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 2013  giugno 04 Martedì calendario

STRASBURGO, BORGHEZIO ESPULSO PER RAZZISMO

Il giudizio finale è drastico: «Ripugnante». Il verdetto inappellabile: «Espulso». Mario Borghezio viene cacciato dal gruppo degli euroscettici al Parlamento di Strasburgo per colpa del suo «razzismo ripugnante». Esultano gli attivisti di Articolo 21, l’associazione che aveva raccolto qualche centinaio di firme contro il vate del secessionismo padano. Il quale, da buon italiano, si rifugia nella dietrologia: «Decisione inspiegabile: mi sa che ho dato fastidio a qualche potere forte della City londinese».
Per coloro che lo hanno messo alla porta, in realtà, di inspiegabile non c’è nulla. Sono bastate un paio di interviste rilasciate da Borghezio per renderlo indesiderabile. I suoi colleghi euroscettici sono convinti che nessuno possa andare in giro a dire cose di questo tenore: «Il ministro Cécile Kyenge ha la faccia da casalinga. Con lei, il governo Letta è diventato il governo del bonga bonga». L’avevano obbligato a scusarsi, ma dopo aver chinato il capo lui ha straparlato ancora.

PER I LEGHISTI È ”SALVO”
In casa leghista l’imbarazzo si taglia col coltello. Venerdì durante il Consiglio federale Bobo Maroni lo aveva protetto: «Mario è fatto così, non bisogna drammatizzare le sue parole». Ora Salvini evita di infierire: «Non condivido quello che dice, ma non lo manderemo via dal partito. Lui è diverso da quello che appare». I suoi colleghi padani all’europarlamento fanno sapere di non aver votato l’espulsione, ma nessuna solidarietà.
Le sparate di Borghezio sono una consuetudine. Ultimamente però anche i suoi estimatori (sono tanti nel Carroccio) ammettono che l’escalation di dichiarazioni fuori dalle righe è eccessiva. Negli ambienti dell’estrema destra italiana si sostiene che sia il preludio alla fondazione di un partito neofascista col sostegno della figlia di Le Pen, e certe sue uscite sembrano confermarne le intenzioni: «Sono più a destra di Dio, come diceva il grande Evola. E poi il nazismo ha fatto anche cose buone».
A chiederne la testa con più accanimento sono stati gli euroscettici britannici. Lo scozzese Nigel Farage, presidente dell’Efd, tre giorni fa dopo l’ennesima «intervista ripugnante» ha preparato il provvedimento di espulsione che ieri è stato approvato. Il regolamento interno prevede che ci siano due terzi dei voti: significa che almeno ventiquattro dei trentacinque componenti del gruppo hanno detto sì. Una decisione quasi unanime se si tien conto che nove degli undici astenuti sono leghisti.

IN CERCA DI UN NUOVO GRUPPO
«Farò ricorso» annuncia Borghezio da Bruxelles «nemmeno nel Congo del ministro Kyenge si espelle qualcuno senza diritto di difesa. A metà giugno dovevo fornire le mie spiegazioni, avrei dimostrato che non ho mai offeso nessuno» Gli inglesi invece hanno accelerato i tempi, e adesso il secessionista padano è fuori: «Dico certe cose da dieci anni e loro solo adesso hanno qualcosa da ridire. Strano no? Evidentemente le mie battaglie contro i paradisi fiscali hanno dato fastidio a qualcuno nella City. Anche per questo mi aspetto il sostegno della Lega». Per l’intanto deve cercarsi un altro eurogruppo disposto a ospitarlo. Ammesso che lo trovi.