Maurizio Stefanini, Libero 1/6/2013, 1 giugno 2013
ANGELA SI COMPRA LA RIELEZIONE CON 28 MILIARDI
Avete presente la storia del rigore teutonico? Ricordate a dicembre, quando Angela Merkel si diceva sicura che gli italiani avrebbero votato per il rigore di Monti e il ministro degli Esteri Westerwelle definiva inaccettabile che la Germania diventasse «l’oggetto di una campagna elettorale populista»? Ma non è che nella Germania stessa il populismo sia del tutto fuori moda. Lo attesa la cifra che il cancelliere avrebbe intenzione di stanziare per propiziarsi una riconferma alle elezioni del 22 settembre: 28,5 miliardi di euro. L’indiscrezione è frutto di confidenza di membri della Cdu con i giornalisti: o «spiate», come direbbe Roberta Lombardi. E arriva dal quotidiano economico Handelsblatt: che è poi quello stesso giornale cui Grillo aveva detto che «L’Italia è già fuori dall’euro», tanto per restare in tema M5S.
Mentre l’Ue avverte l’Italia di andarci cauta con l’abolizione dell’Imu, infatti, il governo tedesco pensa innanzitutto di stanziare almeno 7 miliardi e mezzo di euro in aiuti alle famiglie. Verrebbero così incrementate le esenzioni fiscali per i figli, e sarebbe aumentato da 184 a 219 euro al mese per ogni figlio l’assegno familiare. E qui forse la cosa potrebbe anche essere giustificata da preoccupazioni demografiche. Il censimento ha infatti appena rivelato che è sparito un milione e mezzo di tedeschi: sono 80,2 milioni e non 81,7 come si era stimato in base a criteri statistici evidentemente non del tutto affidabili. C’è però anche un secondo passo: alzare le pensioni per le madri di famiglia e includere nel conteggio di tutte le pensioni anche gli anni dedicati alla formazione lavorativa. E si parla di altri 12 miliardi e mezzo di euro. Terzo passo: costruire nuove infrastrutture. E lì sarebbe rivestito un altro miliardo. Con altri spiccioli vari, si arriverebbe appunto al citato totale: che corrisponde poi al 10% del bilancio statale di un anno della Repubblica Federale di Germania.
Prevedibile l’ira di tutti quegli altri Paesi d’Europa, dalla Grecia alla Spagna passando per la stessa Italia, in cui, magari a torto, ma la gran parte dell’opinione pubblica si è percepita come vittima del rigorismo teutonico. “La Merkel è più generosa con i suoi elettori che con i suoi vicini”, titola ad esempio il francese Le Point. “In Germania la Merkel attaccata per le promesse elettorali, in dubbio la solodità finanziaria”, sintetizza il Washington Post. Mentre lo spagnolo El Mundo le dà direttamente della «Zapatero»: “Il Piano Zapatero della Merkel”. Da noi la accosterebbero al mitico Achille Lauro, con le sue scarpe spaiate: la sinistra prima del voto e la destra dopo (o viceversa). Ma anche in Germania la notizia crea sconcerto. «Regali elettorali», li ha bollati il leader dei Verdi Jürgen Trittin, dicendo che «la signora Merkel teme per la sua maggioranza, così sta usando il credito per buttare in campo sussidi ai redditi alti », mettendo a rischio quell’obiettivo di bilancio in pareggio che dal 2009 è stato addirittura inserito nella Costituzione. «La Merkel non ce la farà a comprarsi una vittoria elettorale a colpi di promesse frivole», rincara per i socialdemocratici Carsten Schneider, secondo cui questa idea di aumentare la spesa interna e di non voler aumentare le tasse nel mentre fa prediche di rigore al resto d’Europa è destinata a «farle perdere credibilità».
Ma anche gli alleati liberali sono perplessi, e l’ex-segretario della Fdp Christian Lindner su Twitter ha riconosciuto che queste intenzioni di spesa non sarebbero del tutto coerenti con l’impegno ufficiale della Cdu per uno Stato senza debiti. Insomma, invita a votare liberale perché la Fdp possa «fare da bussola».
Ma come pensa la Merkel di salvare la capra della maggior spesa assieme ai cavoli del rigore? (A proposito: «cavolo» in tedesco si dice proprio Kohl, esattamente come quell’altri cancelliere cui lei deve la sua carriera, ma che poi con somma ingratitudine contribuì a far defenestrare). Già si sa che lei, diventata leader della Cdu dopo essere stata comunista nella sua gioventù Ddr, potentissima cancelliere della Germania riunita dopo essere stata in un primo momento ostile alla riunificazione, capo del governo nel suo primo mandato in Grande Coalizione con i socialdemocratici e in secondo mandato assieme ai liberali, non è in realtà una fanatica di nessuna ideologia. E già ha fatto strappi considerevoli all’ortodossia conservatrice col decidere la fine del servizio di lva e la fuoriuscita dal nucleare. Adesso sembra che voglia scippare alla sinistra una delle sue proposte, e intenda colpire le plusvalenze sulle rendite.