operatori sul territorio dovrebbero essere stati "istruiti" dai vertici dell’Agenzia in una videoconferenza da Roma, in cui sarebbero stati sottolineati alcuni dei principi che troveranno spazio nella circolare applicativa anticipata pochi giorni fa da questo giornale (si veda Il Sole 24 Ore del 26 maggio). Proprio in quel provvedimento dovrebbe diventare ufficiale il fatto che la prima mossa del nuovo redditometro si fonderà solo sulle spese conosciute dall’amministrazione finanziaria, e che l’ingresso in campo delle contestate medie Istat rimane eventuale e confinato al secondo contraddittorio tra Fisco e contribuente (si veda il grafico a fianco). Nel primo incontro si discuterà solo sui dati certi, e il contribuente potrà portare «controdeduzioni» in grado di abbassare la pretesa del Fisco e anche di portare all’archiviazione della sua posizione.
In questa fase, molto dipenderà da come sarà trattato il tema degli investimenti (e dei prestiti) in grado di far superare alle spese il reddito annuo del contribuente, un argomento su cui i chiarimenti della circolare devono ancora vedere la luce. Del resto, dall’applicazione concreta sul territorio delle indicazioni fornite a livello centrale si gioca tutta l’efficacia, e la correttezza, del nuovo redditometro.