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 2013  giugno 01 Sabato calendario

M5S, TACCONI: PIU’ DIALOGO O SI VA VERSO CAMBIAMENTI IMPORTANTI


Onorevole Alessio Tacconi, come ha preso la sparata di Beppe Grillo contro il Professor Rodotà?
«Come molti colleghi Cinque Stelle sono rimasto basito. Del resto non è la prima volta che dal blog di Grillo si attaccano persone che fino a poche settimane fa indicavamo per la carica più alta dello Stato. E, allora, una domanda me la faccio da solo».

Quale?
«Dov’è finita la nostra coerenza?».

Bella questione. La sua risposta?
«La risposta è che questi interventi mettono in difficoltà gli otto milioni e mezzo di elettori che ci hanno scelto e l’intero gruppo parlamentare. Sono uscite indifendibili, che per altro oscurano il nostro lavoro».

Grillo le direbbe che chi tradisce il metodo - in questo caso Rodotà - è fuori dalla logica del Movimento.
«E io replicherei che il Movimento ha perso come in altre occasioni un’importante opportunità di fare autocritica e migliorare se stesso. Di nuovo si è preferito attaccare la persona, invece di analizzare il contenuto delle sue affermazioni per renderle costruttive».

Insisto, lei parla di contenuto, Grillo di metodo.
«Non voglio pensare che il metodo consista nell’attacco personale a chiunque abbia delle obiezioni. Cosa successa, per altro, nel momento in cui qualcuno tra i parlamentari ha sostenuto che rimanere all’opposizione col 25% non era ragionevole».

Con un atteggiamento diverso non sareste in Parlamento.
«Non è una questione di atteggiamento. Ma la rigidità della linea impedisce di consegnare alla gente quel cambiamento che abbiamo promesso».

Parla come un inciucista.
«Parlo come una persona che riesce a distinguere tra inciucio e dialogo. Tra furbata e confronto. Tra un’ Italia lasciata in mano alle solite facce e la possibilità di avere finalmente una straordinaria influenza sul governo».

Sposerebbe l’idea dell’intergruppo parlamentare, il famoso laboratorio comune con Pd e Sel?
«La sposerei. Il Paese migliora con le proposte, non con la protesta».

Abbandonerebbe il Movimento per un gruppo che facesse capo a Rodotà?
«Non è una questione che si può affrontare in questo momento. Ma noto del fermento. E non mi stupirei se in un futuro vicino avvenissero dei cambiamenti importanti».

Strategie politiche? Vito Crimi, vostro capogruppo al Senato, sostiene che non vi competono.
«Ci occupiamo di strategia ogni giorno. Il voto sulla mozione Giachetti per la riforma elettorale è l’ultimo esempio. Piuttosto mi viene da dire che i nostri meccanismi di democrazia interna sono ampiamente migliorabili. Ma qui si torna al problema della coerenza».

Cioè?
«Faccio due esempi. Non è ancora pronta la piattaforma che ci consente di ricevere dalla base gli orientamenti sulle leggi. Se le linee guida non arrivano da loro significa che partono da qualcun altro. Non dall’Assemblea».

Grillo e Casaleggio?
«Che sappia non rimane nessun altro».

Il secondo esempio?
«Il cambio di atteggiamento sulle apparizioni in tv. E la scelta di dieci di noi preparati per stare sul palco».

Qual è il problema?
«Nessuno era informato. Nessuno ha votato. Tanto meno la base».

Che non siate un gruppo compatto lo si evince dalla elegante mail di Roberta Lombardi che accusa alcuni «stronzi» di fare la spia con la stampa.
«Mi pare una contraddizione in termini. Non siamo il movimento della trasparenza dove tutto deve essere fatto alla luce del sole? E davvero sono i presunti dialoganti a lavorare nell’ombra?».

Quanti sono i dialoganti all’interno del Movimento?
«Direi almeno una quarantina».

Non ha paura di essere espulso dopo questa intervista?
«No. E penso che questa pressione nei confronti dei singoli dovrebbe finire. Se uno viene cacciato perché mette in evidenza alcune criticità del Movimento, allora significa che non abbiamo alcuna visione democratica».