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 2013  giugno 04 Martedì calendario

GUARINIELLO: «IN ITALIA TROPPE STRAGI SUL LAVORO SONO DIMENTICATE»


Diciott’anni sono tantissimi?
«È una pena inaudita. Merito di questo processo è di averla resa ragionevole».

Dopo i fatti esposti in aula?
«Certo, dopo i fatti esposti nel dibattimento di primo grado e in quello di appello. Diciamo che è consuetudine che nelle corti d’appello si riducano le pene. Qui è stato aumentata per l’elevata capacità di delinquere di Schmidheiny, la sua consapevolezza della pericolosità dell’amianto, per la stessa strategia di disinformazione messa in atto con le fabbriche aperte e proseguita dopo».

A che allude?
«Alle attività di depistaggio e spionaggio volute da Schmidheiny, anche nei miei confronti. Possiamo dire, alla luce dei suoi maneggi, che mi ha battuto sul tempo: si informava sui miei processi perché aveva capito prima di me di essere colpevole. Io avevo indagato e processato gli amministratori italiani dell’Eternit e non avevo capito che dietro di loro c’erano i vertici della multinazionale e che il vero capo, dal 1976, era lui, Schmidheiny».

E adesso è soddisfatto?
«Sono entusiasta per questa sentenza ma nello stesso tempo mi arrabbio pensando a quante tragedie sul lavoro, con o senza l’amianto di mezzo, sono state dimenticate dalla giustizia. Perché a Torino e in altre città si fanno i processi sulla salute di lavoratori e cittadini mentre altrove non si sa nemmeno cosa sono questi processi. Non c’è la cultura, non c’è la specializzazione dei magistrati».

Pensa alla procura nazionale sui disastri del lavoro?
«Ci penso e penso pure che si farà chissà quando, se si farà. Guardi qui (mostra una copia del rapporto 2012 del Registro nazionale dei mesoteliomi, ndr), vede come è punteggiata l’Italia di disastri dell’amianto, eppure di indagini e processi se ne fanno pochini. Un collega di una delle aree più martoriate mi ha confidato: “Non ci segnalano i casi”. Poi ha aggiunto: “Per fortuna, se lo facessero non sapremmo come fare”».

Insomma, non c’è stata solo l’Eternit a fare danni così gravi?
«Certo che no, in giro per l’Italia si costituiscono associazioni di familiari delle vittime che non riescono ad avere giustizia. L’ultimo caso di cui sono stato messo al corrente è quello di uno stabilimento campano, fra Salerno e Avellino, dove si smontavano vagoni ferroviari pieni di amianto. Cominciano ad esservi numerosi decessi fra i lavoratori di quello stabilimento e nessuno apre un’indagine, mi scrivono i familiari delle vittime. Per questo oggi ho il cuore anche pieno di rabbia».

Dall’Italia a due velocità a quella delle due giustizie?
«Se prendiamo la nostra sentenza, con il disastro doloso punito come massimo della pena di 12 anni dal nostro codice, capiamo che i giudici di appello hanno valorizzato la continuazione del reato nel tempo e nello spazio attorno alle fabbriche Eternit, causando tanti morti anche nella popolazione civile. Come sta accadendo a Taranto, per l’Ilva. Ci sono state critiche durissime per noi e per i colleghi pugliesi, adesso ripartiranno».

Se le aspetta?
«Un politologo americano ha evidenziato mesi fa con un’intervista ad un giornale italiano il rischio che una sentenza d’appello sull’Eternit dello stesso tenore di quella precedente avrebbe potuto essere d’esempio per il caso dell’Ilva. Ci aveva visto giusto. Mi aspetto certe critiche così come speravo in una buona sentenza. E adesso sostengo che questa sentenza sarà di grande interesse per la giurisprudenza. Attendiamo di leggerne le motivazioni, fra 90 giorni, ma sin d’ora possiamo affermare che dovrebbero trovare il tempo di consultarla nelle 120 procure italiane, oltre che all’estero, dove c’era grande attesa per il nostro processo».

La inorgoglisce e la fa pure indispettire che processi penali di questa portata nel resto dell’Europa non si siano ancora fatti?
«La domanda mi fa pensare ad una collega francese che è stata promossa per toglierle l’inchiesta sull’Eternit di quelle parti. Noi abbiamo indagini in stand-by su lavoratori italiani morti a centinaia fra gli stabilimenti svizzeri (i più), francesi e brasiliani dell’Eternit. Nemmeno per loro le autorità locali ci danno una mano. E poi mi chiedo che cosasi fa in Paesi come la Russia, la Cina, l ’ India , in cui l’amianto è tutt’altro che bandito. Si contano i morti d’amianto in quei Paesi? Mi chiedo se si fa abbastanza da parte delle autorità internazionali».

Torino oggi è l’ombelico del mondo giudiziario?
«Ho fatto tanti processi e questo ha assunto un significato particolare, quasi alla fine della mia carriera, proprio perché la sentenza è un atto di giustizia che può far sperare i cuori di tanta gente povera di giustizia». [AL. GA.]