Andrea Garibaldi, Corriere della Sera 03/06/2013, 3 giugno 2013
«SONO ANCORA COORDINATORE MA NON ANDRO’ IN PRIMA LINEA»
Sandro Bondi torna a occuparsi del Pdl? Non ufficialmente: «Non intendo tornare ad avere responsabilità politiche di prima linea, come nel passato», dice.
Ma se glielo chiedesse Silvio Berlusconi in persona?
«Non credo che lo farà. Berlusconi è molto rispettoso delle mie posizioni». Tuttavia...
Sandro Bondi si è dimesso due volte da coordinatore del Pdl, maggio 2011 e maggio 2012. Dimissioni respinte, da Berlusconi e da Alfano. Solo che lui è uscito lo stesso dalla scena pubblica. A marzo 2011 aveva lasciato anche il ministero dei Beni culturali, esasperato dalle critiche per un crollo a Pompei e per lo scarso sostegno della sua stessa parte.
Ieri Schifani, Brunetta e poi tanti altri hanno chiesto un suo ritorno al partito.
«Ho dato da tempo la mia disponibilità a un rinnovamento del partito. Posso continuare a offrire il mio contributo. Nulla di più. Quello che conta in un movimento politico sono le idee, non i posti di comando».
Ha avuto contatti con Berlusconi negli ultimi tempi?
«No».
I coordinatori pdl erano tre. La Russa ha fondato Fratelli d’Italia. Lei non è più operativo. Verdini è rimasto solo: avrebbe bisogno di una mano?
«Le mie dimissioni sono state respinte. Quindi, formalmente i coordinatori del Pdl sono due. Comunque, Denis Verdini svolge molto bene il suo ruolo, e inoltre c’è un segretario politico molto valido, Alfano, e c’è un leader politico che ascolta tutti e prende sempre decisioni equilibrate e giuste, Berlusconi».
Il partito ha bisogno di una riorganizzazione? In che direzione?
«Siamo immersi tutti in una crisi della politica e dei partiti. Si tratta di trovare un nuovo rapporto fra cittadini e politica. Per questo le riforme istituzionali sono così importanti».
Negli ultimi tempi lei ha manifestato aperture sia nei riguardi dei matrimoni gay, sia nei confronti del diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia.
«Finora su questi temi non c’è mai stato un vero confronto interno nel Pdl. Io credo che se vogliamo essere una vera forza liberale e riformista dobbiamo essere più aperti al confronto fra di noi, con le altre forze politiche e con le vere realtà sociali e culturali del nostro Paese».
Le posizioni liberal sono troppo poco rappresentate ai vertici del suo partito?
«Sulla questione dei diritti civili, della cittadinanza e sui principi della bioetica non possiamo essere schierati senza un vero approfondimento di merito su posizioni retrive e conservatrici di destra o confessionali. Lo dico da credente, che ha fiducia nel dialogo con i laici, e da parlamentare del Pdl che crede in una pacificazione politica».
In questo momento, il Pdl appare spesso diviso fra sostenitori del governo Letta e oppositori.
«Abbiamo detto fin dal primo giorno successivo alle elezioni che non c’era alternativa a un governo di coalizione fra Pd, Pdl e Scelta civica. Abbiamo rischiato la formazione di un governo Bersani-Grillo, nonché l’elezione di Prodi al Quirinale. E ora dovremmo sabotare il governo per fare un piacere a Grillo e a Renzi? Mi sembra una follia».
Come sta lavorando il governo secondo lei? Su cosa dovrebbe puntare?
«Il governo sta lavorando bene. Letta è un galantuomo. La nostra squadra è formata da persone perbene e capaci, a partire da Alfano. Le questioni economiche e fiscali sono il cuore del programma. Se Pd e Pdl ottengono con questo governo risultati positivi, il movimento di Grillo si sgonfierà in poco tempo e Renzi dovrà pazientare ancora».
Andrea Garibaldi