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 2013  giugno 03 Lunedì calendario

LE SPESE, COME GLI ESAMI, NON FINISCONO MAI

Passi che le Province (lo proclamano tutti da anni) siano sempre in bilico fra la vita e la morte. Passi pure che l’Anci abbia deciso di investire le proprie energie nella formazione: chi meglio dell’associazione dei Comuni può contribuire alla crescita professionale degli amministratori locali? Ma certo la decisione presa il 21 marzo dalla Conferenza Stato-città presso la presidenza del Consiglio non può non provocare qualche riflessione sullo strabismo dei nostri apparati pubblici. Tanto più dopo aver notato la firma in fondo al documento: quella dell’allora ministro dell’Interno del governo di Mario Monti, Anna Maria Cancellieri.
Perché proprio lei? Intanto il Viminale ha competenza sugli enti locali. E poi il documento di cui ci stiamo occupando non è altro che un accordo in base al quale il ministero dell’Interno si è impegnato a stanziare 10 milioni di euro nel biennio 2013-2014 in favore dell’Anci e dell’Unione delle Province italiane per un programma di aggiornamento dei segretari comunali e provinciali (di nuovo: ma le Province non dovrebbero essere abolite?). È prevista la pubblicazione dei programmi formativi sui siti del Viminale e delle due associazioni, nonché una relazione annuale sull’attività svolta. Soltanto un particolare: il governo italiano ha già una propria scuola per gli amministratori locali. E francamente il motivo per il quale il ministero dell’Interno, che gestisce quella scuola, dovrebbe finanziare un programma di formazione esterno, non è proprio chiarissimo.
Lo strabismo dei nostri politici, tuttavia, va ben oltre. Succede infatti che lo stesso 21 marzo, giorno in cui il ministro dell’Interno firma il finanziamento di 10 milioni all’Anci e all’Upi per quel programma di formazione, il consiglio dei ministri del quale Anna Maria Cancellieri fa parte approvi il riordino delle scuole della pubblica amministrazione. È uno degli ultimi atti del governo Monti, ma è anche una riforma importante e attesa da tempo. Dovrebbe servire infatti a razionalizzare la formazione dei dirigenti pubblici, attività oggi affidata in modo assolutamente inefficiente a un coacervo di istituti che si comportano come tante repubbliche indipendenti. Per non parlare dei costi. Basta dire che per le cinque scuole principali sono stati impegnati quest’anno 51,6 milioni, il 13 per cento in più rispetto ai 45,7 dello scorso anno. C’è la scuola superiore di pubblica amministrazione (13 milioni), la scuola superiore dell’economia e delle finanze (16,3), la scuola superiore dell’amministrazione locale (11), la scuola dei prefetti (4 milioni). E poi le scuole della Guardia di finanza, della Polizia, dei Carabinieri, del personale civile del ministero della Difesa... Un groviglio reso ancora più inestricabile dalle moltissime altre scuole regionali.
Il criterio del provvedimento, autore il responsabile della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, è quello di mettere finalmente tutte le scuole sotto un unico cappello, quello della Sna, la Scuola nazionale dell’amministrazione: nome, non a caso, identico a quello della celebre Ena francese. In questo modo sarebbe possibile garantire, sono parole pronunciate il 21 marzo dallo stesso ministro al termine della riunione di governo che ha approvato la riforma, «l’omogeneità nella formazione dei dirigenti pubblici, mentre prima assistevamo a una sovrapposizione di corsi e di periodi di formazione fra una scuola e l’altra». Un proposito sacrosanto: espresso però mentre lo stesso governo, guarda caso, sta finanziando l’ennesima scuola.
Per la cronaca, i due protagonisti della storia che abbiamo raccontato sono entrambi presenti anche nel governo presieduto da Enrico Letta. Anna Maria Cancellieri occupa il posto di ministro della Giustizia. Patroni Griffi è invece sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Sergio Rizzo