Jenner Meletti, la Repubblica 2/6/2013, 2 giugno 2013
DALLE RISAIE ALLAGATE ALLA STRAGE DI MELE E CILIEGIE COSÌ IL MAGGIO IMPAZZITO CAMBIERÀ LA NOSTRA DIETA
PAVIA — Le risaie, in questa primavera che fra tre settimane abbraccerà l’estate, dovrebbero essere verdi e piene d’acqua. E invece alcune sono asciutte e senza riso, e in quelle allagate si vedono piantine troppo piccole e grandi chiazze vuote, dove non cresce nulla. Sembrano un campo da calcio ad agosto. «Quest’anno sarà davvero difficile — dice Paolo Braschi, coltivatore di Vistarino — fare un risotto come si deve. Mancheranno carnaroli, vialone nano, baldo e arborio. Sono i risi migliori e più pregiati, ma per maturare hanno bisogno di un mese in più, rispetto agli altri, e se semini a giugno rischi di non portarli a maturazione. E allora piantiamo le qualità loto e selenio, speriamo bene».
Troppa pioggia, nelle nostre campagne. Troppo freddo. Un maggio così non si vedeva dal 1991. La Coldiretti nazionale ha fatto i conti: i danni per i coltivatori arrivano già a 1 miliardo di euro. Mancheranno non solo il riso (meno 35-40%) ma anche il mais (meno 40-50%) e il foraggio (meno 35%). Mais e fieno sono gli alimenti principali per i bovini, e dunque saliranno i prezzi di carne e latte. Problemi seri anche per il vino, perché i terreni bagnati impediscono la lotta contro le malattie della vite. Per la frutta, in Veneto, con il freddo che ha fatto cadere i fiori, si è già perso il 70% di mele, ciliegie e albicocche. Doveva terminare a metà maggio, la semina del riso. Chi ha scelto di seminare in acqua — come si faceva un tempo — in gran parte ha perso soldi e fatica perché, con il freddo, sono spuntate le alghe che hanno soffocato semi e piantine. Chi ancora aspetta la semina in asciutto, si trova con le risaie piene di erba e senza la possibilità di entrare con le macchine perché il terreno è troppo fangoso. «Anche il riso che è riuscito a nascere — dice Paolo Braschi — non riesce a crescere, a causa del freddo. Ieri, qui, c’erano 9 gradi. Le “chiazze” nelle risaie? Non siamo riusciti a livellare il terreno. Per il carnaroli e gli altri risi pregiati purtroppo non abbiamo speranze. Se lo seminiamo adesso, quando arriverà il caldo sarà troppo debole e sarà colpito dal cosiddetto “aborto floreale”: succede quando il fiore non produce la spiga».
«Io mi chiedo — dice Luigi Rizzo, coltivatore di Gazzo, nell’Alta Padovana — cosa daremo da mangiare alle nostre vacche. Ormai nei prati stabili dovrebbe essere il tempo del secondo sfalcio e non abbiamo fatto nemmeno il primo, che di solito inizia ai primi di maggio. Quando riusciremo a entrare nei campi questo primo fieno sarà vecchio, pieno di marciume. E non potremo nemmeno salvarci con il mais. Le scorte sono finite, perché l’anno scorso il raccolto è stato falcidiato dalla siccità e poi dalle aflatossine. Da noi si dice che per San Marco, il 25 aprile, ogni terreno deve essere pronto alla semina. Invece quest’anno in tante zone ancora non siamo riusciti ad arare, e poi a spargere il letame. Così ci troviamo con campi non seminati e il primo foraggio marcio. La possibilità di piantare almeno qualche varietà di mais, di quelle che maturano in breve tempo, è per ora solo una speranza».
Il miliardo di danni colpirà soprattutto le tasche dei coltivatori. «Non sono previsti rimborsi — dice Sandra Chiarato della Coldiretti veneta — per chi vede il suo raccolto andare in fumo. I contadini dovrebbero fare l’assicurazione, ma la spesa è troppo alta». Con un calo della produzione, il danno sarà pagato anche dai consumatori, con le speculazioni sui prezzi. «Ho visto cose — racconta Emanuele Barattin, coltivatore di Treviso — che né io che ho quasi cinquant’anni né mio padre avevamo mai visto: viene da piangere, a guardare i nostri campi, da sempre così fertili, che non riescono a produrre. Per il mais, la soia e il frumento nelle province di Treviso e Venezia ci sarà un calo del 50%. I pochi che sono riusciti a seminare il mais adesso devono piantare altri semi perché i primi sono stato distrutti dai funghi. Nel grano ci sono malattie come il fusarium e la septoriosi. La spiga si sta formando, la tocchi e scopri che è vuota. Nei vigneti c’è il disastro. Per arrivarci e fare i trattamenti dovresti usare macchine con i cingoli, devastando terreni delicatissimi. Il maltempo non finisce più. Ieri un temporale ha colpito una lunga fetta di campagne fra Pordenone e Conegliano. Anche adesso, dalla parte delle montagne, stanno arrivando nuvole nere». Nuvole nere che porteranno nuovi danni ai campi. Poi alle tavole e ai bilanci di tutte le famiglie italiane.