Jenner Meletti, la Repubblica 3/6/2013, 3 giugno 2013
NEL PAESE CON PIÙ TELECAMERE D’ITALIA “COSÌ IL GRANDE FRATELLO CI DIFENDERÀ”
VELLEZZO BELLINI (PAVIA) — Si vedono strani lampioni, dai tavolini del Baracuda cafè. “Lampioni” che non fanno luce ma che guardano, osservano e soprattutto registrano ogni movimento. «Qui in piazzetta — dice il sindaco, Mario Mossini, 56 anni, tassista — ci sono ben tre delle nostre 29 telecamere comunali. Una controlla la scuola elementare, le altre due il municipio e il parco giochi. Lì, ad esempio, non si può giocare al pallone. Se ti metti a fare una partitella, il vigile Giuseppe — ne abbiamo solo uno — ti vede dal suo ufficio e può arrivare subito. E possiamo controllare chi butta la spazzatura nei posti sbagliati, chi sporca per terra... Ma le telecamere le abbiamo messe soprattutto per tenere lontani i ladri, che porca di quella vacca da un paese come il nostro sono attirati come le mosche dal miele. Da noi non ci sono appartamenti in condominio, dove con una porta blindata risolvi tutto. Qui ci sono villette a schiera, ville, villone, tutte con tanti accessi. Se dimentichi di chiudere la porta del garage o anche solo una delle finestre a piano terra o al primo piano, è fatta. Due settimane fa i ladri sono arrivati anche nella mia villetta».
Sono sei le strade che entrano a Vellezzo Bellini e nella sua frazione di Giovenzano. In ogni accesso, i cartelli sono chiari. «Il territorio comunale è sottoposto a sorveglianza video 24 ore su 24. Legge 676/96. La registrazione è effettuata dal corpo di Polizia locale per finalità di ordine pubblico e prevenzione illeciti». Non si possono costruire mura di cinta, come nel Medioevo, anche perché costerebbe troppo. Ma con l’elettronica si riesce comunque a recintare un paese e trasformarlo in una gated community (comunità chiusa da cancelli) senza gabellieri e guardie armate di picche ma molto più funzionale. «In ogni accesso — racconta il sindaco — ci sono due telecamere. Una fa il film dell’auto e dintorni e l’altra fotografa la targa. Funziona anche con la nebbia. Chi entra da noi, non è più uno sconosciuto. E faremo di più. Le antennine che collegano le telecamere “coprono” già tutto il paese. Gli abitanti di una strada si possono mettere d’accordo e comprare una telecamera. Noi la collegheremo alla nostra centrale di sorveglianza. La spesa non è altissima: una telecamera fissa costa 1.500 euro, quella a 360 gradi arriva a 4.500. Ci sono già tante domande. Come Comune, per controllare gli accessi, parchi e scuole abbiamo già speso quasi 100.000 euro».
Strano paese, Vellezzo Bellini. Gli abitanti sono 3.200 e più di
duemila, tutti ex milanesi, abitano in ville e villette a schiera. Attività principale: la costruzione di villette a schiera. In una sola lottizzazione, a Giovenzano, ne stanno costruendo altre 47. «Scegli di vivere bene», l’invito scritto su un pannello del cantiere. «Siamo il Comune del pavese — racconta il sindaco, eletto due anni fa — più vicino a Milano, in un quarto d’ora di auto siamo al metrò di Famagosta. Le case qui costano meno e i milanesi — anch’io arrivo da lì — vengono a comprarsi la villetta perché sono alla ricerca del verde e della tranquillità». Arrivano per vivere in mezzo alla natura e si trovano in gabbia. Nella grande gated community ci sono infatti tanti altri recinti.
Via Mameli, ad esempio. Due file di villette che si guardano le une con le altre. Da un lato l’ingresso è solo pedonale, dall’altro puoi entrare in auto per parcheggiare di fronte a casa. Sul pedonale che parte da piazza Caduti e Dispersi in guerra, un concerto di cani. «Io sono di guardia qui», annuncia un cartello con la foto di un rottweiler. «Entrate a vostro rischio». Allarmi, telecamere, zanzariere, caminetti per le grigliate all’aperto e soprattutto recinti, qualche oca di gesso, niente nanetti. Dove le siepi sono ancora basse le cancellate sono coperte da reti verdi o da altre con foglie di plastica. C’è anche chi ha messo queste reti fra il suo giardino e quello del vicino, così non ci si vede e non si è obbligati al saluto. Il verde è solo quello di pochi metri davanti a casa, ben protetto, con un tavolo sotto il gazebo per cenare all’aperto e fare finta di vivere in campagna.
«Avevo promesso in campagna elettorale — dice il sindaco Mario Mossini, capo di una giunta civica — di mettere questi occhi elettronici e ho mantenuto la promessa. Adesso sono in trattative con una ditta di vigilanza, che ha chiesto di mettere su suolo pubblico due punti di sosta e ristoro per i suoi agenti. Ecco il permesso, ho detto, ma voi assicuratemi che lascerete due vostri uomini tutte le notti. Sarete compensati dal fatto che i miei concittadini, vedendovi sempre qui, faranno l’abbonamento per la sorveglianza con voi e non con altre ditte».
Di notte gli agenti privati, di giorno i venti “volontari civici”, con pettorina simile a quelle della Protezione civile, che «tengono pulito il paese, fanno i vigili davanti alle scuole, seguono processioni e funerali e sono pronti a segnalare ogni anomalia ». Le telecamere funzionano da due mesi e i risultati non sono esaltanti. «Tre volte le forze dell’ordine hanno visionato i nostri filmati. In un caso è stata vista la moto di un ladro che era entrato in farmacia. Ma leggendo la targa si è scoperto che la moto era stata rubata. Come Comune, abbiamo fatto una multa di 178 euro a un cittadino che aveva buttato dalla macchina un sacchetto di spazzatura. Le telecamere, questo va detto, sono soprattutto dei dissuasori. È come se parlassimo a chi vuol venire qui a rubare. “Caro ladro, qui abbiamo tante telecamere che ti riprendono, gli agenti privati, i volontari… Questo non è il posto giusto per te. Se proprio vuoi rubare, vai in un altro paese”».