Fulvio Fiano - Flavio Haver, Corriere della Sera 04/06/2013, 4 giugno 2013
I SOLDI TRUFFATI ALL’INPS PER LE FINTE PENSIONI. INDAGATO UN SENATORE —
Prima di diventare parlamentare con Scelta Civica, Aldo Di Biagio — secondo l’accusa — faceva la «talpa». Come responsabile del coordinamento delle sedi Enas (Ente nazionale di assistenza sociale) forniva nominativi di italiani residenti all’estero che avessero i «requisiti» giusti per essere usati a loro insaputa in una truffa da 22 milioni di euro ai danni dell’Inps. Il senatore Aldo Di Biagio, già titolare del dipartimento Italiani nel Mondo del Pdl tra il 2008 e il 2010 (fu sfiduciato tra le polemiche sulla sua reale residenza in Croazia) e tra i fondatori di Nuova Italia, la fondazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno, è il nome eccellente nell’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di quattro persone (16 indagati in totale) e al sequestro di numerosi immobili e conti milionari all’estero.
Di Biagio deve rispondere dell’accusa di falso, funzionale all’appropriazione di somme di denaro. L’associazione era stata ideata da due avvocati romani incassava illecitamente — a nome di defunti o pensionati — dall’Inps. Circa 437 mila euro avrebbe intascato il politico tra il 2002 e il 2007. Altri seimila sua moglie Nevena Skroza, dermatologa in un ospedale di Latina. «Il mio nome è in pasto ai media in un carosello di fango e sciacallaggio, come un vero e proprio capro espiatorio di un intero sistema. Sono indignato di tanta vergognosa speculazione. Mi rimetto alla magistratura nella quale ho piena fiducia avendo sempre operato nella legalità, animato da correttezza e senso civico», ha sottolineato il senatore. Il suo nome compare in mandati e procure speciali: presto sarà sentito dagli inquirenti. Scelta Civica precisa che i fatti sono antecedenti alla sua costituzione e il Pd attacca: «Di Biagio era consigliere per le relazioni internazionali dell’allora ministro dell’Agricoltura Alemanno, dunque è l’ennesimo indagato del "cerchio magico" del candidato del centrodestra a Roma».
Due i canali attraverso i quali l’organizzazione realizzava le truffe smascherate dalle indagini dei pm Corrado Fasanelli e Giorgio Orano, coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi. Il primo si è sviluppato chiedendo la pensione a nome di centinaia di defunti (per lo più residenti all’estero tra Argentina, Croazia e Brasile) e sfruttando le lacune nei controlli dell’Inps. L’altro, facendo causa al ministero della Giustizia per il riconoscimento «dell’equa riparazione per lungaggini processuali», così come previsto dalla legge Pinto. Su disposizione del gip Paola Della Monica sono finiti in carcere gli avvocati Nicola Staniscia e Gina Tralicci (marito e moglie), nonché un’impiegata dell’Enas in Croazia, Adriana Mezzoli. Ai domiciliari una collaboratrice dei legali, Barbara Conti. Coinvolti anche altri dipendenti dello studio forense. I reati, a seconda delle posizioni, vanno dall’associazione per delinquere, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, dalla falsità al riciclaggio.
I soldi ottenuti illecitamente, secondo la Procura, sono stati investiti in immobili di lusso: una villa a Cortina d’Ampezzo, un appartamento a Londra ed altre case nel centro di Roma. In banche di Svizzera, Lussemburgo, Emirati Arabi e Panama sono stati trovati 2,5 milioni di euro. Intestataria di alcuni conti, anche la madre della Tralicci. Le verifiche del Nucleo di polizia valutaria della Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo hanno riguardato oltre 11mila assegni, cinquemila dei quali trasformati in denaro grazie all’ex funzionario di Banca Intesa Vincenzo Palazzo (indagato): erano «non trasferibili» e intestati agli ignari beneficiari ma — secondo il pm — era lui a metterli comunque a disposizione dell’organizzazione.
Il lavoro più delicato e meticoloso della banda era quello delle verifiche su pensionati e defunti di cui utilizzare le generalità, anche attraverso finte telefonate per vendere enciclopedie mediche. E — tanto per far capire la capacità operativa del gruppo e i contatti ad altissimo livello — nel provvedimento il gip riporta una chiamata in uscita da un’utenza del ministero degli Esteri tra un misterioso interlocutore (che sconsiglia l’utilizzazione di una banca di Hong Kong) e Staniscia. Un’intercettazione inguaia poi un docente universitario alla Sapienza, Paolo Garau: aveva anticipato al figlio di Stanisca le domande che gli sarebbero state rivolte nell’esame di Diritto pubblico. Prova superata con un 30.
La coppia di avvocati aveva già precedenti per una truffa minore all’ente pensionistico nel 1997. A loro si è arrivati grazie alle segnalazioni dell’Avvocatura di Stato e della Corte d’Appello sul numero abnorme di cause all’Inps: incappati in un controllo fiscale di routine nel loro studio romano di via Crescenzio, sono stati scoperti a distruggere e cestinare centinaia di documenti che, pazientemente recuperati dalla spazzatura e ricostruiti, hanno dato l’impulso decisivo all’inchiesta. Altri professionisti della Capitale hanno riprodotto il meccanismo della coppia di avvocati: al vaglio della Finanza ci sono altri 5mila fascicoli sospetti, alcuni risalenti a 18 anni fa.
Fulvio Fiano
Flavio Haver