Salvatore Cannavò, il Fatto Quotidiano 2/6/2013, 2 giugno 2013
PRECARI CONTRO GARANTITI: UNA GUERRA A PERDERE
Esistono “due Italie” secondo Beppe Grillo. L’Italia “A” e l’Italia “B”. Che non indicano una distinzione di serie. Nella prima, infatti, il leader del M5S ha collocato quella parte di Paese “interessata giustamente allo status quo”. Si tratta di coloro che vivono di politica, 487 mila secondo lo studio della Uil. I dipendenti a tempo pieno, cioè coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato e che, conteggiando anche gli indeterminati part-time, sono quasi 15 milioni. Poi ci sono i dipendenti pubblici: 3,2 milioni circa. E, infine, i pensionati, 16,7 milioni secondo l’ultima rilevazione realizzata dall’Istat (da cui sono tratti i nostri dati). Tra questi, Grillo “salva” le pensioni al minimo, che, dice, sono una “vergogna”. Si tratta di 2,2 milioni di persone, pari a quelle che percepiscono una pensione inferiore ai 500 euro al mese. Il resto si distribuisce come descritto nella tabella in pagina.
“L’Italia A non può vivere senza il contributo fiscale dell’Italia B” afferma Grillo: “Ma quest’ultima sta morendo”. Sta parlando dei lavoratori autonomi, oltre 5 milioni di persone, dei precari (lavoratori a tempo determinato, collaboratori, etc.), quasi 3 milioni, gli studenti, i cassaintegrati e, Grillo non lo dice ma probabilmente lo pensa, i disoccupati.
"DUEITALIE" è un’immagine che ha fatto pensare a una contrapposizione politica tra l’Italia dei garantiti e quella dei non garantiti. Volendo completare l’immagine si può citare lo studio della Cgil, reso noto ieri, che descrive l’Italia del Nord e quella del Sud divise da un abisso. “Nei cinque anni di crisi alle nostre spalle” spiega l’ufficio studi del sindacato, “al sud sono andati persi 335 mila posti di lavoro. Il Nord ne ha creati, invece, 12.400”. Un divario che si riflette sui valori del Prodotto interno lordo, sui salari, sui servizi, le infrastrutture. “Per recuperare l’occupazione perduta, afferma la Cgil, ci vorranno 63 anni; 13 anni per tornare al Pil del 2007”.
Ma, davvero, queste “due Italie” sono attraversate, politicamente, da una faglia verticale con una parte che, al sicuro del proprio reddito, vota per il “sistema” e un’altra, insicura e precaria, che vota per Grillo?
Un sondaggista di esperienza, come Nicola Piepoli rileva che l’affermazione dell’ex comico “in un certo senso è banale”, Perché “che il Movimento 5 Stelle prenda voti in aree giovanili, studentesche e precarie, è ormai risaputo”. “Il voto a Grillo – spiega al Fatto – è influenzato moltissimo dal web e sul web ci sono i giovani, ergo i precari”. Ma Piepoli non esclude la rilevanza dello scontro tra categorie distinte tra loro. Del resto, la stessa Cgil, indicata come “status quo” ha avviato, proprio due giorni fa, una campagna su “la situazione del lavoro atipico in Italia”. Secondo i suoi numeri, infatti, i giovani precari sono molto rilevanti sia economicamente che “per la tenuta del welfare” con “7 miliardi di euro di contributi versati all’Inps ogni anno”. A fronte dei quali, però, percepiscono “compensi molto bassi, scarse tutele sociali” e “alcun tipo di ammortizzatore sociale”.
Il presidente della Ipsos, Nando Pagnoncelli, in parte avalla questa lettura: “Ci sono elementi che vanno nella direzione di Grillo” ammette “e che confermano la frattura tra garantiti e non garantiti”. Sembra di riascoltare le tesi di Alberto Asor Rosa che negli anni 70 scriveva il libro Le due società. Lo stesso Asor Rosa, però, in un’intervista a La Stampa, ha spiegato che, a suo parere, il voto riflette un disagio più trasversale alle diverse categorie che verticale.
LO STUDIO DI IPSOS, basato su 11 mila interviste relative alle scorse politiche, lo conferma: “Tra i lavoratori autonomi – spiega Pagnoncelli – il movimento di Grillo è largamente in testa con il 39% dei voti, il Pdl è al 20 e il Pd al 15”. Lo stesso avviene in una categoria “garantita”, quella dei dipendenti pubblici: “Cinque stelle al 31%, 29% al Pd, 14 per il Pdl”. M5s è stato il primo partito fra gli studenti, ma anche tra gli “operai e affini” dove ottiene il 29 per cento contro il 20 del Pd. Vince tra i disoccupati, con il 33% e tra i dipendenti privati, con il 30. Va male, invece, tra i pensionati dove ottiene solo l’11% contro il 37% del Pd. E forse si spiegano così i ripetuti attacchi agli “ottuagenari”. Secondo Pagnoncelli, i consensi provengono da tutte le categorie perché a essere “trasversale” è la domanda di “rinnovamento e partecipazione”. Anche se, dopo la protesta, “è stata la proposta a deludere”. Da qui la sconfitta alle amministrative. Le “due Italie” non vanno quindi intese come pro e contro Grillo. Sono però visibili in un’altra chiave: quella tra chi vota e chi si astiene. Tra chi accetta il gioco politico e chi lo rifiuta. In questo senso, i numeri di Grillo non vanno sottovalutati.