Guido Ruotolo, La Stampa 1/6/2013, 1 giugno 2013
PANSA, LA POLIZIA A UN INVESTIGATORE
È lui, Alessandro Pansa, il nuovo capo della Polizia. Arriva dopo la scomparsa di Antonio Manganelli e una reggenza di due mesi del vicecapo vicario, Alessandro Marangoni, che per il momento torna a svolgere il ruolo di vicario.
Con una inusuale conferenza stampa, il ministro dell’Interno Angelino Alfano l’ha presentato all’opinione pubblica: «È stata la scelta migliore e più qualificata». Pansa ha ringraziato ministro e governo: «Sono pienamente consapevole della grave responsabilità che un incarico del genere comporta e le linee guida dell’indirizzo che il ministro dà per quanto riguarda la sicurezza in Italia saranno seguite con grande impegno».
Il nuovo capo della polizia sintetizza alcuni titoli del suo programma: «Assicurare alla giustizia i criminali; garantire che i cittadini possano svolgere le loro attività in un clima corretto e infine migliorare la percezione della sicurezza».
Un grande investigatore, un fine analista, un ottimo mediatore. Anche Alessandro Pansa fa parte di quella squadra di sbirri «pulcini» che si formò negli Anni Settanta. Una squadra di straordinari investigatori. Stiamo parlando dei Gianni De Gennaro, Antonio Manganelli, Alessandro Pansa, Franco Gratteri e poi Nicola Cavaliere e Gilberto Caldarozzi. Ognuno con personalità forti, diverse. E che per lungo tempo hanno fatto squadra prima di separarsi. Alcuni, Gratteri e Calderozzi, finiti nella polvere del processo del G8 di Genova.
Alessandro Pansa da investigatore è stato un formidabile segugio che intercettava l’odore dei soldi, gli immensi patrimoni mafiosi. E insieme a Manganelli partecipò alla cattura del boss catanese Nitto Santapaola.
Fine analista e grande mediatore. Guidare il Dipartimento immigrazione e polizia di frontiera negli anni dell’invasione libica di migliaia e migliaia e di immigrati irregolari è stato difficile. È a lui che si devono gli accordi bilaterali con i Paesi d’origine dei flussi migratori.
Prefetto a Napoli, dove ha cementato un rapporto di stima e fiducia con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, Pansa ha dovuto fronteggiare l’emergenza rifiuti e rom. È stato anche indagato dalla Procura di Napoli per «epidemia colposa», sempre nell’ambito di «monnezzopoli», con una molto singolare prova a carico dell’accusa: l’aumento nel consumo di certi farmaci.
Una vita in polizia. Ma da tredici anni era stato promosso prefetto. Ora dal 2010 era a capo del Dipartimento Affari interni e territoriali. È uno dei settori più importanti del Ministero dell’Interno. E sotto il ministro Annamaria Cancellieri, Pansa ha istruito decine e decine di pratiche di scioglimenti di consigli comunali per mafia. Anche Reggio Calabria, una decisione che non è stata apprezzata da una parte della vecchia e nuova maggioranza di governo.