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 2013  giugno 03 Lunedì calendario

DA ALGHE A ZUCCHERO IL DIZIONARIO ECOLOGICO DELL’ERA POST-PETROLIO

ALGHE. Potenzialmente, il biocombustibile perfetto. Come l’etanolo, hanno impatto zero sull’effetto serra, perché restituiscono la CO2che hanno assorbito durante il processo di crescita. Ma, al contrario dell’etanolo, che viene dal mais, non sottraggono spazio all’agricoltura e cibo ai consumatori. Purtroppo, i costi non sono ancora competitivi. Secondo la Exxon lo saranno solo dopo il 2035.
BIOMASSE. Legno, scarti, anche rifiuti. Poco pubblicizzate le biomasse sono, in realtà, nel mondo, l’energia alternativa più comune e sfruttata. L’efficienza, cioè l’energia prodotta rispetto a quella immessa, è però modesta.
CCS. È la sigla per “cattura e sequestro dell’anidride carbonica”. Con questo processo, la CO2 emessa quando si bruciano carbone o gas per produrre elettricità viene isolata, immagazzinata e stivata nel sottosuolo. Insomma, “pulisce” i combustibili fossili. È la soluzione che preferirebbero i grandi gruppi del settore elettrico. Due i problemi. Anzitutto, i costi della Ccs sono alti e, per questo, le aziende chiedono corposi sussidi statali. Il secondo problema è il timore che la CO2 riaffiori in superficie.
DESERTEC. Progetto visionario, che consentirebbe di soddisfare il 15 per cento del fabbisogno di energia dell’intera Europa. L’idea è di disseminare centrali solari ed eoliche nel Nordafrica e importare, poi, una parte dell’energia prodotta lì. Promosso e sostenuto, soprattutto, dalle grandi aziende tedesche, il progetto si è arenato con la crisi e la recessione.
EFFICIENZA. Fa sempre la figura della Cenerentola fra le energie alternative. Invece, è la più importante. Si può accrescere l’efficienza con interventi minimi (rinunciare allo stand-by della tv o cambiare le lampadine) come con quelli più importanti (l’isolamento degli edifici). La loro somma vale, da sola, per risparmiare energia e salvare l’ambiente, più di tutte le fonti alternative messe insieme.
FUSIONE. Il sacro Graal dell’energia atomica. Invece di spaccare gli atomi, come nei reattori di oggi, si tratta di fonderli, come fa il Sole. Il risultato sarebbe una energia potente e pulita. Purtroppo, oggi si impiega più energia per fondere i due atomi di quanto se ne ottenga dalla fusione. Il contrario, dicono gli esperti, è lontano decenni.
GEOTERMIA. Il calore del sottosuolo che affiora naturalmente è già sfruttato da tempo, in Italia come in Islanda. Si tratta di capire se vale la pena di trivellare apposta dei pozzi per arrivarci. L’energia che se ne ricaverebbe sarebbe costante e affidabile, come quella di una cascata d’acqua. Ma su grande scala la sperimentazione — ad esempio, in Australia — è appena iniziata
H COME IDROGENO. Da sempre, o quasi, il protagonista mancato della rivoluzione energetica. Soprattutto, perché è uno dei pochi sostituti diretti della benzina. Auto a celle di combustibile esistono e funzionano perfettamente. Ma costano molto. Inoltre, distribuire l’idrogeno comporterebbe la creazione di una rete paragonabile a quella esistente di distributori di benzina.
IDRATI DI METANO. L’ultimo grido in materia di energia. I giapponesi hanno trovato sul fondo dell’oceano bolle di metano congelato dentro il ghiaccio. Gli oceani pare ne siano pieni. Se si potesse sfruttare economicamente, la disponibilità globale di gas aumenterebbe enormemente. Che è una buona notizia a metà, perché il gas emette metà CO2, rispetto al carbone, ma la sua parte la sputa, comunque, nell’atmosfera.
LITIO. Presto gli Stati Uniti dovrebbero tagliare il traguardo di un milione di auto elettriche. Quasi tutte alimentate da batterie al litio, più leggere e potenti di quelle impiegate nelle prime vetture elettriche. In futuro saranno sempre di più le auto con batterie che si ricaricano in garage. Ma qui, dal punto di vista del pianeta, diventa cruciale capire se l’elettricità che arriva alla presa in garage è prodotta dal sole. O dal carbone. Nel secondo caso, si è risolto ben poco.
METANO. La vera, grande rivoluzione energetica degli ultimi anni non è l’energia verde, ma l’arrivo sul mercato del metano ricavato sparando getti d’acqua su rocce impermeabili (è il fracking). Da grandi importatori, gli Usa stanno per diventare grandi esportatori. Ma molti dubitano che il fracking sia innocuo. E l’improvvisa abbondanza di gas sta rallentano la conversione alle energie alternative.
NUCLEARE. La carta truccata nella partita dell’energia. L’energia atomica non produce CO2, ma può far assai più che inquinare, attraverso la radioattività. La tragedia di Fukushima — dai cui reattori, a due anni di distanza dallo tsunami che investì la centrale, continua ad uscire acqua radioattiva — è una testimonianza così vivida, da aver spinto, dopo la Germania, anche il Giappone a prendere le distanze dal nucleare.
ONDE. Ma anche maree, correnti dei fiumi e dei mari, dovunque il movimento dell’acqua possa mettere in funzione un generatore. Centrali elettriche alimentate da maree ci sono già, anche se su piccola scala. Per onde e correnti, solo sperimentazioni. Tuttavia, l’ecologia non offre ricette facili. Il progetto di chiudere con una diga l’estuario del Severn in Inghilterra per sfruttare su grande scala la marea dell’Atlantico va contro alla salvaguardia della flora e della fauna locali.
FILA. La pietra filosofale dell’energia — e, dunque, della salvaguardia ambientale — del XXI secolo è la modestissima batteria elettrica. Più esattamente, l’immagazzinamento dell’energia elettrica. Vento e sole già oggi producono energia su grande scala, ma la produzione è soggetta alla loro volatile presenza. Occorrerebbe poter conservare l’energia prodotta in eccesso, per distribuirla quando vento e sole non ci sono. In parole povere, una megabatteria.
QUOTE. I limiti alle emissioni di CO2 di aziende e settori industriali che l’Europa ha fissato. Chi supera questi limiti deve acquistare i relativi permessi da chi, invece, è rimasto al di sotto. La recessione ha fatto, tuttavia, crollare la domanda di energia e il mercato dei permessi si è, praticamente, svuotato. Ma un segnale importante viene dalla Cina che sembra intenzionata a creare un sistema analogo di “cap-andtrade” per le sue emissioni.
RIFORESTAZIONE. Ridare fiato al grande polmone del pianeta. I programmi per ripiantare gli alberi dove c’erano una volta, sono giustamente popolari. Ma sarebbe più urgente fermare la cementificazione che, ogni anno, con l’espansione delle città, sottrae milioni di ettari di una risorsa scarsa e preziosa come il suolo fertile.
SOLARE. La grande scommessa dell’energia più semplice che ci sia è stata, in linea di principio, vinta. Le installazioni di solare termico e fotovoltaico si moltiplicano e la quantità di energia prodotta aumenta in misura esponenziale, mentre cresce l’efficienza e calano i prezzi. Nelle zone a più forte insolazione (Sicilia, California) il costo di un kilowatt di energia solare è ormai uguale a quello di un kw prodotto con le fonti tradizionali.
TERMOVALORIZZATORI. Popolari nel Nord Europa, contestati in Italia, gli inceneritori sono, a prima vista, il sistema più efficiente per trattare rifiuti che, altrimenti, finirebbero in discarica e per trarne energia da usare, ad esempio, per riscaldare le case. Ma bruciare rifiuti produce gas nocivi, come la diossina, ed occorre un complesso e assai delicato sistema di filtri e controlli, che suscita diffidenza.
USO SOSTENIBILE. Dovrebbe essere il mantra di ogni politica ambientale: non si possono consumare più risorse di quante si possano, ragionevolmente, rimpiazzare. Il concetto è abbastanza vasto da poter essere applicato a livello micro (il riciclo dei rifiuti) come macro (i rischi dell’erosione di terra arabile)
VENTO. Sopravanzato solo recentemente dal solare, l’eolico è l’energia alternativa che ha ottenuto, dopo il fotovoltaico, il maggior successo. Simile nei punti deboli al solare (stessa volatilità della fonte, difficoltà di immagazzinare la produzione in eccesso), l’eolico gli è però, in qualche modo, complementare: grosso modo, c’è più vento nelle regioni del mondo in cui c’è meno sole.
ZUCCHERO. O, meglio la canna da zucchero. Fra i biocombustibili già sul mercato, l’etanolo ricavato in Brasile dalle piantagioni di canna da zucchero del Mato Grosso non solo è l’unico solidamente impiantato nel mercato nazionale, ma è anche quello che costa meno e che non va a incidere sulla produzione alimentare.