Paola Jadeluca, Affari & Finanza, la Repubblica 3/6/2013, 3 giugno 2013
MISTER YAMAMAY NEL MIRINO DI LVMH UN MATRIMONIO ANCORA INTIMO
D a Parigi nessuna conferma. Le voci, circolate la settimana scorsa, circa l’interesse di Lvmh, il colosso del lusso, a rilevare una quota di Pianoforte Holding, proprietaria di Yamamay, Carpisa e Jacked, a tutt’oggi restano solo rumor. Secondo quanto riportato da il Messaggero, il gruppo di Bernard Arnault avrebbe preso contatto diretto con il presidente della holding, Luciano Cimmino. Però, stando a quanto dicono ad Affari&Finanza fonti vicine alla holding francese, alla sede centrale escludono che, come gruppo del settore moda e lusso, abbia mai fatto una proposta. Resta, tuttavia, in piedi un’ultima ipotesi: che l’operazione sia portata avanti da L Capital, la costola finanziaria di Lvmh, che in modo indipendente dalla maison prende partecipazioni in imprese minori. Un’ipotesi plausibile, considerato che nel caso di Pianoforte si tratterebbe appunto di una pura operazione finanziaria. Sempre secondo le voci, proprio Luciano Cimmino, nel corso di un recente Cda della capogruppo, avrebbe dato un’informativa sul negoziato nel quale sarebbe coinvolta direttamente Intesa San Paolo, da oltre un anno azionista di Pianoforte con il 10%. Se così fosse, sarebbe comunque una grande novità per il gruppo francese. Lvmh, infatti, è posizionato solo su brand alto di gamma. Mentre i marchi di Pianoforte sono produzioni del mercato “branded mass market”, inoltre molto orientati sull’Italia e con una quota di esportazioni proporzionalmente ancora bassa. Un insieme di variabili che,
secondo gli esperti, renderebbero improbabile l’operazione. Ma in questo mondo, e in questo momento, i colpi di scena non mancano. Ppr, l’antagonista di Lvmh, ha appena cambiato nome, e dal 18 giugno si chiamerà Kering. Lo stesso Lvmh, che sul valore aggiunto della marca ha fatto leva per costruire un impero, ha appena lanciato in Cina una linea di prodotti di Lv, la griffe ammiraglia, no-logo. Una svolta epocale. Finora gli analisti si erano soffermati su costi, tempi e rischi di immettere sul mercato un nuovo brand a fronte di marchi storici, carichi dell’eredità consolidata, fortini inespugnabili del mercato. Oggi nuove tendenze rimettono in discussione ogni regola di marketing. Il villaggio globale di Internet, per assurdo, è diventato il principale veicolo di messaggi che invitano a consumi sostenibili, al chilometro zero, alla solidarietà, al no-logo. In linea con il trend, rilevato da McKinsey, di una grande disaffezione verso gli store delle principali vie del lusso d’Europa e dei mercati emergenti. Non a caso la linea Lv senza logo corre di pari passo con un piano di chiusura degli store, che punta a innalzare la percezione di esclusività in un momento di radicali cambiamenti dei consumi anche degli “heavy spender”, i clienti più facoltosi. In questo scenario tutto è possibile. Persino l’acquisizione di una partecipazione Lvmh in Pianoforte. Per Luciano Cimmino, presidente e azionista della holding, sarebbe la migliore onorificenza della sua carriera di self-made- man. Pari solo alla pergamena di Duca di Castiglia con la quale suo padre, Luigi, premiava il vincitore dei tornei di scopa, come ama raccontare. Un titolo che gli è rimasto nel cuore, tanto che tutte le sue imbarcazioni hanno sempre portato il nome di Duca di Castiglia. Napoletano, classe 1944, eletto a febbraio alla Camera, nella lista Monti, per la regione Campania, ha iniziato a lavorare a 18 anni, subito dopo il diploma da ragioniere, come agente nella ditta del padre, ai tempi considerato un bravo rappresentante. La grande svolta è nel 1975, proprio quando viene a mancare suo padre, ottiene la rappresentanza della Bassetti, in quegli anni considerato in assoluto il marchio più prestigioso del tessile sia in Italia che in Europa. Basti dire che, sei anni dopo, quando la Bassetti, proprio grazie a Cimmino, fornisce a Enti Libici biancheria per 33 miliardi di lire, ne parla addirittura il Financial Times. Nel frattempo Cimmino è diventato rappresentante anche di Stefanel. Ma presto si arriva a un punto morto: «Avevo bisogno di nuovi stimoli», ha dichiarato in alcune interviste. Così, nel 1983, fonda la Imap spa e fa il salto dall’altra parte della barricata, da rappresentante a produttore: nasce così, da una sua intuizione Original Marines, marchio di abbigliamento sportivo e tempo libero ancora oggi di primo piano: «Un marchio da me inventato», ama ripetere. Una novità, per i tempi, è che la produzione viene fatta tutta all’estero. Un modello vincente, considerato che offriva ai consumatori prodotti di alta qualità a basso costo. Dal lavoro all’ingrosso all’apertura di alcuni punti vendita, il passo è breve. Il successo è scritto nella storia del marchio. Oggi, Original Marines è dirimpettaia di Kuvera, controllata di Pianoforte, nella sede dell’ Interporto campano-Cis di Napoli. Ma non ha più a che fare con Cimmino, che dieci anni dopo l’inizio della nuova avventura aveva ceduto le sue quote, in seguito a dissidi interni al consiglio di amministrazione. Siamo al 2001. L’anno dell’attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York. Una tragedia che ha sconquassato anche il mercato, innescando nuovi stili di vita, nuove tendenze. Un ritorno ai valori base della vita quotidiana che ben si presta alla nuova attenzione all’intimo che proprio in quegli anni comincia ad assumere l’appeal del vero e proprio capo di abbigliamento. Nasce così, insieme ai figli Barbara e Gianluigi, Yamamay, business di nuova generazione, appunto, insieme alla famiglia Garda di Varese. Contemporaneamente, nasce l’altro marchio, Carpisa, brand di borse e valigie giovanili, allegre, spensierate: uno stile accattivante per rilanciare la voglia di viaggiare nel clima di paura di quegli anni, quando intere flotte aeree restavano parcheggiate a terra. Oggi il gruppo ha un giro d’affari di 286,4 milioni di euro (dati al 2011), ma attraverso la rete di franchising e affiliazioni, che conta su un totale di 2012 negozi, si raggiunge un fatturato retail di 471,8 milioni di euro. Nel perimetro di affari rientra anche Jacked, altro marchio acquisito nel tempo, specializzato in costumi tecnici da competizione, fornitore ufficiale della Nazionale di nuoto. Nel 2011 è stata effettuata una ristrutturazione che ha portato alla fusione di Inticom, cui fa capo Yamamay e ha sede a Gallarate, con Kuvera, cui fa capo Carpisa e alla creazione di Pianoforte holding, che raccoglie tutti i business. La famiglia Garda è uscita dalla compagine azionaria di Yamamay, mentre è entrato un altro socio, la famiglia Carlino. E’ un po’ come mischiare le pere con le mere, dicono gli esperti, una fusione strategicamente poco efficace. Business model diversi, con tempi e strategie completamente divergenti. Ma l’obiettivo era crescere, acquisire peso per l’approdo in Borsa. Pianoforte fa parte della piattaforma Elite di Borsa italiana, finalizzata alla internazionalizzazione. Ma l’accordo con Lvmh potrebbe rappresentare una scorciatoia per acquisire più rapidamente capitali e pararsi dagli eventuali contraccolpi legati alla forte esposizione sul mercato interno. Secondo i rumor, L Capital sarebbe disposto a investire circa 40 milioni di euro, pari al controvalore del ticket pagato da Intesa. E’ possibile quindi che una quota di circa il 10% passi al colosso francese in parte rilevando azioni da Intesa e in parte attraverso un aumento di capitale. Un partner di minoranza, ma un trampolino strategico per il lancio sui mercati esteri. Soprattutto considerato l’interesse di Lvmh a espandersi su segmenti limitrofi, fatti di piccole cose di grande appeal. Come i profumi e i cosmetici, sui quali il gruppo francese sta spingendo molto. «L’intimo è come un rossetto, o un profumo, oggetto con grande carica seduttiva », commenta Armando Branchini, chairman deputy di Fondazione Altagamma. Un business che non tramonta mai.