Emanuele Buzzi, Corriere della Sera 03/06/2013, 3 giugno 2013
«BASTA CON I PROGRAMMI DI VESPA E FLORIS» —
«La tv non va demonizzata: è uno strumento come tanti, anche se ora è usato dalla partitocrazia. Io ci ho lavorato»: a parlare è il senatore Cinque Stelle Alberto Airola, 43 anni, operatore di ripresa telecinematografica e candidato membro della commissione di Vigilanza Rai.
Senatore, è il segno di un disgelo verso la televisione? Vi vedremo più spesso?
«La gente ce lo ha chiesto e alcuni di noi sono bravi, bucano lo schermo. A mio avviso però non la dovremmo fare, non è lì che si costruisce una formazione culturale diversa per i cittadini. Le nostre presenze comunque saranno gocce nel mare della disinformazione».
E della Rai che idea ha?
«Sulla Rai è stata montata una campagna contro di noi che non ha precedenti».
Ha sentito cosa dice Grillo?
«Cosa?»
Che non andrete in tv: la occuperete. E che vuole seguire con una troupe Floris.
(Ride) «Ma no, quella su Floris è solo una boutade...».
Lei, invece, cosa pensa dell’informazione politica sui canali pubblici?
«Che ci sono persone a condurre i programmi schierate politicamente. E non ce lo dobbiamo nascondere».
E di format come «Ballarò» di Giovanni Floris o «Porta a porta» di Bruno Vespa?
«Che sono programmi vecchi, stantii. Che bisognerebbe uscire dalle gabbie per provare a fare qualcosa di nuovo».
Lo stesso discorso vale per «Report»?
«Un buon programma, uno dei pochi che approfondisce i temi. Mi piace anche Riccardo Iacona».
Qual è il suo giudizio su Milena Gabanelli?
«Un’ottima giornalista. Mi ha stupito il suo comportamento con il Movimento e condivido le repliche del nostro gruppo».
E come valuta la presenza di reality e talent show nel palinsesto?
«Senza apparire bigotto, sono contro i programmi beceri: vorrei una Rai in grado di aiutare le persone ad attuare una rivoluzione culturale. Anche per quanto concerne l’informazione: non deve diventare riferimento per il dibattito politico».
Senta, Roberto Fico su Rai 3 ha parlato di un nuovo modello di governance...
«Sì, i partiti devono rimanere fuori dai consigli d’amministrazione. Io faccio parte di un sindacato (il sindacato autonomo lavoratori audiovisivo) e credo che sia giusto che i lavoratori abbiano una rappresentanza nei cda. Se non consulti chi ci lavora, che visione puoi avere di un’azienda?».
Spazio ai lavoratori. E poi?
«Servono figure di alto profilo, possibilmente lontane dal potere. Devo dire che, però, uno come Sergio Zavoli (ex presidente della Vigilanza, ndr) nel suo ruolo è stato meritevole».
Emanuele Buzzi