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 2013  giugno 01 Sabato calendario

DE MAGISTRIS, DUE ANNI AL VENTO

Del «movimento arancione», che da due anni governa Napoli, si potrebbe dire, alterando un noto proverbio, che ha «predicato male e razzolato peggio». Predicato male perché, come è stato più volte detto, il biglietto da visita con cui si presentò agli elettori era un manifesto politico vero e proprio, in cui si sosteneva l’urgenza di una svolta rivoluzionaria per arginare il declino di Napoli, facendo leva sulle nuove teorie dello sviluppo fiorite negli ultimi decenni nel panorama culturale della sinistra radicale e soprattutto sui nuovi modelli di governance fondati sulla democrazia partecipata.

Un documento forse anche interessante in alcuni punti, ma assolutamente inservibile come programma di governo urbano, soprattutto per una città come Napoli che, per risollevarsi, avrebbe bisogno di soluzioni efficaci , piuttosto che di scenari utopistici come quelli della «decrescita», dei «beni comuni» o della «democrazia partecipata».

«Razzolato peggio» poi, non solo perché tutto questo nuovo armamentario teorico della sinistra radicale non ha prodotto alcun cambiamento nei metodi di governo di questa città, che pessimi erano prima di de Magistris e pessimi sono rimasti, quanto per il fatto che le iniziative realizzate in questi primi due anni dalla amministrazione arancione non sono state niente di più delle vecchie e inutili strategie di immagine a base di eventi e feste di piazza, inaugurate da Antonio Bassolino.

Insomma, il programma arancione prospettava radiosi obiettivi e palpitanti mezzi per conseguirli, mentre poi i napoletani si sono ritrovati solo regate veliche, giri d’Italia, tornei di tennis e scalcinate piste di pattinaggio sul ghiaccio, il tutto condito da paralisi del traffico automobilistico senza precedenti.

Esattamente il contrario di quanto predicato dalla filosofia arancione.

Tanto per fare qualche esempio, tutto ciò che si è visto in tema di «beni comuni» è stato l’esproprio delle più rinomate aree della città da parte dell’amministrazione arancione, per consentire al sindaco di realizzare le sue campagne di immagine. Quanto poi alla «cura e tutela della natura e dell’ambiente», basti solo vedere la fine che ha fatto la Villa comunale. Infine, quanto al funzionamento della democrazia partecipata, si è avuto solo qualche notizia di «assemblee di popolo», nelle quali i partecipanti dissenzienti sono stati subito messi alla porta. Male, quindi, il programma elettorale e peggio ancora l’azione amministrativa.

In Italia, e soprattutto nel Mezzogiorno, siamo abituati da tempo a programmi elettorali che non programmano il resto di niente e siamo anche rassegnati al fatto che poi i vincitori delle competizioni elettorali riescono appena ad assicurare l’ordinaria amministrazione. Ma con il governo arancione si è visto l’incredibile. Nulla delle sfavillanti promesse fatte nel programma elettorale, nulla anche di quei pur modesti standard amministrativi ai quali siamo ormai abituati, ma solo feste spettacoli e divertimenti. Una storia, come si dice a Napoli, tutta a perdere.